“Stop” a cani stranieri. “Go” a lavoratori ubriachi

Nel mare magnum internettiano ho pescato un paio di notizie di qualche giorno fa, che mostrano la resilienza di un atteggiamento troppo umano: la discriminazione.

Nella prima, la discriminazione si abbatte, in Oregon, sui cani senzatetto e senza fissa dimora e nella seconda, in nome della non discriminazione, si salvano i lavoratori colombiani ubriachi sul lavoro (seppur non in tutti i lavori!

“Stop” a cani stranieri.

Si riporta di un divieto ai “cani stranieri”, approvato dal consiglio comunale della cittadina di Eugene, in Oregon: i cani che non hanno un padrone che risieda o che svolga un lavoro nella territorialità cittadina non potranno avere l’ingresso.

A monte, le lagnanze dei residenti riguardo alla presenza di cani aggressivi in città.

Chi si è opposto, invece, alla delibera afferma che il divieto volesse colpire gli homeless che si accompagnano a cani, senzatetto anch’essi, obbligandoli all’allontanamento dalla zona.

L’opposizione al divieto con tale motivazione ha prodotto di fatto una modifica della delibera: essa non si applicherà ai luoghi in cui sono presenti le due mense pubbliche che distribuiscono pasti gratis ai bisognosi.  La fanno franca, senza multe, i cani guida e quelli a bordo di veicoli in transito!

Questa notizia mi ha spinto a cercarne qualche altra di simile tenore in casa nostra e ho trovato una citazione riportata dalla  “Tribuna” di Treviso nel giugno del 2008, in cui il prosindaco di Treviso, il leghista Gentilini, bandì una crociata a difesa dei cani Italiani (!).

«Non vogliamo razze straniere – disse Gentilini – oggi chiedo un salto di qualità: avere come amico dell’uomo i cani e le razze che avevano i nostri progenitori. Vogliamo quegli amici dell’uomo che accompagnavano i nostri agricoltori e rispettavano l’economia floreale».

In quell’occasione a rispondere, costernati e ironicamente stupefatti, furono gli allevatori e i veterinari. «I cani sono sempre incroci di razze che vengono da diverse aree geografiche. È difficile trovare una razza italiana di cane, figuriamoci una veneta o addirittura trevigiana». Un allevatore si lasciò andare a smentire l’esistenza di “padani a quattro zampe”.

“Go” a lavoratori ubriachi.

L’ubriachezza o l’uso di droghe sul posto di lavoro produce, in tutto il mondo, sanzioni fino al licenziamento del lavoratore sorpreso brillo o “fatto”.

In Colombia hanno fatto una “rilettura” delle leggi sul lavoro: se lo stato psicofisico del lavoratore siffatto non danneggia la performance lavorativa, allora non può essere licenziato e neppure sanzionato.

L’esame del caso è stato proposto alla Corte Costituzionale: il quesito ha riguardato la possibile discriminazione, a fronte della parità costituzionale dei diritti, tra persone/lavoratori, sobri/ubriachi, davanti alla legge.

L’interpretazione proposta da due studenti, accettata dalla suprema corte colombiana, ha comportato la modifica di alcuni articoli della legge sul lavoro: l’applicazione è riservata soltanto a impieghi che non producano rischi significativi per sé o per gli altri.

Per lavori ad alto rischio (i piloti di aerei, per esempio) il divieto permane immodificato.

La sentenza ha suscitato forti critiche di diverse associazioni secondo cui essa mette a rischio i lavoratori e veicola un messaggio errato sul consumo di droghe e alcol.

Fonti:

eugene-dog-ban-homeless-gentrification

oregon-city-bans-dogs-downtown-for-owners-not-living-there/

lavoratori ubriachi e sballati: si può in Colombia

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