Repubblica Cecena: Argun, prossima alla capitale Groznyj. “I gay? Cani che non meritano di vivere”.

“Cani che non meritano di vivere”. Repubblica Cecena: Argun, prossima alla capitale Groznyj. Prigione illegale, Morte e torture.

Prigione illegale. Morte e torture.

Sembra il capitolo di una saga medievale. Ci avete fatto caso? Sta ritornando un rigurgito di crudeltà mentale completamente cieca d’umanità.

La Cecenia sta compiendo rastrellamenti (un termine che mi ricorda i tempi bui del nazifascismo!) di persone sospettate di essere gay. La tortura e la morte ne conseguono.

Elettroshock, torture perché rivelino i nomi di altri omosessuali, pestaggi fino alla morte.

La «debole smentita» del capo del governo  nonché capo della repubblica cecena, Ramzan Kadyrov, ha escluso che il fatto sia realmente accaduto, giacché “nel nostro Paese non ci sono gay“, ha dichiarato.

La notizia di una tale aberrazione è di un quotidiano indipendente russo, la Novaya Gazeta, che riporta le testimonianze di due sopravvissuti.

Ilga (associazione europea lesbiche gay e transgender) e la Rete Lgbt Russa, hanno istituito un numero riservato per vittime e testimoni.

A rincarare la dose il capo ceceno ha spiegato il suo punto di vista:”Se ci fosse gente simile in Cecenia, le forze dell’ordine non avrebbero bisogno di avere a che fare con loro, perché i loro parenti li manderebbero in un luogo da cui non c’è più ritorno“.

Kheda Saratova, membro di un “controverso” “Consiglio per i diritti umani” ceceno, ha proclamato, durante una trasmissione radio: Nella nostra società cecena, chiunque rispetti le nostre tradizioni e cultura darà la caccia a questo tipo di persone senza bisogno di aiuto da parte delle autorità e farà di tutto perché questo tipo di persone non esista nella nostra società”.

I fatti accaduti.

Le “purghe” sono iniziate a febbraio di quest’anno, sembrerebbe in modo casuale. L’arresto di un uomo sotto effetto di droga e con un cellulare pieno di immagini gay. La polizia è incominciata dai contatti che, lasciato acceso il cellulare, facessero chiamate, partendo a rastrellare chiunque contattasse il numero.

E lo schema si è ripetuto sempre uguale: dopo un fermo, il sequestro del telefonino, le cui fotografie e contatti vengono utilizzati per perseguire altre persone, con informazioni estorte anche con la tortura e pestaggi, durante la detenzione.

La prigione di Argun.

E’ stata localizzata in una foto aerea pubblicata dal giornale russo indipendente. Si tratta di un edificio in cemento in Kadyrov street, al civico 99b che fino all’anno 2000 ospitava gli uffici militari poi abbandonati, vicino alle caserme della polizia.

I fili seguiti dalle due croniste della Novaya Gazeta, per ricostruire i fatti e rintracciare la prigione, sono partiti dalla denuncia della prima ondata di arresti di omosessuali, a fine febbraio dell’anno corrente, resa da Nicolay Alekseev, leader del sito GayRussia.ru. Gli arresti sono seguiti alla richiesta dell’associazione di organizzare quattro «GayPride» in quattro città della Cecenia del Nord.

Le autorità di Grozny non si sarebbero fermate alla non autorizzazione dei cortei, ma hanno operato una «pulizia preventiva».

L’autorevole International Crisis Group ha confermato le testimonianze delle persone scappate dai campi e sta dando voce alle notizie per attirare l’attenzione internazionale.

Ci sono solo tre modi per uscire dalla prigionia: pagare una enorme somma di denaro, fornire i contatti di altri gay o presumibili tali, oppure essere affidati ai parenti perché finiscano l'”opera di rieducazione”.

Situazione interna della Cecenia.

L’omofobia è il peccato di cui si vestono la dirigenza della Cecenia (non sono i soli!) e, pare anche la maggioranza della popolazione.

Il quotidiano russo, Novaya Gazeta, le cui due giornaliste hanno scoperto la prigione di Argun, cita fonti riservate secondo cui alle persecuzioni avrebbero partecipato addirittura eminenti politici ceceni, il portavoce del parlamento, Magomed Daudov e il ministro dell’Interno, Aub Kataev.

Attualmente il capo della Repubblica e del governo della Cecenia è Ramzan Kadyrov, figlio di Ahmad Kadyrov.

Si tratta di un governo autoritario, di fatto una dittatura: in Cecenia non sono garantiti i più elementari diritti civili, ma per non farsene accorgere la città è in ristrutturazione, per simulare un aspetto di apparente normalità.

Ramzan Kadyrov è stato accusato di aver compiuto, attraverso il suo esercito privato, assassinii, stupri, rapimenti e tortura.

Come in ogni “buon impero”, il mantenimento del potere di Ramzan Kadyrov si infarcisce di colpi di mano e assassinii: grava sulla sua testa, non provato, l’assassinio di Ruslan Yamadayev, controverso personaggio ceceno. Appartenente ad una famiglia influente e membro della Duma di Stato della Federazione Russa, considerato l’oppositore autorevole di Kadyrov, è stato ucciso nel 2008 a Mosca, vicino al Cremlino, con 10 colpi di arma da fuoco.

Naturalmente le accuse sono state negate: l’assassinio sarebbe da addebitare ad una faida in cui era coinvolto il clan Yamadayev.

Reazioni del Cremlino.

La direttrice di Human Rights Watch per la Russia, Tanya Lokshina, ha denunciato l’assenza di reazioni da parte del Cremlino per la critica situazione della Cecenia.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha lanciato solo un laconico invito alle vittime a usare i canali ufficiali per denunciare le autorità (sic!).

E, in perfetto stile “barone e carota”, il ministero della giustizia russo ha inserito nella lista dei materiali banditi, perché ritenuti estremisti, anche le immagini che riportano la caricatura di Vladimir Putin truccato da drag queen.
Ora con lentezza comincia a muoversi la comunità internazionale.

Giornalista in pericolo di vita.

Elena Milashina, giornalista del Novaya Gazeta che forse per prima ha  dato la notizia dei campi di concentramento per gay in Cecenia, rischia la vita.

La Milashina ai microfoni della BBC ha infatti dichiarato: Nella moschea di Grozny hanno dichiarato l’jjhad  contro di me  e contro tutti quei giornalisti che stanno diffondendo le informazioni sul campo di concentramento per gay,  poiché danneggiano l’onore della nazione cecena e che ora devono essere perseguitati.”

In Italia cosa accade?

Certi diritti“, associazione radicale, ha inviato una lettera urgente a Federica Mogherini e Angelino Alfano, sollecitandoli a fare in modo che la diplomazia europea non resti silente.

Corpi paramilitari, per informazione dalle opposizioni russe, seviziano persone in campi di prigionia illegali. Si parla di oltre 100 persone deportate dalla fine di febbraio e di almeno 3 morti.

Il silenzio rischia di alimentare e cementare l’insabbiamento dei fatti, messo in atto dalle autorità cecene. Si richiede azione – scrivono i portavoce dell’associazione radicale italiana – e iniziative urgenti per l’invio di osservatori internazionali nella regione, concedendo immediatamente asilo ai sopravvissuti e alle vittime potenziali di questa follia“.

Erasmo Palazzotto (SI-Possibile), vicepresidente della commissione Esteri di Montecitorio, volge un appello al presidente Mattarella in visita a Mosca… “Che Mattarella a Mosca non ignori ciò che sta accadendo in Cecenia“.

La Duma tre anni fa ha approvato le leggi contro la ‘propaganda omosessuale tra i minori‘, applicate anche in Cecenia. Sono leggi “che hanno portato a una simile escalation di crimini, mettendo in serio pericolo la condizione dello stato di diritto nella Russia di Putin”.

Proclami e Interrogazioni parlamentari si sono levati da più parti. Tutti chiedono che “i governi facciano sentire la propria voce per assicurare il rispetto dei diritti umani in Cecenia“.

Leggeremo le risposte in questi prossimi giorni.

Per ora si può aderire all’iniziativa di Amnesty International, a far sentire di essere “gli uni con gli uni“.

Fonti

Repubblica.it Esteri

Corriere.it Esteri

The Guardian

Novaya Gazeta

Amnesty Petition

Cecenia Notizie

Ruslan e Sulim Yamadayev

crisisgroup.org

Diritti_LGBT_in_Russia

Ilga.org

GayRussia.ru 

Human Rights Watch per la Russia

Video

video giornalista-russa-campi-concentramento-gay-rischia-vita/

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