L’industria musicale, Baccini e gli altri…

Siamo nell’epoca dell’apparenza che si sostanzia sul web, in falsi programmi televisivi che si spacciano per reali e che puntano alla spettacolarizzazione nel breve periodo di certa musica, che manca di spessore ma si atteggia a fotomodella: questo sta cancellando l’importanza e la rilevanza dei concetti legati alla bella tradizione cantautorale italiana. Questo sta oscurando chi con impegno, talento, sacrificio e passione è stato in grado di costruirsi un’identità musicale, dietro la quale c’è uno studio dettagliato ed approfondito fatto di sudore ed abnegazione, oltre alla ricerca antropologica degli uomini presi singolarmente e nelle relazioni con la comunità. Per questo oggi parliamo ‘sulle Ali del Pensiero’ di Francesco Baccini cantautore genovese che non ha mai temuto i presunti pensatori strategici della televisione e del web 2.0.

Il fenomeno è sotto  i nostri occhi e ci permettiamo di interpretarlo: lo schema è cristallino, ci sono delle trasmissioni gridate ( De Filippi, Ventura e company vi dicono qualcosa? ) dove si mettono in evidenza vari giovani, prescindendo dall’introspezione autoriale e vocale del cosiddetto talento da esporre in vetrina, concentrandosi su estetica, simpatia, spudoratezza e la classica faccia tosta tanto osannata nell’Italia del demerito e del successo basato sui like e sulle visualizzazioni( che non vanno mai oltre i 20 secondi, nella frenesia del web). Poi si vince il programma televisivo, si prenota il biglietto per Sanremo con tatuaggi, abiti firmati, volgarità e sentimentalismi da quattro soldi. Una sorta di sessantottismo trapiantato nell’industria televisiva del capitale all’interno della quale l’unica logica di vittoria è l’apparenza e all’interno del quale il formalismo declinato nel campo del becero si fa sostanza. Il messaggio diseducativo porta con sé lo slogan che scrive a caratteri cubitali che tutti possono fare arte(falso) e tutti possono dire quel che vogliono nel percorso accidentato relativo della tuttologia.

Come detto le Ali del pensiero oggi volano a Genova, dove si respira l’aria del porto, magari davanti ad un buon pesto genovese, all’ombra della Lanterna. Baccini, autore paroliere, compositore e cantautore appartiene alla grande tradizione musicale ligure e con maestria fonde generi differenti, non perdendo mai le radici ancorate al suo contesto territoriale di appartenenza. Il genovese è fra i cantanti più eclettici, poliedrici e brillanti nel trainare concetti e punti di vista attraverso le armi dell’ironia, dell’autoironia e dei sotto testi che si celano dietro le parole. Confinato ultimamente nel dimenticatoio dai media snob e radical-chic, studia fin da quando è piccolo pianoforte, si forma sui classici ed approda al rock ed alla musica leggera, trapiantando, anche grazie ai giochi della tastiera, il suo terreno di apprendimento sulle sue creazioni, alternando all’interno dei brani riflessione, sarcasmo, psicologia, antropologia dei personaggi e degli uomini comuni e temi universali.

Nel 1989 il suo primo album Cartoon gli consente di vincere la targa Tenco quale migliore disco di esordio. Nel ‘ Il pianoforte non è il mio forte’ ci colpisce particolarmente ‘le donne di Modena’, vera descrizione di quel meraviglioso universo che è la donna in tutta la sua femminilità. Un connubio molto divertente ed estivo lo realizza nel 1990 vincendo il Festivalbar con ‘Sotto questo sole’ assieme a Paolo Belli. Arriviamo a bomba al 1992, il suo lavoro ‘ Nomi e Cognomi’ rappresenta un disco coraggioso dove alla luce del sole e fuori dal non luogo dei complementi ampollosi che si riservano i musicisti fra loro, sparando poi pallottole di maldicenze alle spalle, non risparmia critiche ed ironie e realtà difficili da proferire: alcuni testi peccano di esagerazione, ma in alcuni è ficcante e attinente alla realtà( ascoltare e giudicare); il progetto gli attira antipatie e rancori, dimostrando la mancanza di autoironia di certe persone importanti, autoironia che rivelerebbe invece un buon grado di intelligenza. L’insegnamento fondamentale per i vip è quello di tornare sulla terra, perché la vita è qualcosa di più complesso degli applausi e dei complimenti

Nel 1993 esce ‘Nudo’ con ‘Ho voglia di innamorarmi’, reale inno alla vita, all’amore ideale, alle contraddizioni dello stato connesso all’innamoramento e agli interrogativi dell’animo umano. L’autore genovese è molto umano perché conosce la fatica del lavoro, quello svolto al porto mentre studiava e sudava, ed osserva la vita in un’ottica di onestà delle situazioni e trasparenza linguistica.

Il suo essere senza peli sulla lingua gli ha creato non pochi problemi con gli ambienti snob e radical-chic dei media in quella strana alleanza fra capitale e progresso che ci fa sempre anelare ad una terza via, o perlomeno ad un sentiero che ci riconduca al contatto con i nostri riferimenti essenziali ed esistenziali, e perlomeno ad uno stralcio di umanità… il minimo sindacabile diremmo.

Nel nuovo millennio fa tanta fatica a ritagliarsi visibilità proprio per colpa del bombardamento di canzoni inutili e banali di altri presunti artisti dai testi e dalle armonie a dir poco banali. Vi invitiamo ad ascoltare anche i suoi brani targati 2000 per giudicare la sua evoluzione.

Recentemente c’è stato il tour con Sergio Caputo, due anime differenti con sensibilità specifiche che hanno saputo trarre il meglio dalla differenziazione dei lavori, generando un connubio interessante.

Dicevamo la territorialità e l’intenso, profondo, indissolubile luogo d’appartenenza, Genova: le nostre città nel bene e nel male ce le portiamo dentro e sono con noi anche nei differenti luoghi di destinazione, anzi sono loro che quando ci spostiamo ci abitano dentro.

Un passato anche da speaker a RTL (il programma si chiamava superbacc, quando le radio ancora si differenziavano l’una dall’altra) e da attore cinematografico, occasione che gli ha dato la possibilità di conoscere l’adrenalina del grande schermo e del set.  Ha scritto anche un libro ‘Nudo’ come l’omonimo disco, per far viaggiare su carta l’inchiostro della sua vita.

È stato il portiere titolare della nazionale cantanti e anche se genoano convinto, ha giocato nelle giovanili della Sampdoria.

Possiamo forse soltanto rimproverargli la mancanza di diplomazia in alcune circostanze, quasi a sfociare nel polemico, ma viva Dio, il tuo dire sia si si, no no, sempre meglio esser poco diplomatici che ipocriti…

La poliedricità, il rapporto con la sua area urbana, la comicità e la cultura musicale ne fanno un grande artista troppo sottovalutato dalle radio e dalle televisioni; ma anche quando non si ha il consenso del popolo e gli applausi, talvolta erronei tributi di bravura, bisogna avere la capacità di tenere le spalle dritte ed andare avanti.

E Bacc lo fa, speriamo che torni presto il successo che si merita.

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