Al Teatro Tordinona a gennaio con “Il Ladro di Anime” per ripartire intelligentemente

Storia di un impiegato rappresenta un’immagine accompagnata da suoni senza tempo proveniente da molto lontano ma, come tutte le verità profonde, ha un significato sempre attuale, che trasponendosi nel presente e nella realtà sotto i nostri occhi trasmette il messaggio universale ed antropologico dell’uomo alle prese con le sfide della società, con le sue qualità ed i suoi difetti e con quella capacità di affrontare al meglio il presente proprio nei momenti di tensione.

Il Ladro di Anime trae spunto da un album di Fabrizio De Andrè, collezione di perle sonore, che diviene lo stimolo giusto per cambiare la situazione sociale ed esistenziale, magari concedendosi attimi di riflessione e momenti di azione sul proscenio di un teatro; questo luogo è in grado di svelarsi come lo specchio della vita.

Quel teatro è un dono reciproco fra l’attore che regala emozioni e lo spettatore che ricambia con applausi che sono moltiplicatori di sensazioni, spunti e chiavi di lettura. Affrontando l’impegno sociale e scattando le fotografie di tutti i giorni spettatore ed attore diventano in una frazione di secondo un’esistenza unica ed inseparabile.  Parole e musica si sposano su un palcoscenico che è metafora e prolungamento della vita.

Fabrizio impiegato trentenne tenta di costruirsi un futuro che realizzi i suoi valori, ma si scontra con le logiche della politica dominata dal governatore Desideria Negata, rappresentazione della corruzione e del malcostume e con quelle della Guardia, personificazione dell’iper-burocrazia inutile e dannosa. I tre personaggi hanno un minimo comun denominatore che li unisce: un tempo erano idealisti che credevano in determinati valori, linfa vitale per avere un’esistenza fatta di passione e di sogni da inseguire, mantenendo però i piedi ancorati a terra, perché il genere umano deve tendere sempre a qualcosa per raggiungere un obiettivo anche se esso non si concretizzerà. I protagonisti, invece, andranno incontro ad uno strano destino da scoprire sulla poltrona del teatro, nel vivo di un’emozione. Il tutto sarà reso ancora più vero e potente dalla carica dei musicisti che vi faranno e ci faranno apprezzare i testi ed i sottotesti delle note del cantautore genovese. Sperando che l’arte e la politica presto non saranno più elementi confliggenti, ma che l’una illumini l’altra facendola ritornare agli albori, la politica con la P maiuscola. Un urlo liberatorio in una società passiva ed inebetita per risvegliare le coscienze anche con le armi dell’ironia e della tragicommedia. La compagnia che porta in scena questa opera farà viaggiare la nostra mente verso nuove mete e verso Partenze intelligenti.

Al teatro Tordinona il 12, il 13 ed il 14 gennaio con la regia di Alessio Pinto, sarà possibile creare una giusta interazione fra corpi ed anime, perché la storia diviene più profonda e pregna nell’analisi delle scelte della quotidianità e ci dimostra come ognuno di noi, con un battito d’ala e con una musica che suona all’interno della mente possiamo ribellarci al sonno ed al letargo delle coscienze.

Non è un discorso politico, ma un concerto di idee che arrivano ancora prima del ragionamento relativo alla gestione della cosa pubblica e che ci svelano quanto la persona con le sue capacità e lo splendore della sua esistenza unica ed irripetibile può determinare il cambiamento della società e del concetto di potere. Il testo è stato scritto dal regista Alessio Pinto e da Linda Covato, le musiche sono di Andrea Lulli ed Alessio Pinto, nel cast Letizia Cerenzia, Oronzo Salvati, Danilo Brandizzi, Francesco Simone, Maria Balza Genco e Marco Martino, ottimi interpreti e personificazione dei desideri, delle aspettative, del buono e del marcio che alberga dentro le differenti esistenze, con dei percorsi della voce, della gestualità e dei giochi di sguardi che invitano lo spettatore ad interagire, a reagire  e ad interrogarsi.

Alla ricerca di un sogno partendo dalla normalità e dal buon senso, alla ricerca di un cambiamento per una vita che sia ad altezza umana con i piedi ben ancorati a terra, ma gli occhi che mirino ad un ideale che abbia la forma, appunto, di un sogno.

Sempre e comunque sulle Ali del Pensiero, perché il teatro, grazie anche a queste compagnie che non solo recitano, ma vivono e disegnano idealmente una bussola per recuperare un concetto di umanità dimenticata, può essere davvero quel momento di sintesi fra poesia, arte attoriale e narrazione che risveglia la passione più o meno nascosta.

Perché l’uomo è un miscuglio di talenti e difetti, ed il gioco sul palcoscenico sa guardarci dentro, come uno specchio.

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