Recensione “Le notti bianche” al Roma Fringe Festival

Le notti bianche

ARTre Produzioni (Roma)

Di Gabriele Granito

Teatro Classico: tratto dal celebre romanzo di Fëdor Dostoevskij, lo spettacolo racconta le quattro notti di due giovani pietroburghesi incontratisi, per caso, in una magica notte assolata dell’estate russa.

Uno spettacolo di breve durata, con tre attori giovani sulla scena: lei, lui e l’altro.

Lei, Nasten’ka, diciassettenne, innamorata e in attesa del ritorno del suo amore.

Lui, amore di Nasten’ka, andato via un anno prima in cerca di fortuna, che ritorna nuovamente da lei senza però svelarsi ai suoi occhi.

L’altro, il sognatore, ragazzo timido e impacciato ma dal profondo universo interiore, che tuttavia non può fare altro che ascoltare Nasten’ka e vivere di sogni illusori e irraggiungibili.

Dello spettacolo ho apprezzato maggiormente l’idea che la sua realizzazione: portare in scena Fëdor Dostoevskij è sempre una decisione felice; purtroppo però ho anche recepito la giovane età degli attori, ma soprattutto la trama che non conclude l’opera: nel romanzo, infatti, l’amore della giovane Nasten’ka ritorna e il sognatore comprende che tutto è inutile e deve rintanarsi nuovamente nella solitudine dei sogni; mentre in questo caso, per chi non conosce l’opera, rimane un finale aperto e inconcludente.

Concludere lo spettacolo con un finale più definito avrebbe reso la messa in scena più interessante e avrebbe consentito una maggiore comprensione dell’opera rappresentata.

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