Il Vaticano continua a tremare

Non si arrestano gli scandali all’interno della Santa Sede.

ROMA – Il 15 settembre, pochi giorni fa, la sala stampa vaticana ha reso pubblicamente noto che, il 21 agosto scorso, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America ha notificato alla Segreteria di Stato la probabile detenzione di materiale pedopornografico da parte di un membro del corpo diplomatico della Santa Sede residente a Washington.

Venuto a conoscenza di ciò, il Vaticano ha richiamato in loco il sacerdote e ha deciso di aprire un’indagine a suo carico, subito dopo aver trasmesso le dovute informazioni al Promotore di Giustizia del Tribunale vaticano.

Ad aggravare la situazione vi è il fatto che, quasi sicuramente, si tratta di immagini a sfondo sessuale riguardanti bambini.

Se il giudice confermerà la colpevolezza, verrà applicata la nuova normativa penale introdotta in un primo momento da Benedetto XVI e poi voluta fortemente da Papa Francesco.

Un piccolo passo per contrastare finalmente, in modo concreto, il crimine abominevole e surreale della pedofilia.

A tal proposito, la legge n. VIII dello Stato pontificio dedica al problema ben due articoli: l’articolo 10 e l’articolo 11.

Nel primo si dichiara che “chiunque, utilizzando un minore, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pedopornografico ovvero recluta o induce un minore a partecipare ad esibizioni pornografiche, è punito con la reclusione da 6 a 12 anni e con la multa da un minimo di venticinquemila euro ad un massimo di duecentocinquantamila euro”.

Il secondo precisa che “chiunque si procura o detiene materiale pedopornografico, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da millecinquecento euro a diecimila euro. La pena aumenta ove il materiale sia di ingente quantità”.

Purtroppo, nonostante i provvedimenti resta il fatto che, quando a pagare devono essere uomini appartenenti al rango religioso più alto, non tutto esce davvero allo scoperto.

Anche in questo caso, infatti, la Santa Sede non ha reso noto il nome dell’ufficiale sotto accusa.

Ciò sarà dovuto al fatto che non si desidera infangare la sua reputazione né tanto meno quello di tutta la casta.

A questo punto sorge spontanea una considerazione: se la Chiesa insegna da secoli che è d’uopo non giudicare il prossimo, ma che bisogna amarsi incondizionatamente per quello che si è, perché ancor’oggi i cristiani sono costretti ad assistere a tanto egoismo, a vivere in un mondo in cui chi professa il bene è il primo ad usurpare la libertà altrui?

La Chiesa vive un periodo di forte crisi, non ci sono più le vocazioni di un tempo e la fede sta diventando sempre più labile perché labili sono i pilastri cui appoggiarsi.

Il luogo che dovrebbe essere il simbolo estremo di pace, tolleranza e amore sta degenerando in uno spazio sempre più chiuso, dove vigono dei limiti, dove ognuno non è libero di esprimere il proprio essere, dove chi si separa non è più ritenuto un degno fedele, ma dove chi viene chiamato sacerdote o vescovo ha il diritto di essere un anonimo pedofilo.

Benedetta Marchese

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