Il presidio dei migranti di Santi Apostoli a Roma. Resta irrisolta l’emergenza abitativa nella Capitale. I migranti ribadiscono il “no” a soluzioni temporanee.

CHIESA DI SANTI APOSTOLI A ROMA. Mi colpisce la bellezza del centro storico di Roma, mentre passeggio tra i vicoli, a pochi passi da Fontana di Trevi gremita di turisti, verso Piazza Santi Apostoli. La bellezza di Roma si scontra però con il degrado urbano e il disagio sociale. Protagonisti la Sindaca di Roma Virginia Raggi e i migranti di Santi Apostoli, che da quasi tre mesi presidiano con le tende l’ingresso dell’omonima Chiesa. Sotto i portici dimorano i rifugiati politici – per lo più afghani, siriani e somali – sgomberati da Cinecittà la scorsa estate, dopo lo sgombero di via Curtatone.

Dal 24 agosto, l’amministrazione capitolina non è ancora riuscita a risolvere la emergenza abitativa. E il presidio di Piazza Santi Apostoli è l’emblema e il risultato sia degli sgomberi effettuati che, soprattutto, dell’inefficienza della Giunta di Roma. Ad oggi, dunque, resta irrisolta la questione dell’assegnazione e gestione degli alloggi popolari, richiesti a gran voce dagli ex occupanti. Il presidio di Santi Apostoli è composto di uomini, donne e bambini che, privi di un alloggio, attendono una risposta concreta. È un presidio di tende nei pressi di una Chiesa, nella quale – come confessa il sacrestano – è drasticamente diminuito sia il numero dei fedeli sia di visitatori. La Chiesa di Santi Apostoli è la casa a cielo aperto di famiglie e persone in attesa di una soluzione che tarda però ad arrivare.

Il sacrestano mi assicura che ai migranti non manca assistenza – per lo più da parte dei francescani – né cibo, né vestiti, ma preoccupano le condizioni precarie dei migranti con l’arrivo dell’inverno. I militanti del Movimento per la Casa picchettano quotidianamente l’ingresso della Chiesa, mentre il Vaticano tenta di mediare tra i migranti di Santi Apostoli e le istituzioni capitoline. Nei giorni scorsi, infatti, è stata inviata una lettera prima alla Prefettura e poi alla Sindaca Virginia Raggi. L’amministrazione capitolina ha però ribadito l’offerta di un alloggio nei centri di accoglienza. Gli occupanti di Santi Apostoli non ci stanno e confermano il loro “no”.

Il sacrestano mi confida che i migranti di Santi Apostoli sono per lo più donne e bambini. Il clima è tranquillo, ma loro non vogliono perdere questa battaglia e sono decisi a mantenere il presidio. Vogliono una casa, chiedono una soluzione che non sia temporanea e non vogliono che mamme e figli vengano separati. “In verità”, continua il sacrestano, “loro non vogliono separarsi come comunità che per anni ha occupato gli alloggi, dai quali sono stati sgomberati. Vogliono continuare ad essere un fronte comune, almeno finché non gli verranno assegnati gli alloggi popolari”.

Fino ad oggi, sembra che di questi rifugiati politici lo Stato sapesse poco o nulla. Prima che la inchiesta avviata dalla Procura di Roma non mettesse a “nudo” l’esistenza di una presunta organizzazione a delinquere, dedita alle locazioni (e sub-locazioni) illegali degli alloggi occupati dai migranti. Il sacrestano mi rivela che alcuni dei migranti hanno confessato di aver pagato un “affitto” per alloggiare nei locali, poi sgomberati sia a Cinecittà che a via Curtatone. Esisterebbe, dunque, secondo le indagini ancora in corso e di cui parlano poco i media, una rete dedita a lucrare sulle occupazioni abusive e la Procura di Roma sembrerebbe intenzionata a smantellarla. “C’è molto poco di chiaro”, mi confida il sacrestano, “non è escluso che questa rete coinvolga anche alcuni migranti.” Sembra che la Procura abbia scoperto anche un traffico di droga tra gli ex occupanti. “Ma”, continua, “non è facile capire cosa ci sia di vero o di falso. Certamente ci sono interessi politici su questa faccenda ed è il motivo per cui né la Caritas Diocesana di Roma, né altre associazioni importanti prestano assistenza direttamente qui a Santi Apostoli. Non vogliono immischiarsi negli interessi politici o in eventuali scandali”. E aggiunge, “guardi, noi abbiamo scelto di dare asilo ai migranti – all’inizio si sono presentati in 300 dopo gli sgomberi – perché volevamo evitare polemiche politiche e mediatiche. Noi ora stiamo cercando di mediare, perché si possa arrivare ad una soluzione, ma è certo che la nostra Chiesa si è spopolata ed è diventata oggi la loro casa. Non voglio parlare molto di quanto di losco c’è in questa storia, su cui è giusto indagare, ma il problema sono in primis gli interessi politici. I migranti sono venuti qui, perché sapevano che non avremmo negato loro asilo e conoscevano il nostro punto di ascolto. Aspettiamo e vedremo”.

C’è dunque da aspettare, quanto l’amministrazione capitolina voglia mettersi in gioco, ora che in ballo ci sono sia la polemica sull’approvazione dello ius soli – la cui capitolazione sembra non essere del tutto scontata, dopo l’iniziativa dello sciopero della fame a staffetta di alcuni politici e il toto numero per la votazione in Senato – sia l’infuocata partita elettorale. Sullo ius soli, Veltroni ha ribadito che, la sua approvazione è una questione di coscienza e non dovrebbe riguardare le ideologie partitiche. Parole che dovrebbero smuovere le coscienze – se ce ne sono davvero tra i più della classe dirigente del nostro paese – più riluttanti all’introduzione del diritto di cittadinanza agli stranieri.

 

Chiara Colangelo

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