L’America di Donald Trump: l’ultimo provvedimento anti – immigrazione abroga il DACA. Almeno 800mila gli stranieri che rischiano l’espulsione dagli USA

L’AMERICA DI DONALD TRUMP. Nel novembre del 2016 il popolo americano, chiamato alle urne per eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, ha decretato la clamorosa sconfitta della candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton e la vittoria del multimilionario repubblicano Donald Trump. L’elezione di Donald Trump ha scatenato nel paese proteste e manifestazioni che si sono a lungo protratte nei mesi successivi alla chiusura delle elezioni. Tentare di capire l’America di Donald Trump è essenziale, dato il ruolo chiave degli USA nel mondo sia a livello economico sia, soprattutto, geopolitico.

LE POLITICHE ANTI – IMMIGRAZIONE. “Make great America again!” è lo slogan che ha caratterizzato l’intera campagna elettorale di Donald Trump ed esso continua a costituire l’emblema delle politiche adottate dal neo Presidente americano. I provvedimenti adottati o annunciati da Donald Trump per “arginare l’immigrazione negli Stati Uniti” hanno un tratto fortemente populista, non estranee all’ideologia delle destre più estremiste. Populismi ed ideologie di estrema destra che, soltanto nel secolo scorso, hanno dominato l’Europa e hanno determinato lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Uno degli ultimi provvedimenti adottati dal Presidente Trump ha abrogato il DACA – atto varato dall’ ex Presidente Barack Obama nel 2012 – che permetteva la regolarizzazione degli immigrati, in presenza di alcuni determinati requisiti. Il primo, di aver fatto ingresso – sebbene illegalmente – negli USA entro il 16° anno di età, di essere iscritto a scuola o di aver concluso il percorso di studi. Il secondo, di aver vissuto stabilmente negli Stati Uniti per diversi anni, senza aver commesso crimini. Immigrati che, in base al DACA, avrebbero potuto continuare a studiare o lavorare in America, senza essere espulsi. Il DACA – voluto fortemente da Obama – è stato considerato incostituzionale dall’amministrazione Trump e perciò abrogato, tra le proteste della Silicon Valley e i malumori del partito repubblicano. I The Dreamers – 800mila per esattezza – ora non possono più considerarsi regolarmente residenti negli Stati Uniti e rischiano di essere espulsi e perdere anche il posto di lavoro. Si attende – entro marzo 2018 – la nuova riforma che si auspica restituisca il diritto ai The Dreamers di continuare a vivere legalmente sul territorio statunitense. A rischio ci sono migliaia di posti di lavoro nella Silicon Valley – sgomento e proteste non si sono fatte attendere dai manager delle più importanti multinazionali americane, quali Apple, Google e Facebook – e di alcuni esponenti del partito repubblicano. In particolare Paul Ryan ha definito la scelta di Trump, non solo ingiusta, ma anche insensata. Insensato è, afferma Paul Ryan, togliere un diritto civile ad immigrati minorenni o entrati negli Stati Uniti come tali, che oggi possono dire di riconoscere come propria solo una Nazione: l’America.

“Restituire l’America agli americani” costituisce l’onnipresente slogan nei discorsi del Presidente e non importa né il contesto, né la tematica affrontata. Si parli di terrorismo, si discuta dell’immigrazione, si affronti il cruciale problema dei cambiamenti climatici o si tenti di risolvere le tensioni create dallo scellerato atteggiamento del dittatore nord coreano. L’obiettivo del Presidente multimilionario è di rispolverare il nazionalismo e l’antico patriottismo americano e di mostrarlo ed esaltarlo ad ogni occasione, anche a livello internazionale. In America Trump rappresenta la bandiera di antiche “vergogne” e di un processo di revisionismo storico e politico, senza precedenti. Da Charlottesville – e la mancata condanna esplicita di Trump alla strage causata dai suprematisti bianchi contro un corteo anti–razzista – fino al tentativo di reinventare un’America “più americana”, in grado di dare all’intero popolo un’immagine di purezza. L’America di Trump è uno Stato democratico pronto a costruire un muro al confine con il Messico, ad arginare l’immigrazione sino a cancellarla, a distruggere il tentativo di inclusione sociale e legalità tra i milioni di migranti che risiedono, lavorano o studiano negli Stati Uniti. Che ne alimentano l’economia, l’istruzione e che hanno sempre rappresentato un valore aggiunto. L’America e il sogno americano! Un paese dove si è sempre creduto che tutto fosse possibile. Un paese che, da più di un secolo, accoglie e riunisce sotto un’unica bandiera culture diverse. Diversità che ne è il seme e l’origine. Restituiamo i posti di lavoro agli americani! E L’America agli americani! Mentre multinazionali, società, imprese americane, esponenti politici – di entrambi gli schieramenti – temono le possibili ripercussioni economiche e sociali derivanti dalla stretta sull’immigrazione del Presidente.

Fotografia: https://commons.wikimedia.org/wiki/User:Rhododendrites

Chiara Colangelo

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