“L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” di Sacks: la malattia, la psiche e la follia
Titolo degno di un perfetto umanista quello di Sacks, neurologo di fama mondiale ed autore di numerosi best seller, che ci proietta in universi sconosciuti: quello della malattia, della psiche e della follia.
Il fascino della psiche umana, del buco nero dell’inconscio, il terrore dell’infermità, la lucidità che stra-colora, l’io che non è più io ma noi, voi, qualcos’altro che non riusciamo ad afferrare e comprendere, qualcosa che ci si para davanti ma che non vediamo, il non-sense, la perdita di lucidità, la memoria che non ha memoria, vengono descritti da Sacks attraverso le esperienze cliniche dei pazienti che ebbe in cura. Il saggio è diviso in quattro sezioni che sono rispettivamente: Perdite, Eccessi, Trasporti, Il mondo dei semplici. Il titolo così fortemente evocativo deriva da uno dei casi clinici riportati all’interno del testo, nella sezione Perdite ed è, a ragione, uno dei più toccanti:
“Convinto che la visita fosse finita, si guardò intorno alla ricerca del cappello. Allungò la mano e afferrò la testa di sua moglie, cercò di sollevarla, di calzarla in capo. Aveva scambiato la moglie per un cappello! La donna reagì come se fosse abituata a cose del genere.”
Resta, a rischio di sembrar banale il caso clinico che preferisco: la perdita di qualcuno che amiamo ci destabilizza certamente ma la perdita di sé stessi è un’altra storia.
Il lettore resta spiazzato dinanzi a tanta umanità perduta ma Sacks non tralascia l’aspetto umano, prima che la malattia mentale prenda il sopravvento, prima che la mente si rifugi in luoghi inaspettati e incomprensibili, c’è la storia. Quella intima, quella profonda, quella prima.
“Mi sento infatti medico e naturalista al tempo stesso; mi interessano in pari misura le malattie e le persone; e forse anche sono insieme, benché in modo insoddisfacente, un teorico e un drammaturgo, sono attratto dall’aspetto romanzesco non meno che da quello scientifico, e li vedo continuamente entrambi nella condizione umana, non ultima in quella che è la condizione umana per eccellenza, la malattia: gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade radicalmente in preda alla malattia.”
La narrazione benché intervallata da termini medici e tecnici, scorre piacevolmente rendendo questo saggio facilmente accessibile a chi non ha competenze in fatto di neurologia e poi c’è l’infinita bellezza di poter sorridere della diversità mentre la moltitudine si affanna quotidianamente alla ricerca della normalità:
È una malattia, lo so, ma mi ha fatto sentire bene. È stata un’esperienza molto piacevole, e lo è tuttora… Erano vent’anni che non mi sentivo così viva. La malattia di cupido.
Queste sono le storie dei vinti, dei dimenticati, degli oppressi, degli emarginati che hanno acquisito quel diritto squisitamente umano di avere il loro posto nel mondo: esprimere sé stessi è una forma esclusiva di libertà.