Donald Trump: fake news e guerra ai media

Abbiamo pensato che il mondo attuale è una matassa difficile da districare! Bene, abbiamo pensato male.

Per Donald Trump, il mondo  è assai semplice. Il popolo sta da una parte e lui con il popolo  (viene da sorridere!), di contro il “sistema” corrotto con codazzo delle bugie dei media che si fanno utilizzare per mantenere lo status quo.

Ogni alba ha un tweet di Donald.

L’ultima notizia, ai primi di marzo dell’anno in corso e rilanciata da una radio statunitense, è  in cui reagisce attaccando il suo predecessore Barack Obama e su Twitter, nel giro di pochi minuti, pubblica una serie di durissimi post, che regalano una ulteriore perla di complottismo: su Obama che starebbe dietro certe fughe di notizie.

Essendo i media la grancassa del “sistema Obama”, bisogna portare guerra alla stampa, non solo bugiarda, ma malintenzionata.

Questa guerra è un preciso progetto propagandistico per legittimare il potere del “dominus”.  A danno di tutti gli altri.

Non c’è niente di più convincente per un interlocutore che sentirsi dire: Ci penso io a sistemare le cose!

“Io dico alle persone ciò che hanno bisogno e meritano di sentirsi dire e questa è La Verità”.

Abbiamo un nuovo Vangelo con la V maiuscola. In tempi di “pensieri unici” basta poco per convincersi di avere trovato la “via”.  Per Donald Trump la Via è lui stesso!

L’utilizzo dei media.

Confondere le acque, il vero che è tacciato di falso e il falso che diventa vero. Attacchi e smentite. Giravolte continue.

L’utilizzo dei media. Il potere utilizza i media: “Uso i media allo stesso modo in cui loro usano me” descrive ancora Trump “per attirare l’attenzione”.

“A volte faccio di proposito commenti che suscitano scalpore e do loro ciò che vogliono – cioè gli interlocutori – così da poter dire una cosa importante”.

Si ottiene l’attenzione di chi ascolta o legge e si mette fuori gioco il dissenso, strategia attinta dall’ideologo della comunicazione, Stephen Bannon.

È suo l’invito  rivolto ai media di “tenere la bocca chiusa” a mostrare vergogna per non avere compreso nulla della campagna elettorale.

Definiti il “partito di opposizione”, Bannon ha sferrato l’attacco sui media, sparando che “sbagliano sempre”, scollando ancora di più un livello di fiducia già ai minimi storici (nypost.com steve bannon trumps war with the media).

Per Bannon la guerra andrà sempre peggio, giacché i media sono fermamente contrari all’agenda di “nazionalismo economico” di Trump . “Anzi, la violenza del conflitto non potrà che aumentare” (nytimes.com stephen bannon trump news-media),

Steven Bannon.

Sostiene Bannon, man mano che “le condizioni economiche e del mondo del lavoro miglioreranno” (the guardian.com steve bannon media trump).

Come a dire che i media statunitensi sono contro il miglioramento delle condizioni dei lavoratori!

Così ragiona il direttore della Bibbia dell’alt-right (Destra Alternativa, movimento americano), Breitbart.

E la propaganda continua, come la cronaca conferma, con “fatti alternativi”: una strage ad Atlanta fortunatamente mai verificatasi  (inventata ad arte per giustificare la propria politica sull’immigrazione), citata in tre occasioni diverse dal portavoce Sean Spicer.

Un inesistente “Massacro di Bowling Green” di cui ha riferito la consigliera Kellyanne Conway o false situazioni emergenziali causate dai migranti in Svezia (facendo venire il dubbio che fosse sotto effetto di cannabinoidi!).

Discorso di Donald Trump al CPAC.

Quello che preoccupa di più è il riferimento che Trump ha fatto nel suo recente discorso al CPAC (Conservative Political Action Conference).

I media “non potrebbero dover usare fonti a meno che abbiano nome”. L’anonimato delle fonti, garantito per una stampa libera, diventerà terreno di scontro? La minaccia sta in quel  “Faremo qualcosa al riguardo” (vox.com policy and politics transcript donald trump cpac speech).

La battaglia di Trump è contro i giornalisti disonesti, i “fake news” media.

Sarà però difficile stabilire chi sono gli onesti e i disonesti, se il criterio di gradimento sta al totale arbitrio di Donald Trump: sembra di essere alle prese con le bizze di un Nerone di petroliniana memoria (Petrolini nei panni di Nerone)!

A fare lo storytelling o, detta in altri termini popolari, a sonarsela e cantarsela, dice bene Garry Kasparov: “Se sei in grado di convincere le persone che notizie vere siano false, diventa molto più semplice convincerle che le tue notizie false siano vere”.

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