Enemy: quando la comprensione della trama sembra quasi un miraggio

Si sa, i film sono fatti per intrattenere, per farci svagare e sognare. Chi decide di guardare una pellicola in genere lo fa nella speranza di godersi la storia, magari anche per la bravura dei suoi interpreti.

Ciò che generalmente non capita è che qualcuno apprezzi vedere un film che lo lasci dubbioso sul suo significato. E non parlo di significati metaforici o di finali aperti che possono invece solleticare lo spirito da “critico cinematografico” degli spettatori. Parlo della semplice comprensione della trama.

Purtroppo è il caso di “Enemy” di Denis Villeneuve.

La trama della pellicola tratta dal romanzo “L’uomo duplicato” di Josè Saramago sembrerebbe apparentemente semplice: ad un annoiato professore di storia (Jake Gyllenhaal) viene consigliata da un suo collega la visione di un film. Seguendo il consiglio si accorge che una delle comparse è esattamente come lui, e decide di tentare di incontrarlo. Fin qui tutto bene. Tuttavia ciò che segue è un insieme di visioni inquietanti, tra realtà e fantasia. Non si capisce quanto di ciò che appare stia realmente avvenendo e quanto sia frutto dell’immaginazione del professore (o forse dell’attore?). Complicato anche distinguere le scene in cui è presente l’uno o l’altro.

I due infatti sono totalmente uguali, perfino per una cicatrice sul fianco e la voce. Addirittura le reciproche compagne di vita si somigliano, entrambe belle donne bionde. Tuttavia, quando ci si è quasi convinti che siano in realtà lo stesso personaggio e che l’intera storia sia frutto di una fantasia schizoide di uno dei due protagonisti, vengono introdotti ulteriori elementi a complicare il quadro. La moglie dell’attore che sembra conoscere più di ciò che dice, incubi ricorrenti di entrambi gli uomini su donne dalla testa di ragno, la madre del professore (interpretata da Isabella Rossellini) che accenna al desiderio di suo figlio di diventare attore…insomma, un film che si potrebbe definire un quadro onirico.

Senza fare spoiler, si può dire che il finale è forse la scena più spaventosa del film e che abbatte anche quel piccolo barlume di speranza di comprendere ciò che si sta vedendo.

Insomma, dispiace doverlo dire per la bravura di Jake Gyllenhaal, ma è un film che sconsiglio, specialmente se siete aracnofobici.

GiuliaDafne

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