Le emozioni della Memoria, sulle Ali del pensiero: Kandel
Il ricordo è sempre un po’ più rosa cantavano, componevano, scomponevano e mettevano in poesia Lucio Battisti e Mogol in un tempo mai dimenticato ed in un’atmosfera senza intervalli temporali, cogliendo con una frase emozionante ed un elemento di sintesi uno dei meccanismi attraverso i quali funziona la mente umana.
Come si attiva il nostro cervello? Eric Kandel neurologo, neuro scienziato e psichiatra ha analizzato, scandagliato, approfondito i percorsi della mente, interrogandosi per analogia come in un effetto a specchio sui suoi stessi meccanismi interiori per capire gli altri e per farsi comprendere dagli altri. Viennese, classe 1929, nuota con le sue ricerche nel mare della comunicazione interiore ed esteriore, perché per realizzare un’ottimale trasmissione di dati bisogna essere in grado di conoscere la parte più profonda di noi stessi. Per lui il cuore è davvero la sede dei processi della mente, con il cervello collocato in un ruolo di sussidio e di aiuto: quello di abbassare la temperatura del sangue che arriva dal cuore stesso. Oggi una dichiarazione del genere fa stranire in molti, ma già lo stesso Aristotele aveva studiato le funzioni di cuore e del cervello mettendole in stretta relazione. E come sappiamo assai bene, spesso i classici ci aiutano a ragionare e ci fanno recuperare concetti di buon senso messi da parte dalle mode e da una certa passione narcisistica e relativistica di voler sempre e comunque porre in discussione tutto anche l’ovvio. Kandel è attratto dal linguaggio universale del cervello e dai suoi rapporti biologici e dinamici con il corpo, l’anima e con l’essere umano nel suo complesso. L’orientamento dei suoi studi trae linfa e principio vitale da una piena ed esauriente definizione delle scienze della mente che ci chiariscono il fatto che mente e cervello rappresentano un sistema inseparabile, che a sua volta non può essere isolato da tutti i movimenti e l’interiorità che sono alla base dell’essere umano.
Entrare a contatto con la memoria è un modo, ad esempio, di dialogare maggiormente con noi stessi, per arrivare a stabilire come il nostro cervello selezioni le situazioni; quella a breve termine ci consente di ricordare pochi elementi per un periodo limitato di tempo, ed è il tipo di memoria che usiamo quando ripetiamo un numero di telefono appena detto, o utilizzato per fare i calcoli a mente.
La memoria a lungo termine invece è un museo che seleziona gli scrigni migliori delle nostre informazioni, quello che abbiamo imparato a scuola, quello che fa parte delle nostre esperienze, o semplicemente quello che appartiene a qualcosa che ha catturato il nostro interesse e la nostra curiosità.
Il procedimento lo attiviamo noi e dunque non sempre è infallibile, specie nello studio, dove inevitabilmente immagazzineremo semplicemente gli elementi che nel complesso abbiamo individuato come più interessanti. Proprio per questo sarà utile con una buona metodologia cercare l’elemento interessante in quello che reputiamo noioso.
La memoria è un universo, ci spiega lo studioso viennese, perché coinvolge sia i processi che avviamo per ricostruire il nostro passato, sia l’insieme di aspettative che nutriamo per il futuro: il cervello entra in contatto con il mondo, svolge le sue funzioni di registratore delle varie e differenti reazioni di fronte ai fatti ed alle situazioni, archivia esperienze e ne crea di nuove.
È un vero cavallo di razza che ci fa galoppare sulle strade della vita ed a seconda dei percorsi e dei sentieri invita al trotto piuttosto che al galoppo ed alla corsa.
C’è poi la memoria autobiografica che permette di sostanziare un proprio senso di sé costituendo un ponte fra passato e futuro; il ricordo, che è un file dentro questo grande computer memonico, si costruisce in due passaggi, la codifica, ovvero la registrazione dell’immagine percepita o che stiamo vivendo e con l’immagazzinamento del ricordo. Un ruolo decisivo è giocato dalle emozioni, un insieme di processi biologici che sono per noi una bussola per i processi innati e che ci indicano il modo attraverso il quale andare alla ricerca del piacere evitando il dolore, entrambi nel bene e nel male sono due elementi che caratterizzano e danno significato al concetto di vita.
Kandel ha avuto il merito di analizzare nei processi mentali la relazione fra arte e scienza e fra creatività e sfera celebrale: in questa modalità ci ha svelato come sia possibile creare l’arte con la giusta razionalità della scienza ed affrontare la scienza con il senso artistico. Due settori che sembrano distanti, in realtà, hanno un minimo comun denominatore: l’essere umano. Descrivendo ed analizzando i quadri dei maggiori pittori il nostro autore mette in evidenza come e quanto le arti figurative (ma il discorso lo si può estendere all’arte totale) rendano reali gli aspetti più interiori della coscienza e dell’immaginario umano. Il pittore austriaco Kokoschka (1886) dichiarava che dipingere permetteva di conoscere meglio la psiche del soggetto che si andava a ritrarre e facendo ciò si iniziava un viaggio alla scoperta di sé stessi.
Quello che vediamo è infatti filtrato dalle nostre esperienze, dal bagaglio di conoscenze e dalle aspettative, è come se fotografassimo la realtà colorandola però con le nostre impressioni ed arricchendola di soggettività.
Arte e mente viaggiano sulle ali della scienza e ci donano un altro appuntamento con il pensiero.