Si riaccende lo scontro politico sullo ius soli

Attesa la discussione in Senato del disegno di legge.

SI RIACCENDE LO SCONTRO POLITICO SULLO IUS SOLI!

Lega e MS5 si dichiarano pronti a dare battaglia in aula. Il Governo si prepara alla fiducia.

Nonostante il dibattito sullo ius soli abbia conquistato l’interesse di tutti i partiti fuori dalle aule parlamentari, l’approvazione del disegno di legge al Senato è tutt’altro che scontata.

Il governo in extremis è pronto a porre la questione di fiducia, mentre la Lega Nord ha già presentato circa 48 mila emendamenti.

Il disegno di legge, approvato alla Camera il 13 ottobre 2015 con 310 sì, 66 no e 83 astenuti (tra questi i deputati del M5S) modificherebbe la l. n. 91 del 1992, introducendo uno ius soli temperato per permettere ai figli degli immigrati provenienti dai paesi extra europei, nati in Italia e che, vivono, lavorano o studiano nel nostro Paese, di ottenere la cittadinanza italiana per nascita. Lo ius soli temperato pone dei limiti rispetto a quello classico, con il quale è riconosciuta la cittadinanza di un Paese a tutti coloro che nascono sul suolo nazionale, esclusivamente previsto negli Stati Uniti.

Lo ius soli temperato è da tempo regolato in tutti i paesi dell’Unione europea, ad eccezione dell’Italia dove è ancora vigente lo ius sanguinis e l’ordinamento riconosce la cittadinanza ai figli degli italiani nati all’estero. La riforma permetterebbe ai figli degli immigrati, nati in Italia, di ottenere la cittadinanza, se almeno uno dei genitori è in possesso del permesso di soggiorno europeo di lungo periodo e risiede legalmente in Italia da cinque anni. Il Ddl prevede inoltre lo ius culturae. I minori stranieri, nati nel nostro Paese o che vi siano entrati entro il dodicesimo anno di età e che abbiano “frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso gli istituti scolastici del sistema nazionale, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali”, hanno il diritto di ottenere la cittadinanza italiana, con l’unico limite che il minore concluda positivamente la scuola primaria. I ragazzi tra i dodici e i diciotto anni possono avere la cittadinanza se risiedano legalmente in Italia per almeno sei anni e frequentino o abbiano frequentato un ciclo scolastico, conclusosi con il conseguimento del titolo. In entrambi i casi, per i minori è necessaria la dichiarazione dei genitori o di un tutore per acquisire la cittadinanza entro il diciottesimo anno di età, altrimenti, l’interessato può provvedere alla richiesta entro il ventesimo anno o rinunciare alla cittadinanza acquisita.

Di un milione di stranieri che risiedono nel nostro Paese, 800 mila avrebbero finalmente diritto alla cittadinanza italiana, se il Senato approva la riforma. La maggioranza che, teme un nulla di fatto, ha davanti a sé l’incalzante ostruzionismo della Lega Nord, a cui si aggiunge il dissenso del MS5 che, dopo la sconfitta incassata alle ultime amministrative, ritiene la riforma inadatta a regolare la delicata materia della cittadinanza italiana agli stranieri, di fronte alle difficoltà socio-economiche in cui versano molti più o meno giovani italiani. C’è da aspettarsi un acceso confronto in aula, che non renderà facile l’approvazione della riforma e potrebbe costringere il governo, già come preannunciato, a porre la fiducia. Governo che, dopo le dichiarazioni del premier Gentiloni, assicura di non voler cedere né all’ostruzionismo, né ai ricatti delle opposizioni, ma di essere determinato ad incassare la riforma. Ciò non toglie che lo scontro politico sullo ius soli continua ad alimentare lo sconcerto dei giovani stranieri che aspettano, da ormai troppo tempo, una legge. Un dovere della politica che, in uno stato di diritto come il nostro, è invece oggetto di scontro mediatico tra i partiti in costante campagna elettorale.

Chiara Colangelo

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!