“L’anno del ferro e del fuoco” – Ezio Mauro e la Rivoluzione

Ezio Mauro, per tanti anni corrispondente dall’Urss per “La Repubblica”, ha deciso di tornare indietro di cento anni e ripercorrere le tappe fondamentali della Rivoluzione d’Ottobre.

Tra le varie iniziative sorte lo scorso anno per commemorare i cento anni della Rivoluzione Russa, è da segnalare il libro di Ezio Mauro, L’anno del ferro e del fuoco, che segue lo sviluppo della Storia attraverso i suoi protagonisti e le loro imprese, e scandendo il tempo di quell’anno infuocato, il 1917, mese per mese.
Ad ogni mese, infatti, il giornalista dedica un reportage, e si sofferma su un luogo chiave e su un personaggio ad esso legato: non solo l’allora capitale dell’impero Pietrogrado (oggi San Pietroburgo) diventa protagonista, ma anche la sua eterna rivale Mosca, Ekaterinburg, Pskov, Tobolsk e tutti gli altri luoghi calpestati dagli uomini che hanno fatto la storia di quell’anno e del secolo, e da quelli che la storia l’hanno subita.

In quest’ultima categoria rientra sicuramente la famiglia imperiale, che nel libro ha un ruolo molto più centrale che nella realtà storica. Se, infatti, con l’abdicazione dello zar Nicola II, il lungo periodo imperiale della Russia finisce, e tutta la famiglia Romanov diventa prigioniera e sottoposta al nuovo governo (prima socialrivoluzionario e poi bolscevico), nell’Anno del ferro e del fuoco, Ezio Mauro segue con interesse e partecipazione le tappe che porteranno allo sterminio di tutta la famiglia imperiale, e lo fa con una distanza accorciata, quasi volesse arrivare a toccare l’intimità dei pensieri di Nicola e Alessandra, la zarina odiata dalla nobiltà russa e percepita come straniera dal popolo.

In effetti il viaggio fisico e storico di Ezio Mauro inizia nel dicembre 1916, con la congiura di un gruppo di nobili, capitanati da Felix Jusupov, contro Rasputin, il “monaco nero” tanto vicino al cuore degli imperatori e tanto influente da prendere lui stesso le decisioni governative. A partire dal suo assassinio, che ha molti elementi degni di un romanzo noir, sembra che una profezia nefasta si espanda sul territorio russo, e infatti spesso, seguendo gli spostamenti di Nicola e Alessandra, vengono citate le parole del monaco, che quasi scandiscono il tempo che resta ai Romanov da vivere.

Senza dubbio la figura dell’imperatore ha affascinato Ezio Mauro, e lui, con il suo libro, lo ha reso affascinante agli occhi del lettore: in Nicola si scorgono tante debolezze e tanta ottusità politica, ma allo stesso tempo molta devozione per il suo Paese e, soprattutto per la sua famiglia. E così, attraverso le pagine del suo diario personale, che sembrano essere totalmente fuori dalla Storia, il giornalista ci conduce attraverso tutte le tappe dell’arresto e dell’esilio dei Romanov, dal palazzo di Caterina a Puškin fino a Tobolsk, per approdare a Ekaterinburg, luogo della strage, e alle chiese sorte nella foresta dove sono stati ritrovati i resti dei corpi dei due imperatori e dei loro cinque figli. E significativamente il libro sul 1917 si chiude nel luglio 1918, mese dell’ultimo reportage e dell’uccisione di tutti i Romanov.

Ovviamente, però, la Rivoluzione ha avuto protagonisti più attivi, i cui nomi hanno segnato la storia non solo russa, ma mondiale, per sempre: per questo nel libro trova il suo spazio non soltanto il vagone del treno sul quale Nicola firma l’atto di abdicazione, ma anche quello piombato su cui Lenin viaggia dalla Germania fino a Pietrogrado.

Seguiamo tutte le tappe del percorso di Lenin, dall’arrivo nella capitale russa con il rischio di essere accusato di tradimento (per aver accettato l’aiuto dell’imperatore tedesco), fino alla presa del potere nell’ottobre 1918; e allo stesso tempo assistiamo a un confronto serrato e spietato tra lui e il suo rivale politico, Aleksandr Kerenskij, che nel libro è tratteggiato come vera e propria nemesi del capo bolscevico.
I due si scontrano per tutto l’anno a colpi di assemblee, ma alla fine sarà Lenin ad avere la meglio, grazie all’aiuto di un altro uomo il cui profilo è stato tracciato dalla penna del giornalista: Lev Trockij, il vero e proprio stratega degli ultimi atti della rivoluzione, colui che ha attuato la paralisi della capitale al fine di far capitolare il governo.

Tra gli spettatori e i protagonisti considerati da Ezio Mauro non mancano tanti altri grandi sconfitti, come il generale Kornilov, che sperava di attuare una controrivoluzione con l’esercito, e l’intellettualità russa, sgomenta e divisa di fronte al precipitare della Russia.

Oltre all’interesse storico, L’anno del ferro e del fuoco è accattivante per lo stile linguistico e letterario adottato da Ezio Mauro: il piglio giornalistico e il soffermarsi su singoli protagonisti fa in modo che risultino dei ritratti ben definiti di tutti i partecipanti alle vicende rivoluzionarie nel loro aspetto di uomini e donne in carne ed ossa, prima ancora che di politici o intellettuali. Per questo, è una lettura consigliata non solo agli specialisti del settore, ma anche a tutti i curiosi, a chi è affascinato da quell’anno stregato, e a chi vuole apprendere di più, senza passare dai libri di storia, su tutto ciò che è avvenuto, e su come è stato vissuto dai suoi protagonisti.

Maria Chiara DAgostino

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