Recensione dello spettacolo teatrale “Prove Aperte”, messo in scena durante il Roma Fringe Festival

Prove Aperte.

Scritto e diretto da Max Mazzotta, con Paolo Mauro, Graziella Spadafora e Max Mazzotta.

Prove Aperte racconta le vicende di tre teatranti calabresi Mimì, Cocò e Carminuzzu (folle regista dei nostri tempi) alle prese con l’allestimento di uno spettacolo da rappresentare in un importante teatro con pochi giorni a disposizione e con una compagnia ridotta al minimo indispensabile.

Different Magazine durante il Roma Fringe Festival partecipa non solo in qualità di spettatore ma anche di giuria; nello specifico io, Miriam Bocchino, sarò una delle giurate e fornirò, inoltre, a voi lettori le recensioni degli spettacoli visti.

Prove Aperte narra le vicende di tre teatranti alle prese con le stranezze e le bizzarrie del regista, che vuole mettere in scena uno spettacolo di pantomima e che, al sopraggiungere della data di messa in atto, si trovano a vivere fasi differenti; nello specifico:

  • l’oblio;
  • l’incomunicabilità;
  • la crisi;
  • la chiarezza;
  • la prova generale.

Il linguaggio utilizzato è il dialetto cosentino e di conseguenza questo elemento potrebbe essere una limitazione per lo spettatore che non lo conosce. Tuttavia la sua vera forza non risiede nelle parole, bensì nella gestualità degli attori che riescono in un attimo a rappresentare non solo loro stessi ma anche un insaccato, una lampada, una folla di 500 persone e molto altro.

Un umorismo genuino e una bravura non indifferente fanno di Prove Aperte uno spettacolo teatrale da vedere e da gustare: il finale con la vera messa in atto di tutte le scene interpretate nelle prove è la sorpresa e la chicca che lo spettatore non si aspetta.

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