Muslim Ban alla secca e Mucche Frisone al bando

Se Trump piange, Erdogan ci fa sbellicare dal ridere

Trump e i venti hawaiani

Ieri sera leggevo la notizia, che ha del grottesco, della diaspora delle mucche frisone olandesi, ordinata da Erdogan.

Stamani leggo di Trump la cui diaspora (Muslim Ban) conclamata verso gli stranieri islamici viene bloccata dal giudice Derrick Watson, hawaiano, per manifesta incostituzionalità.

La seconda versione dell’ordine esecutivo del Muslim Ban, pur riveduto e corretto con esclusione dell’Iraq dai sette stati “bannati all’ingresso in Usa”,  con l’esclusione di chi detiene una green card, permanente permesso di soggiorno e di chi aveva permessi di soggiorno richiesti prima della data dell’ordine esecutivo, ossia precedentemente alla data del futuro 19 marzo, non ha passato il guado.

Neanche la correzione che aveva inserito una sorta di corsia preferenziale per le minoranze religiose (in prevalenza, cristiani) provenienti dalla Siria è bastata a far passare l’ordine esecutivo versione seconda.

Derrick Watson, giudice delle Hawaii, a maggioranza democratica, ha bloccato su scala nazionale il diktat presidenziale di Donald Trump.

La motivazione giudiziale si svolge in 43 pagine che fanno le pulci allo spirito con cui è stato emanato il Muslim Ban.

Essa non si sofferma alla “lettera della legge” ma va in profondità, prendendo in considerazione la propaganda islamofoba contenuta nel bando di Trump.

Questo tipo di sentenze, che per la parte nostrana dell’occidente, sembrerebbe un processo alle intenzioni, rientra appieno nel modus facendi della giurisprudenza americana.

Nella motivazione ci si riferisce al bando  come “figlio di una stagione e atmosfera politica, in cui gli islamici vengono presi di mira” (rampini-lo-stop-a-trump-arriva-dalle-hawaii)  e da qui ne consegue la sua carica discriminatoria e anticostituzionale, giacché in aperta contraddizione con quanto la costituzione americana enuncia a garanzia del rispetto di tutte le religioni. Sospensione temporanea per danno irreparabile agli interessati.

Koeien uitgezet = Cows expelled = Mucche espulse

Ben altra sorte per le mucche olandesi presenti nel territorio di Erdogan.

È bastato uno stop alla presenza di ministri turchi per comizi nel territorio olandese, che avrebbero fatto la “ola” al referendum pro ampliamento poteri di Erdogan, che neanche le 40 mucche olandesi hanno potuto reclamare il diritto di asilo in terra turca.

L’Unione dei produttori di carni rosse della Turchia ha infatti scelto di praticare un diverso orientamento alla politica zootecnica, versata più sulle razze autoctone, decretando, dunque la “diaspora” di 40 mucche di razza Holstein, tipicamente olandesi.

Le mucche sono rimandate indietro per solidarietà con Erdogan e come forma clamorosa di dissenso verso l’Olanda dopo l’incidente diplomatico nato negli ultimi giorni.

A Canakkale, sulla costa egea della Turchia, Bulent Tunc, presidente dell’Unione dei produttori, ha rilasciato la sua dichiarazione al quotidiano Hurriyet.

“È una forma di protesta simbolica, derivata dall’enorme disappunto per l’opposizione di Amsterdam ai comizi di ministri turchi in quel paese”.

Due i fatti: il divieto di atterraggio, a Rotterdam per un comizio, opposto dalle autorità olandesi nello scorso 10 marzo, per l’aereo del ministro degli esteri turco, Mevlut Cavusoglu e, a distanza di 24 ore, lo stop alla ministra per le politiche sociali e famigliari, Fatma Betul Sayan Kaya, e il suo seguito, bloccati e scortati, in territorio tedesco, nonostante auto e passaporti diplomatici.

Nel momento in cui l’Olanda non dovesse riprendersi le mucche, queste ultime saranno macellate e le carni verranno distribuite gratuitamente.

La grottesca misura avrà molto gratificato il capo Erdogan.

Così se Trump piange di rabbia, Erdogan fa sbellicare dal ridere.

 

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