{Blog tour} I luoghi delle streghe: ambientazione del romanzo “L’ultima sfida” di Chiara Casalini

Oggi Different Magazine partecipa al Blog tour relativo all’ultimo romanzo di Chiara Casalini “L’ultima sfida”.

La tappa ci permetterà di scoprire i luoghi di ambientazione del romanzo, non solo attraverso le parole del libro ma, anche, grazie alle immagini inserite.

Amazon: L’Ultima sfida (Scarlet Vol. 3)

Sinossi

Umana, Strega, Vampira: cosa resterà di Scarlet? Protagonista di un’ultima spietata sfida contro gli Insorti e al centro di un triangolo, che le dilania il cuore, sotto il peso di colpe passate e presenti.
Il vecchio impero di Edward consolida il suo potere sotto la guida del nuovo Principe di San Francisco, tuttavia gli equilibri si sgretolano stretti nella morsa di un nuovo nemico. Joshua esce dall’ombra, accompagnato dalla scia di dolore, violenza e morte, che ha lasciato dietro di sé nei secoli e nella vita di Scarlet.
Le maschere cadono e i segreti vengono finalmente svelati, tra sogni e responsabilità, amore e vendetta, sangue e magia. Il sacrificio sarà, forse, l’unica certezza.
Ma quante volte si può morire per amore?

Hotel

Lussuoso hotel situato sulla Columbus, centro nevralgico del dominio dei Vampiri di San Francisco.

“La grande hall è finemente allestita in stile minimal, con linee pulite, simmetrie studiate, una predominanza di colori chiari che esaltano l’illuminazione; catturano l’attenzione delle isole circolari, al cui interno sono disposte delle fioriere con piante di monstera dalle grandi foglie lucide di un verde scuro, intenso, messe ancor più in risalto dal verde più delicato e brillante del bambù, che svetta verso l’alto soffitto, affrescato come un cielo estivo. Le isole in marmo di Vezza sono corredate di una comoda seduta imbottita, foderata in pelle bianca, come i divanetti che costeggiano le pareti interne.

La porta si apre e facciamo il nostro ingresso nella Sala Oro, la più grande della struttura, esempio impeccabile di art nouveau, coi toni caldi dell’oro, dell’ocra e del legno, con le curve sinuose del mobilio e delle decorazioni floreali; i tavoli, su cui sono stati sistemati con ordine i calici di cristallo, sono disposti lungo le pareti, e una schiera di camerieri è lì pronta a riempire i bicchieri ogni volta che ve ne sia bisogno.

(Attico Scarlet e Alexander) Non amo molto stare qui, era il rifugio di Edward e per me è come se la sua presenza ancora incombesse su queste stanze. Un’ampia stanza, adibita a salotto e soggiorno, accoglie chi entra con sobria eleganza, offrendo alla vista un grande tappeto fatto a mano in chiaro stile art déco, sopra cui sono sistemati tre divani in pelle nera a ferro di cavallo, e con disposto al centro un tavolino di cristallo. Sulla parete a destra della porta, un grande televisore campeggia come fosse un quadro e poco sotto si trova un mobile a giorno, mentre sulla parete a sinistra sono poste una consolle col telefono e una libreria. Da quest’ultima parte si apre la zona soggiorno, rialzata di un gradino rispetto al salotto, con un tavolo laccato nero per dieci persone e alcune credenze, sempre in stile europeo.

Fort Point

Luogo dove nel primo libro viene dato il beneplacito ad Alex per trasformare Scarlet:

“Uscimmo e mi portò nei pressi di Fort Point, dove ci sedemmo sull’erba a guardare il Golden Gate Bridge con tutte le sue luci: era stupendo, romantico e rilassante al tempo stesso, con il rumore dell’acqua a cullare i miei pensieri con lui. Un’esplosione di luce che emerge dal nero, dal buio delle acque, imponente. Le auto non si distinguevano, solo punti luminosi che si incrociavano e sparivano, proprio come le persone che si incontrano nell’arco di una vita.”.

Nel terzo, Alex e Scarlet vi ritornano per ricordare il passato e per definire alcuni dettagli delle future mosse, raggiunti da Max, con il quale si instaura un dialogo su legami e relazioni che li uniscono.

Casa di Scarlet

Dal primo libro:

“Lei, sempre presente, padrona del suo piccolo regno: la nostra casa. So che la ristrutturarono mentre lei era incinta; i miei genitori ci misero il cuore per renderla perfetta ai loro occhi… e ai miei. Un piccolo salone ad accoglierti, con un pavimento in marmo scuro e un lampadario in cristallo che da bambina mi incantava.

Appena entrati, sulla sinistra il guardaroba e a destra lo studio di mio padre, il posto che meno conoscevo e che meno ho vissuto: lì non si giocava mai.

Di fronte alla porta d’accesso si apriva quindi la zona giorno, suddivisa in due ambienti da un ampio arco a volta, muri candidi e marmo rosato. A sinistra il salotto con un grande divano angolare in pelle nera, un buon televisore e un camino che d’inverno trasmetteva calore a tutta la stanza, non tanto in termini di temperatura, quanto di atmosfera. Un’ampia libreria in nero ebano si stagliava sul muro alle spalle del divano, dando un tocco di stile alla stanza, con libri e riviste varie.

Sulla destra un’esplosione di luce portava al soggiorno, con un enorme tavolo, in mogano e cristallo, e alte sedie con seduta in pelle nera. Ciò che davvero colpiva era la vetrata che dava sul giardino, occupando quasi l’intera parete esterna. Era stata mia madre a volerla, il giardino era il suo angolo di paradiso, a cui si dedicava con costanza, tra fiori, piante ed erbe di qualsivoglia genere. Le piaceva poter conversare stando ad ammirare quello squarcio di natura.

La scala che portava al reparto notte, separava in modo netto alla vista il soggiorno dalla cucina: il pavimento riprendeva i tono scuri della sala d’accesso, in contrasto con i mobili bianchi che l’arredavano. Quando non avevamo ospiti eravamo soliti mangiare lì: un luogo decisamente più intimo e informale, in cui era facile trovare un contatto e parlare tutti assieme, scherzare.

Al piano di sopra tutto il pavimento era coperto di caldo parquet, che conferiva un tono alle stanza decisamente accogliente. Sia la mia camera che quella dei miei genitori avevano un bagno personale, poi vi erano un paio di alloggi per gli ospiti, altri due bagni, meno importanti, e una stanza che mi era stata riservata come studio: in realtà fungeva da sala giochi nell’infanzia.

Mia madre tenne per sé la soffitta, a cui si accedeva da una piccola scala laterale, proprio di fianco la loro camera. Adoravo quel posto: vi trascorrevo così tanto tempo con lei: tempo prezioso, unico.

Il giorno seguente, decisi di andare in soffitta. Era ancora come quel giorno, solo il sangue era stato pulito. Iniziai a sistemare: raccolsi tutto e riordinai i libri come dovevano essere, ciascuno al suo posto sul proprio scaffale. Riordinai anche il tavolo, pulii tutti gli strumenti e li riposi nella vetrina, tranne coppa e athame, che misi al centro del tavolo. Sistemai anche i diari di mia madre, in ordine cronologico, sugli scaffali ancora liberi. La stanza aveva riacquistato un po’ del suo vecchio aspetto.”

Dal secondo libro:

“ (Soffitta) Le volte che mio padre non c’era e venivamo qui, eravamo soliti rintanarci nel sottotetto. Come me, anche lui amava quell’atmosfera calda e intensa che si respira lassù, tra l’odore dei libri, delle erbe, degli incensi, delle candele.

Entriamo. Sul piccolo tavolino rotondo vicino al divanetto in stile, foderato di vellutino, c’è il mio diario.”

Chopper

Locale sulla Market Street, nel Tenderloin (bassifondi della città), dove Max fu accoltellato durante una rissa (primo libro). Joshua da qui appuntamento a Scarlet.

“Scendo poco lontano dal locale per non dare troppo nell’occhio, raggiungendo il parcheggio che controllo rapidamente senza trovare traccia di Joshua, ma come mi avvicino alla porta del bar ho la certezza che lui sia già qui. Entro e schivo un gruppo di ragazzi, scostandomi e avvicinandomi alla parete alla mia sinistra, tuttavia, quando finalmente guadagno di nuovo spazio per muovermi, mi ritrovo inchiodata al muro.

Il suo sussurro quasi scompare nei bassi di Liar dei Motörhead, che rimbomba nel locale attraverso le casse, mentre scende lungo il mio collo e le sue mani, premendo sulle spalle, mi impediscono di cercare una fuga. Qualcuno entra, ci guarda e ridacchia, scambiandoci per una semplice coppia che si diverte. Il solo pensiero mi dà il voltastomaco.

Si allontana superando la parete divisoria in legno dell’ingresso, per ricomparire poco dopo accompagnato da un uomo in carne”

Casa di Kayla (Strega alchimista)

Kayla era una delle migliori amiche della madre di Scarlet, che pur restando nell’ombra diviene una figura importante per l’evoluzione di Scarlet nella riscoperta della sua natura di Strega.

Dal secondo libro:

“Mi accoglie Steven, il marito dell’amica di mia madre, felice di vedermi dopo tanto. Mi accompagna nello studio; tutto è come lo ricordavo: il camino, i divani in tessuto bordeaux, la grande libreria in legno massello e la scrivania d’epoca.”

Dal terzo:

“Kayla di rimando non è certo meno confusa di prima, però non posso perdermi in chiacchiere e punto diritta verso la libreria, mettendomi a scorrere i vari tomi. Ne prendo alcuni, li appoggio sul tavolo e da dietro un’alta credenza, sistemata sulla parete adiacente, sfilo un quaderno. Max inarca le sopracciglia con fare interrogativo.

«Lei fa così.» gli dice Kayla sorridendo «Crede che qui certe cose siano più al sicuro e alcune le nasconde dietro i mobili.»

Torno alla credenza dove avevo nascosto il quaderno e con sicurezza apro il cassetto centrale: al suo interno sono suddivise e ordinate diverse boccette ambrate di varie misure. Le scorro rapidamente fino a trovare quella giusta, che senza esitare riempio col mio sangue. Una volta richiusa, la sistemo sul tavolo sopra il foglio con le istruzioni e rimetto a posto i libri.”

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1 thought on “{Blog tour} I luoghi delle streghe: ambientazione del romanzo “L’ultima sfida” di Chiara Casalini

  1. la casa di kayla
    mi immagino la figura della strega bellissima con occhi magnetici e lunghi capelli morbidi bruni
    confermo partecipazione
    Marianna Di Lorenzo

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