Intervista al coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio: dall’attività all’interno del sindacato alla sua visione della scuola!

Rino Di Meglio è il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. Ruolo che ricopre dal 2006, dopo un trascorso da sindacalista nella sua città natale, Trieste, e da insegnante di scuola primaria.

L’ho intervistato in merito alla sua attività all’interno del sindacato e sulla sua visione della scuola italiana.

“La Gilda degli insegnanti è un sindacato italiano, nato il 6 marzo 1988 come “prima associazione professionale di soli docenti”, aderente dal 1989 alla federazione Gilda-UNAMS ed alla confederazione C.G.U.” (Wikipedia)

  • La ringrazio moltissimo per questa intervista. Nel 2016 è stato rieletto coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, dopo i precedenti quattro anni del primo mandato. In questo anno trascorso dalla sua rielezione quali sono state le sfide affrontate e i successi ottenuti?

Questo è stato il primo anno di applicazione della legge 107/2015, la cosiddetta “Buona Scuola”, sulla quale la Gilda ha espresso forti critiche sin dal primo momento. Da quando è entrata in vigore, dunque, ci siamo impegnati a contrastarne le tendenze più deleterie che dimostrano quanto e come questa riforma stia incidendo negativamente sull’andamento della vita scolastica senza migliorarne affatto la qualità.

  • Ha un trascorso da insegnante di scuola primaria; le manca l’attività di insegnamento?

Il rapporto con gli alunni mi manca sicuramente perché è sempre stato molto piacevole. Non mi mancano le complicazioni burocratiche e il tempo perso in attività che spesso sono imposte agli insegnanti ma non hanno nulla a che fare con i problemi dei ragazzi e con l’attività didattica. Mantengo vivi quotidianamente i rapporti con l’ambiente scolastico incontrando i colleghi che sono “al fronte” e ascoltando la loro voce.

  • L’uso dello smartphone in classe è divenuto oggetto di discussioni. Qual è l’opinione della Gilda degli Insegnanti sull’argomento?

L’uso dello smartphone è pericoloso: come sostiene un eminente sociologo quale Frank Furedi, che abbiamo avuto l’onore di avere come relatore al nostro convegno del 5 ottobre scorso in occasione della Giornata Mondiale dell’Insegnante, si tratta di uno strumento che porta alla banalizzazione del sapere. Sull’uso didattico degli smartphone in classe continuiamo a nutrire seri dubbi perché, più che appassionare gli studenti, riteniamo possa danneggiarli. Studi autorevoli sul tema confermano la nostra tesi sostenuta anche da un esperto del settore come il professor Manfred Spitzer, autore di ‘Demenza digitale’ e ‘Solitudine digitale’, il quale afferma che l’uso dello smartphone a scuola riduce di molto le performance degli studenti. Se l’obiettivo del MIUR è modernizzare, potrebbe puntare sugli e-book reader che consentirebbero anche un notevole risparmio alle famiglie.

  • In una dichiarazione dei primi di settembre afferma “Non ci arrenderemo e continueremo a mettere in campo tutti gli strumenti della critica e della democrazia per modificare i provvedimenti sbagliati”: questo in merito alla legge 107/2015. Quali sono tali provvedimenti che considera errati?

La chiamata diretta, o chiamata per competenze, come l’ha voluta ribattezzare il MIUR, che consideriamo una violazione della Costituzione perché assegna ai dirigenti il potere di scegliere i docenti bypassando le graduatorie; l’assegnazione degli insegnanti agli ambiti territoriali, che comporta la perdita della titolarità su scuola e trasforma i docenti in forza lavoro flessibile; l’attribuzione al dirigente scolastico della facoltà di decidere a chi destinare il bonus premiale, che altro non è che una mancia attribuita ai suoi principali collaboratori.

  • Quali crede siano gli elementi che conducono ad un gap considerevole tra gli stipendi degli insegnanti italiani rispetto a quelli del resto d’Europa e cosa si dovrebbe fare per giungere ad un cambiamento?

È ampiamente dimostrato da autorevoli indagini internazionali che gli insegnanti italiani, in quanto a orario di servizio e calendario scolastico, sono in linea con i colleghi degli altri paesi europei. Il divario stipendiale, invece, è enorme perché in alcuni confronti, per esempio con la Germania, lo stipendio dei docenti italiani è dimezzato. È evidente che in Italia l’istruzione gode di una bassa considerazione dal momento che anche la spesa in rapporto al Pil la vede fanalino di coda tra i paesi sviluppati.

  • Quali saranno le prossime sfide che la Gilda degli Insegnanti e di conseguenza lei in qualità di coordinatore nazionale, dovrà affrontare per continuare a garantire la salvaguardia dei diritti degli insegnanti?

Continueremo a batterci con ogni mezzo per far sì che agli insegnanti venga finalmente riconosciuta la considerazione professionale e retributiva a cui hanno diritto. Un obiettivo che passa attraverso l’istituzione di un’area contrattuale specifica per i docenti, battaglia che la Gilda degli Insegnanti porta avanti da quando è nata.

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