Al vertice di Varsavia l’Italia ottiene una prima apertura dell’Europa all’emergenza migranti

Al vertice di Varsavia – conclusosi due giorni fa – l’Italia ha ribadito la necessità di una revisione della missione di sicurezza Triton, facendo pressione sugli stessi Stati – Francia, Germania, Polonia, Austria, Spagna – che a Tallinn avevano risposto con un secco no.

La riluttanza dei paesi europei di contribuire all’emergenza, attraverso l’apertura dei porti ai migranti e, la dichiarazione della portavoce di Frontex, circa la difficoltà di raggiungere un accordo sulla revisione della missione Triton, hanno alimentato il timore che anche il vertice di Varsavia si concludesse con un nulla di fatto. Dopo il confronto a Varsavia la direzione di Frontex ha dichiarato di sostenere la proposta dell’Italia, acconsentendo pubblicamente alla redazione di un nuovo piano operativo, pur non specificando come.

È chiaro però che, l’Agenzia europea (Frontex) ha riconosciuto la necessità di rivedere l’impianto funzionale della missione Triton ed impedire un collasso nella gestione degli sbarchi, accoglienza e identificazione dei migranti nel “Fronte Sud” dell’Europa. Si auspica che la bozza di revisione consideri l’Action Plan della Commissione europea e definisca l’insieme delle norme di condotta per le Ong – volute fortemente dall’Italia – che hanno incassato il consenso di tutti i paesi europei. L’Agenzia europea Frontex avrebbe già avanzato la proposta di mettere a disposizione il suo sistema aereo di sorveglianza (Mas), da impiegare nelle acque a sud della Sicilia, che permetterà l’acquisizione di dati e di immagini in tempo reale di quanto accade nel Mediterraneo. Frontex avrebbe inoltre dichiarato di essere disponibile ad aumentare la presenza negli hotspot italiani, consentendo una più rapida identificazione e registrazione dei richiedenti asilo sbarcati sulle nostre coste e di rafforzare il proprio impegno sia nelle operazioni di rimpatrio che, infine, di lotta ai trafficanti. Nei primi sei mesi del 2016 la missione di sicurezza denominata Triton ha soccorso l’11 del totale dei migranti giunti in Europa dalla Libia.

LA MISSIONE TRITON. La missione, frutto di un accordo tra gli Stati membri dell’Unione, è stato varato nel 2014. Secondo le recenti indiscrezioni, terminata l’operazione italiana Mare Nostrum, il Governo Renzi avrebbe deciso di aderire alla missione Triton, in cambio di una maggiore flessibilità sui conti pubblici da parte dell’Europa, accettando le clausole dell’operational plan. Le navi partecipanti erano state autorizzate a condurre in Italia gli scafisti arrestati e a portare in salvo sulle coste italiane i migranti recuperati in mare. Le persone soccorse sia dentro che fuori l’area di soccorso e salvataggio della missione Triton (SAR – Search and Rescue) dovevano essere condotte esclusivamente in Italia. All’Agenzia europea (Frontex) era stato affidato il compito di coordinare le missioni di soccorso e salvataggio dei migranti e di vigilare sulle operazioni di sbarco, accoglienza o espulsione sulle coste italiane.

DUBLINO III E LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA. Non c’è dubbio che ad aggravare l’isolamento politico dell’Italia contribuiscano, da una parte, l’interpretazione restrittiva dell’articolo 13 del Trattato di Dublino, dall’altro, l’obbligo di diritto internazionale del soccorso in mare. La citata interpretazione impedisce ai migranti – richiedenti asilo – di presentare la domanda in uno Stato membro diverso da quello di approdo, qualora abbiano varcato “illegalmente” o “irregolarmente” i confini di un paese europeo. La contraddizione della norma di Dublino III risiede nel considerare l’ingresso in Italia dei migranti, soccorsi in mare dalle navi partecipanti alla missione Triton, “illegale”. C’è attesa per l’esito del giudizio pendente dinanzi alla Corte di Giustizia europea e vertente proprio sull’interpretazione restrittiva della norma del Trattato. Se la sentenza della Corte, il prossimo 26 luglio, metterà in discussione l’applicazione attuale dell’articolo 13 di Dublino III, l’Italia potrà ottenere anche l’importante revisione del Trattato.

Chiara Colangelo

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