Intervista allo scrittore Giuseppe Lago: “La Fuoriuscita”, il suo nuovo romanzo psicologico

Giuseppe Lago, medico specializzato in Psichiatria e Psicoterapia breve e integrate, direttore dell’Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata, fondatore e condirettore del periodico semestrale Mente e Cura, ha pubblicato da poco un romanzo psicologico “La Fuoriuscita” che tratta il tema della psicoterapia e dei suoi eccessi, grazie ad una trama a tinte gialle.

Ho avuto il piacere di intervistarlo.

  • Buongiorno. “La fuoriuscita” è il suo nuovo romanzo. Tratta un tema molto particolare, quello della psicoterapia, esercitata agli eccessi. Il libro, come scritto nella prefazione, non si basa su fatti reali. Di conseguenza le chiedo se la sua stesura è totalmente fittizia oppure ha preso spunto da qualcosa in particolare?

Credo che tutta la produzione di uno scrittore abbia la sua matrice in fatti reali. Non tanto nel senso della cronaca quanto dei vissuti soggettivi dell’autore nelle sue vicende personali. Trattando il libro di psicoterapia, naturalmente, è fin troppo scontato che io abbia attinto alla mia esperienza e a fatti e situazioni vissute in prima persona. Ciò non significa che mi sia limitato a riproporre la fotografia dei miei trascorsi autobiografici. Il piacere di scrivere sta proprio nel comporre una trama e disegnare dei personaggi che, una volta creati, vivono di vita propria e quasi “costringono” l’autore a farli emergere nella loro originalità e indipendenza dalla vita di colui che li ha immaginati. Nella prefazione, appunto, ho sottolineato il termine allegorìa, che rivela quanto le forme, ovvero i personaggi e la trama servano a veicolare alcuni importanti contenuti, quelli sì assolutamente definiti dall’autore. Così, ho voluto affidare alla narrazione il compito di esporre la diversità tra due modelli opposti di fare psicoterapia, nell’intento di portare i lettori ad una consapevolezza scevra da qualsiasi intensione didascalica o dottrinale. Mi basta che percepiscano il rischio di sospendere il giudizio di fronte a pratiche e metodologie che richiedono la fiducia cieca e l’adesione passiva alle idee di colui (o di colei come nel libro) che accampa una non meglio definita superiorità intellettuale e una presunta e indiscutibile sanità mentale. Il modello che propongo come valido si manifesta nell’accordo continuamente perfezionato tra terapeuta e paziente, nell’interesse di quest’ultimo e che si conclude con l’emancipazione del paziente dalla persona del terapeuta.

  • Ho notato come non solo nel libro ma anche nella realtà, il sesso all’interno delle sette ricopra un ruolo importante. Perché avviene ciò?

Ottima domanda! Non c’è un campo più emotivamente coinvolgente del sesso e non c’è un argomento opinabile e soggettivo come il comportamento sessuale. Se, in una sfera tanto discussa e soggettiva, arriva qualcuno che propone delle conoscenze esplicite e crea degli schemi e delle modalità ideali, si verifica un flusso di interesse enorme, perché va a toccare la vita intima stessa delle persone. L’aveva capito lo stesso Freud che collocò la sessualità alla base dello sviluppo mentale (sbagliando purtroppo ed esponendosi alla giustificata critica di pansessualismo). Freud, però in fondo cercò di indicare anche il rischio di impulsi sessuali che dominano la personalità. Nelle realtà settarie, invece, il sesso è utilizzato come il grimaldello che altera la capacità di giudizio e l’equilibrio raggiunto da una persona, per scardinarne la struttura attuale e spingerla ad accettare le regole della setta di turno. In una setta psicoanalitica, come tante ce ne furono a partire dalla fine degli anni Settanta del Novecento, per esempio, era importante attaccare la coppia stabile e chiunque avesse un modello di attaccamento organizzato, in funzione di un quanto mai fantomatico innamoramento da contrapporre al legame, e di un inflazionato concetto di relazione di desiderio da contrapporre al troppo tradizionale concetto di relazione affettiva.  Inoltre, il sesso sbandierato come banco di prova dell’equilibrio mentale, ha consentito e ancora consente ai falsi psicoterapeuti di giocare sulle incertezze e inibizioni che scaturiscono dal contesto sessuale per proporre schemi arbitrari e perfino collocarsi al centro dell’attenzione in modo esibizionistico.

  • La politica all’interno del romanzo fa capolino come mezzo utilizzato da Adele per l’ottenimento del riconoscimento da parte della società. Conosce casi reali in cui ciò sia realmente accaduto?

Assolutamente sì! La politica in Italia entra dappertutto e si mischia in malo modo con la Cultura e l’Economia. Inoltre, dato che il nostro mondo accademico è fermo pressappoco al medioevo, con lo strapotere dei “baroni”, ossia dei cattedratici, i quali fanno il bello e cattivo tempo, coloro che vogliono uscire dall’anonimato professionale o intellettuale fanno spesso anticamera nell’ambito di partiti e aree politico sociali, dove è più facile raggiungere l’opinione pubblica. Ciò che ho detto però non è tanto criticabile, specialmente quando chi emerge in questo modo ha veramente delle qualità che vengono bloccate dalle trafile universitarie. Il problema nasce quando queste qualità non ci sono e c’è solo l’ambizione di distinguersi, sulla base di idee antiscientifiche e bizzarre teorie campate in aria. Adele Lussari, la psichiatra carismatica del libro ne è un esempio, con la sua “psicoscienza” e la smania di andarsi a sedere “tra quelli che contano”, dopo averne per tanto tempo parlato male e svalutato l’autorità. Questo fenomeno di colui che “nasce” ribelle e poi, dopo anni di pratica carismatica e settaria, pretende quasi per anzianità di “rientrare” nell’accademia è singolare e purtroppo tipico di una nazione provinciale come la nostra. Abbiamo visto questo “film” per tanti anni, per esempio, a proposito dei “ribelli del ‘68”, tanto agguerriti contro l’accademia prima e poi, una volta “riammessi” nel cerchio di potere, diventati inflessibili difensori di una cultura elitaria o propugnatori di un modello intellettuale aristocratico (radical chic) e di classe.

  • I sogni sono fondamentali nel processo di psicoterapia. Questo è vero anche nel processo reale?

Senza alcun dubbio! Questo è il grande merito di Freud (anche se non ne seppe fare uso che solo in parte), cioè quello di poter lavorare con del materiale spontaneo prodotto dal paziente. In fondo è come avere dei test di personalità già pronti da elaborare. Solo che l’elaborazione andrebbe fatta (come fa Livio Spada nel libro) insieme al paziente e non (come invece fa Adele Lussari) a spese del paziente, cioè calando dall’alto un’interpretazione oracolare e inserendo la persona e le opere del terapeuta nel materiale interpretativo. Questa posizione “egocentrica” del terapeuta che pensa e vuole occupare il centro dell’attenzione del paziente non è giustificata dall’intervento di una psicoterapia attuale. Il lavoro sui sogni serve a restituire al paziente la conoscenza di sé e delle sue risorse per crescere e separarsi dal terapeuta, non può essere la conferma del legame carismatico e della dipendenza di chi sta male nei confronti di chi si erge a “faro” di verità.

  • Martha appare in alcuni tratti una donna fredda, soprattutto nelle vicende che riguardano Diego e la morte dell’amica. È questa la sensazione che voleva far percepire al lettore?

Niente affatto. Martha non è fredda, anzi vive un mondo di emozioni vivaci che poi cerca di riportare sulle sue tele. Il problema è che Martha è insicura, ossia oscilla tra le sue intuizioni che sono straordinarie e la sua cultura che è subordinata alle roboanti e strombazzate attitudini di Adele, il capo carismatico del “grande gruppo”. Martha finisce per caso nella setta di Adele. All’inizio sembra giustamente perplessa, poi è la stessa dinamica del gruppo carismatico che la risucchia dentro il calderone della fiducia cieca e della non messa in discussione della sua guru. Una volta entrata in un rimando infinito di dipendenze e di autodenigrazioni, sulla scia delle pessime interpretazioni a effetto di Adele, Martha affonda nella palude della setta, diventando un’anima in pena e cominciando a soffrire di una depressione reattiva che lei considera il suo male. Per fortuna, Adele adocchia Diego, l’uomo di Martha, e lo capta nel suo giro (modalità carismatica per eccellenza), diventando la sua amante. Da quel momento, gli occhi di Martha, provvista di un’affettività molto salda, cominciano ad aprirsi, fino a dischiudersi completamente con la fuoriuscita dalla setta e l’incontro con Livio Spada, lo psichiatra che l’aiuterà in questo percorso. La “freddezza” di Martha, quindi, è solo lentezza e riflessività, tanto più con l’amica Laura, alla quale tenta di aprire gli occhi senza risultato. A differenza di Martha, infatti, Laura non ha una base affettiva solida e si lascia trascinare nel sadomasochismo contro Adele e nel sentimento di rivalsa contro il figlio di lei Ezio, suo compagno.

  • Continuerà la sua attività di scrittore ed ha già in mente un soggetto del quale le piacerebbe scrivere?

Grazie della domanda. Ho sperimentato così bene il piacere di scrivere che mi lancerò al più presto nel prosieguo della trama presente ne La Fuoriuscita. Se, come penso, ho in questo libro calcato la mano sulla differenza tra due modelli alternativi di psicoterapia, avrei intenzione di cercare di spiegare narrativamente ai miei lettori la realtà delle sette e del perché continuano anche dopo anni a mantenere quel legame indissolubile tra i seguaci e la struttura carismatica che, come un’idra dalle sette teste, rinasce ogni volta riproponendo quel modello avvolgente ed efficace di cui si conoscono vari volti. Mi piace l’idea di fare luce sui giochi complicati e sfuggenti di quanti giustificano le loro vite facendo gli impostori e, pur parlando con un linguaggio moderno, gestiscono le modalità mistico-religiose del medioevo.

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Titolo: La Fuoriuscita

Autore: Giuseppe Lago

Genere: Psicologico

Casa Editrice: Alpes Italia

Collana: Psicoterapia e Storia

Pagine: 278

Prezzo: 19 euro

Codice ISBN: 978886531-452-4

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