Anniversario della strage di Capaci: non si deve e non si può dimenticare!

Il 23 maggio 1992 alle ore 17 e 56 minuti e 32 secondi, sull’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci, nelle vicinanze di Palermo, 572 chili di esplosivo furono attivati e tre auto esplosero: nell’orribile attentato persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. A sopravvivere furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l’autista giudiziario Giuseppe Costanza.

25 anni fa; una data da non poter dimenticare.

La strage di Capaci ha, infatti, cambiato la percezione della vita di ognuno di noi, facendoci comprendere ancora di più quanto la violenza, la corruzione e il malaffare siano insiti nella società, in ogni suo strato.

Le parole del Presidente Mattarella durante la sua partecipazione al plenum straordinario del CSM convocato in occasione dell’anniversario nella giornata di ieri, sono state le seguenti: “La rievocazione della figura di Giovanni Falcone e, con lui, di Francesca Morvillo e degli agenti di polizia uccisi con loro, non deve trasformarsi in una celebrazione rituale. Per evitare che divenga soltanto formale occorre riprendere e far proprio lo spirito e i criteri del suo impegno”.

Mattarella ha ricordato Falcone e ne ha citato le parole: “Diceva che ‘la mafia non è affatto invincibile e che occorre, piuttosto, rendersi conto che si tratta di un fenomeno terribilmente serio e molto grave’. Aggiungeva che ‘si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini ma impegnando tutte le forze migliori della società. Come interprete, e capofila, di queste energie migliori ha svolto, con coraggio e determinazione, la sua opera. Era, infatti, convinto – come ebbe a scrivere – che ‘perché una società vada bene … basta che ognuno faccia il suo dovere’. Per questo motivo ha affrontato pericoli di cui conosceva la gravità: per affermare la dignità del suo ruolo di magistrato. Il suo metodo di lavoro, moderno e dinamico, la convinzione – condivisa con altri colleghi, tra cui Paolo Borsellino – di quanto fosse importante il lavoro in pool, la scelta del maxi processo per condurre in giudizio, condannare e sanzionare globalmente il mondo della mafia, muovevano da questo proposito. Inizialmente non compresi da taluno, i suoi criteri rispondevano pienamente al carattere della funzione del magistrato”.

In occasione di questo anniversario si terranno degli eventi a Palermo; nello specifico oggi è attraccata al porto la Nave della legalità che trasporta circa 70mila studenti da tutta Italia. Insieme agli studenti sono giunte le più alte cariche dello Stato, tra le quali il Presidente del Senato Pietro Grasso, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli e il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Alle ore 9.00 ha avuto luogo, presso l’Aula Bunker, un convegno con la presenza, tra gli altri, del Presidente della Repubblica, del Presidente del Senato, dei Ministri dell’Istruzione e dell’Interno.

Contemporaneamente è stata ricordata presso il Castello a mare la figura di Francesca Morvillo, moglie del giudice che coraggiosamente ha vissuto accanto il marito non solo la vita ma anche la morte.
Alle 17.58, ora della strage, verrà osservato un minuto di silenzio e alle ore 19.00, presso la Chiesa di San Domenico, verrà celebrata una Santa Messa in memoria delle vittime.

Due cortei nel pomeriggio attraverseranno la città, fino ad arrivare presso l’Albero Falcone. L’Albero Falcone è l’albero cresciuto di fronte alla casa del giudice e dopo la strage di Capaci è divenuto un simbolo e un luogo dove esprimere i propri pensieri attraverso messaggi, lettere e disegni. È la rappresentazione del sentimento comune vissuto non solo dai palermitani ma da tutti coloro che comprendono quanto la mafia sia capace di colpire, ferire ma non annientare.

La mafia non annienta e non annienterà finché ci sarà chi sentirà il bisogno di scrivere, di disegnare e di fissare ad un albero i suoi pensieri.

Quanto sporca, brutale e schifosa la mafia sia è indescrivibile; mafia che si insidia nella vita di ogni giorno; mafia che si manifesta iniziando dal favoritismo e giungendo all’omicidio; mafia che come una cancrena, rende l’uomo marcio dentro ma il cui fetore si sente forte da fuori.

“La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano.
 Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società.
Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione”.
Giovanni Falcone (Cose di Cosa Nostra)

È facile piegare la testa e insabbiare la nostra coscienza negli anfratti bui e lontani dalla nostra vita quotidiana, ma non sarebbe né giusto, né corretto, saremmo solo vili e codardi. Oggi ricordiamo ma domani cominciamo a fare!

“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. Giovanni Falcone

 

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