Frontier: la serie tv di Netflix che coniuga storia e fantasia

Il 24 novembre è uscita su Netflix la seconda stagione di Frontier e dopo soli pochi giorni si parla già della terza, gli animi sperano e attendono curiosi e fiduciosi. Sicuramente complice di ciò è anche il format scelto che si attesta su uno stile che potremmo definire “breve ma intenso”: una stagione è composta da sole 6 puntate ma cariche veramente di eventi di ogni genere.

La serie racconta delle feroci lotte nate nel nuovo mondo nel XVIII secolo tra compagnie mercantili europee e autoctoni ancora “selvaggi”. Lo scontro si misura in termini di pelli pregiate e furbe mosse commerciali. Le alleanze cambiano repentinamente e i pericoli, gli intrecci non mancano.

La trama è quella un po’ classica da libri di scuola. Richiama molto le storie dei conquistadores nel nuovo mondo e dei soprusi operati nei confronti degli indigeni. La forte contrapposizione tra progresso e tradizione, il violento scontro tra culture così diverse, che hanno età diverse è un topos che tutti abbiamo in qualche modo interiorizzato.

Quindi cos’è che, nella marea di serie tv oggi esistenti, rende Frontier comunque accattivante per gli spettatori?

Sicuramente il fascino rude e tenebroso di Jason Momoa (i più lo conoscono perché interpreta Aquaman nella serie della DC Comics), sicuramente per chi si approccia la prima volta a questa storia anche la fantastica intro dalla musica incalzante e dai disegni cartografici fa la differenza ma c’è dell’altro.

Ogni personaggio è “dipinto” sullo schermo in modo dettagliato e contemporaneamente gli autori centellinano le notizie riguardanti il passato e le storie di ognuno dei protagonisti alimentando la nostra curiosità. Noi spettatori “leggiamo tra le righe” che c’è di più, avvertiamo che c’è una storia che non conosciamo, c’è un aneddoto che non hanno ancora raccontato e questo suscita un misto di irritazione e sana curiosità. E quante sfaccettature gli autori considerano per creare ogni personaggio? Davvero davvero tante. E la cosa bella è che i personaggi più poliedrici sono quelli secondari!

Grace Emberly (Zoe Boyle), il capitano Chesterfield (Evan Jonigkeit), Clenna (Lyla Porter-Follow), Mary (Breanne Hill), Imogen (DIana Bentley), Cobbs (Greg Bryk), sono bellissimi personaggi perché pieni di luci ed ombre. Nessuno di loro è nettamente buono o cattivo, tutti hanno debolezze e tutti vivono momenti di estrema dolcezza. Sono tutti divisi tra gli affetti e i doveri. Combattono per una squadra ma non disdegnano, a volte, di aiutare anche la squadra avversaria.

Ecco. Se dovessi trovare un difetto alla serie sarebbe questo: i personaggi principali (Declan Harp, Michael Smyth, Lord Benton, Sokanon) vengono oscurati dalla complessità umana di tutto il resto del cast. Ciò che intriga e cattura della serie è anche ciò che ne fa emergere i difetti.

Tra i protagonisti il personaggio di Declan Harp resta quello più credibile grazie anche alla statura possente, al fascino creato dal contrasto tra un occhio di ghiaccio e un occhio di fuoco di Jason Momoa ma nessuno ha la doppiezza e il realismo di una Grace Emberly, di un Cobbs e di tutti gli altri.

Non ci resta che aspettare l’uscita della terza stagione per scoprire come due acerrimi nemici faranno squadra in nome dell’amore e come due amici riusciranno a riavvicinarsi dopo tante ferite subite. Le alleanze cambieranno ancora e ancora. Ne vedremo sicuramente delle belle.

Ci auguriamo che questa serie, di stagione in stagione, trovi la solidità narrativa di cui ha bisogno. Noi per il momento, siamo ben disposti.

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