Il fenomeno migratorio in Europa, dagli scontri per il carovita in Tunisia fino all’Iran di Rouhani.

È costume dell’informazione italiana mettere ai margini quanto accade al di fuori dei confini nazionali ed europei. Ma mentre si discute di elezioni negli ultimi giorni che separano gli italiani dal voto e l’Europa non riesce ancora a risolvere la questione dell’immigrazione, in pochi forse sanno cosa è accaduto in Tunisia, durante il settimo anniversario della Rivoluzione dei Gelsomini.

Il bilancio della prima manifestazione di piazza contro il carovita organizzata da migliaia di giovani a Tunisi, è stato di 803 persone arrestate, 97 agenti di polizia feriti, 87 autoveicoli danneggiati e alcune caserme date alle fiamme. Il portavoce del ministero dell’Interno ha fatto sapere che, tra i giovani manifestanti, sono stati arrestati anche 16 presunti estremisti islamici.

In una settimana ci sono stati numerosi scontri, proteste e disordini, sui quali la maggior parte dei media italiani ha deciso di tacere. Se negli ultimi anni, tra il 2013 e il 2017, in Europa si è aggravato il fenomeno migratorio non è solo colpa del rafforzarsi di organizzazioni criminali dedite alla tratta degli esseri umani.

Nel 2010 hanno avuto inizio le cosiddette Rivoluzioni o Primavere Arabe, nate dai movimenti di protesta contro il carovita dei generi alimentari di prima necessità. Nonostante essi non abbiano condizionato radicalmente gli Stati nordafricani, il problema dell’eccessivo costo della vita non è mai stato risolto del tutto. E gli scontri avvenuti in occasione dell’anniversario della Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia ne è la prova schiacciante.

I Paesi, attraversati da queste proteste, sono stati il Marocco, la Tunisia, la Libia – dove la guerra promossa da Francia, Inghilterra, Italia e Stati Uniti ha portato alla destituzione e alla morte di Gheddafi – l’Algeria – anche se con meno vigore – l’Egitto e la Siria.

Le Primavere arabe hanno avuto inizio nel 2011, quando un giovane tunisino, Bouazizi, venditore ambulante di un carretto di frutta e verdura, lavoro con il quale manteneva la sua famiglia nonostante fosse laureato all’Università, si è dato fuoco pubblicamente. La disperazione del gesto è stata la scintilla che ha dato il via ai moti di protesta, soprattutto tra le giovani generazioni.

Nel 2011 è iniziata la guerra civile in Siria. Quando tra le fila dei ribelli siriani si sono infiltrati i miliziani dell’ISIS, il conflitto ha assunto una portata internazionale. Quella che doveva essere la Rivoluzione del popolo siriano contro il regime di al Bashar-al-Assad si è trasformata in una battaglia che coinvolge, ancora oggi, il sedicente Stato Islamico, i curdi, i russi e le forze della coalizione.

Forse non è un caso che il carovita nei Paesi Nord africani tra il 2010 e il 2011 sia esploso, dopo l’inizio della crisi economica globale del 2009.

In Medio Oriente, l’Iran, mentre tenta di arginare le mire espansionistiche dell’Arabia Saudita, deve fare i conti con il carovita di alcuni generi di prima necessità, un consistente deficit commerciale, un alto tasso di disoccupazione giovanile e un preoccupante gap socio-economico tra la classe media e quella agiata, alla quale appartengono politici e fedelissimi dello ayatollah El Khamenei.

Nella prospettiva attuale, ma soprattutto, in quella futura, il complesso fenomeno migratorio, che sta interessando l’Europa, potrebbe ben presto allargarsi e, quindi, aggravarsi.

Al di là del sottosviluppo e dello sfruttamento dei Paesi dell’Africa subsahariana e delle reti criminali,  gli Stati europei dovrebbero iniziare a confrontarsi sui temi più caldi dell’ “agenda internazionale”:  l’instabilità politica libica; la guerra in Siria;  non sottovalutare i problemi politici e sociali dell’Egitto e la situazione dell’Iran, che nonostante l’elezione del moderato Rouhani, vive fibrillazioni interne ed è nel mirino degli Stati Uniti e dell’Arabia Saudita; fino agli scontri e le proteste per il carovita in Tunisia.

Chiara Colangelo

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