La Grenfell Tower continua a mietere vittime ora dopo ora.

Tra i dispersi anche due ragazzi italiani: Gloria Trevisan e Marco Gottardi.

“Papà, qui si soffoca!”. Queste le ultime parole pronunciate al padre, verso le quattro del mattino, dalla giovane connazionale Gloria Trevisan prima di sparire nella coltre di nube scura che attanaglia da giorni la Grenfell Tower di Londra.

Insieme alla ragazza era presente sul posto anche il fidanzato Marco Gottardi: entrambi ventisettenni e di origine veneta, si erano conosciuti tra i banchi dell’università e si erano trasferiti da poco più di tre mesi nella capitale britannica.

Dopo il conseguimento della laurea in architettura con il massimo dei voti, non riuscendo a trovare un lavoro stabile e soddisfacente in Italia, avevano deciso di andare a vivere in una città straniera, sperando così in un futuro migliore.

Gloria e Marco erano riusciti, seppur con qualche sacrificio, ad affittare un appartamento al ventitreesimo piano di questo grattacielo: ecco perché la notte tra martedì e mercoledì si trovavano sfortunatamente sul luogo della disgrazia.

Sono loro i due giovani italiani dispersi e presenti nella banca dati della Farnesina.

Le ultime notizie ufficiali confermano 17 vittime accertate e decine di feriti, tra cui ben 17 verserebbero in gravi condizioni di salute.

Alcuni testimoni hanno dichiarato di essersi svegliati dal sonno a causa di una forte puzza di bruciato e di aver visto divampare l’incendio intorno all’una di notte.

Le fiamme si sarebbero propagate verso i piani superiori in soli sei minuti, tanto da rendere il palazzo multietnico un’enorme e rovente torcia di fuoco.

Le persone rimaste intrappolate hanno subito capito la gravità della situazione e hanno reagito urlando e chiedendo aiuto dalle finestre; scendendo di corsa le scale tra i detriti, il fumo ed il fuoco creando un fiume umano  e persino lanciando i propri figli nel vuoto con un ultimo gesto disperato.

“È stato come rivivere l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001” dichiarano in molti, ancora sotto shock.

L’ultimo focolare è stato spento dai vigili del fuoco qualche ora fa, ma con il passare del tempo si affievoliscono le speranze di trovare altri superstiti.

Ci vorranno giorni per riuscire ad entrare in tutte le abitazioni e fare la stima delle vittime e dei danni di quello che ormai resta: ovvero lo scheletro spettrale di un bellissimo palazzo.

Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, promette che a tempo debito sarà condotta un’indagine rigorosa per accertare tutte le cause e gli eventuali colpevoli.

Sotto accusa, in particolare, gli impianti malfunzionanti del grattacielo, un lavoro di cablaggio difettoso ed uscite di emergenza non a norma, con la presenza di un’unica via di fuga.

È evidente, dunque, che alla base vi è stato un grave problema di sicurezza.

Inoltre, ad indignare maggiormente è il fatto che il comitato dei cittadini era da quattro anni che si lamentava di questa assurda situazione.

In città tutti parlano di una “strage già annunciata” e ciò ha provocato grandi tensioni tra gli abitanti delle zone limitrofe, in quanto si stimerebbero altri quattromila edifici nelle stesse preoccupanti condizioni. Solo un anno fa, nel 2016, si erano stanziati dieci milioni di sterline per i lavori di ristrutturazione della Grenfell Tower.

Unica nota positiva è la grande macchina della solidarietà che, come sempre in questi tragici casi, si mette in moto e dà i suoi frutti: sono stati già raccolti tutti i beni di prima necessità mediante numerosissime donazioni provenienti da molte parti del mondo.

Ora si può solo pregare per le vittime e per i loro cari, sperando che non vi siano state morti vane, ma che ciò sia servito da lezione per un futuro non solo più moderno ma prima di tutto più civile.

Benedetta Marchese

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