Il naufragio del disegno di legge sullo Ius soli in Senato. Il Governo non ha i numeri in parlamento per approvare il ddl, non più calendarizzato

IUS SOLI. Alla fine dei giochi, conclusesi le vacanze estive – durante le quali il Parlamento ha chiuso i battenti per 39 giorni – la legge sullo Ius soli non vedrà la luce. Mesi di dibattito politico sullo Ius soli fuori dalle aule parlamentari e il rinvio di Gentiloni non hanno impedito che accadesse l’inevitabile. Il Governo, costretto a sondare le acque prima di approdare in Senato e porre la questione di fiducia, ha deciso di cancellare dal calendario delle attività parlamentari la discussione del disegno di legge sullo Ius soli. L’esecutivo non ha i numeri necessari in Senato e la fiducia non sarebbe stata garantita da una parte degli esponenti della stessa maggioranza di Governo. Non smentisce Alternativa Popolare, confermando quanto il premier Gentiloni già temeva questa estate. Timore che ha spinto il Presidente del Consiglio a rimandare la discussione del disegno di legge proprio a settembre. Un rinvio inutile che ha soltanto allungato i tempi di un sospettabile naufragio del disegno di legge.

Che lo Ius soli potesse diventare legge era tutt’altro che scontato. Nel clima di pre-campagna elettorale, i partiti hanno iniziato a giocare le carte migliori. Da un lato, il partito democratico “madre” del disegno di legge sullo Ius soli, dall’altro, le altre forze politiche contrarie (gli Alfaniani di Alternativa Popolare, Fratelli d’Italia e Forza Italia, in testa la Lega Nord di Salvini, a cui si è aggiunta l’astensione del M5S). La cancellazione del disegno di legge dal calendario parlamentare costituisce uno strappo con il segretario del Pd Matteo Renzi, che pur non parlando apertamente di sconfitta, ricuce, manifestando piena solidarietà con la scelta del Governo. Ci sono altre priorità per il premier Gentiloni in questo autunno “caldo” e si chiamano Legge di Bilancio e DEF. Appuntamenti sui quali l’esecutivo non può fallire. E non sono ammesse disfatte della maggioranza, proprio ora che l’economia italiana, come ha dichiarato pochi giorni fa lo stesso Gentiloni, inizia a ripartire. Ora tutto tace sullo Ius soli. Nel 2018 le elezioni politiche. Se ne parlerà forse con la nuova legislatura, nonostante la promessa di Gentiloni.

Nell’incerto futuro politico del nostro paese, è certo che l’Italia ha perso l’opportunità di compiere un passo in avanti. L’abbandono del disegno di legge sullo Ius soli non rappresenta una vittoria delle forze politiche di destra e populiste, ma è interpretabile piuttosto come l’ennesima sconfitta della sinistra italiana e del partito democratico. A conferma, le parole di Romano Prodi, il quale sostiene che il Pd non è stato capace di comunicare all’opinione pubblica l’importanza dello Ius soli. In questi mesi il disegno di legge, continua Romano Prodi, è diventato il vessillo di una “sinistra” che, distrattamente, si è posta l’obiettivo di discostarsi dalle posizioni oltranziste delle destre. Queste ultime si sono perciò limitate a cavalcare l’onda dell’emergenza migranti, la precarietà della maggioranza di Governo – incapace di avere un chiaro indirizzo politico – e, nei casi più estremi, gli innumerevoli episodi di intolleranza e criminalità, dei quali protagonisti i migranti.

L’introduzione dello Ius soli, peraltro temperato, avrebbe contribuito a mitigare il clima di insicurezza e intolleranza crescenti nei confronti degli stranieri? Non lo sapremo mai, almeno per ora. I problemi sono alla radice e riguardano piuttosto la politica italiana, incapace di mediare e ricomporre gli interessi della collettività.

I migranti sono una ricchezza per il nostro paese. Un paese che invecchia e che ha il più basso livello di crescita demografica in Europa, dato allarmante. Importante sarebbe far capire agli italiani che, gli stranieri, la cui presenza in Italia venga legalizzata – si parla di donne, uomini, giovani che vivono oramai da anni nel nostro paese e che studiano o lavorano – costituiscono un valore aggiunto.

Mentre anche il Papa ribadisce, in tema di accoglienza, l’importanza di un’Europa unita e coesa, i paesi dell’Est continuano a rifiutare i ricollocamenti dei migranti, disattendendo la pronuncia della Corte di Strasburgo che ha, definitivamente, sospeso il Regolamento di Dublino. E l’Italia, portavoce della necessità dei ricollocamenti in Europa, non solo inasprisce i toni contro i paesi dell’Est e ricuce con Malta, ma collabora anche con la Libia, mitigando così l’emergenza sbarchi (ciò sebbene non siano ancora state trovate soluzioni soddisfacenti per i centri di detenzione e una soluzione alla crisi politica della Libia).

Tutto ciò avviene, mentre nel frattempo in Italia da decenni la politica non comunica con l’opinione pubblica e lo dimostra il naufragio dello Ius soli, che pur non all’avanguardia così come formulato, avrebbe significato un grande “atto di civiltà”, come sostenuto dal giornalista di Repubblica Giannini. Ipocrisia o incapacità della politica italiana?

Chiara Colangelo

 

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