“SOTTO IL SOLE L’OSCURITA'”: al Teatro Trastevere fino al 17 dicembre

L’Associazione Culturale Teatro Trastevere

in collaborazione con La Compagnia Teatrale Artigianale I Cani Sciolti

presenta

 SOTTO IL SOLE L’OSCURITA’

 

Testo e Regia

Luca Pastore

ispirato a “La Svastica Sul Sole” di P.K. Dick

con

Dimitri D’Urbano, Luca Laviano, Claudio Filardi,

Ludovica Avetrani, Miriam Messina, Matteo Antonucci, Martina Caronna

 Musiche originali

Mattia Yuri Messina

Costumi

Ludovica Avetrani

Martina Caronna

Assistenza tecnica

Matteo Antonucci

 

“… A un membro del Partito non è consentito spostarsi di un millimetro dalla linea fissata, neanche in questioni del tutto irrilevanti. Cio’ che le masse pensano o non pensano incontra la massima indifferenza. A loro puo’ essere garantita la libertà intellettuale proprio perché non hanno intelletto. Ho imparato che Se coinvolgi le persone su un livello vitale e importante, risponderanno. Con la vita se necessario. E voi siete tutti coinvolti a livello vitale…” cit. Ministro Mifune

 La Nuova Produzione Artistica di Luca Pastore, che torna al Teatro Trastevere dopo il successo di “Club 27” della scorsa stagione,  prende spunto dal Libro di Philip K. Dick  “La Svastica sul Sole”, in cui l’autore ipotizza un futuro dispotico che vede la Germania Nazista vincitrice della seconda guerra mondiale, trionfo grazie al quale instaurerà un Regime totalitario nel mondo, dividendosi con il  Giappone  il dominio su Asia ed Americhe. Ed è proprio qui che troviamo le prime differenze tra lo spettacolo ed il libro stesso. La Germania ha  vinto la guerra. Non è alleata solo del Giappone ma anche e sopratutto della Russia, costituendo di fatto un nuovo regime Nazi-Comunista.

Siamo nel 2023 e tutta la vicenda prende il via quando alla morte del nonno, Grande Gerarca Nazista, Martha Himmler trova un video che teoricamente non dovrebbe esistere. Sconvolta dalla visione del video, cerca delle risposte nel regime prima e nella ribellione poi. Troverà chi la vorrà aiutare, chi la ostacolerà e chi cercherà di negarle l’evidenza.

 La scena è riempita della magnificenza del Reich. Tre torri che sovrastano tutto e tutti: lo sguardo del Fuhrer che si estende su tutto ciò che lo circonda.

Una realtà storica ricostruita attraverso giochi di luce, musiche, uso di costumi,  e sopratutto di Proiezioni video integrate all’interno della storia stessa. Le  divise sono “ricostruite” con uno sguardo al futuro, rese meno militari e più vicine ad abiti di tutti i giorni.

Una esperienza TOTALIZZANTE a tutti gli effetti, che farà vivere  al pubblico il peso di un Nuovo ed Agghiacciante Regime.

 “…Noi non abbiamo il mondo ideale, come vorremmo che fosse, dove la moralità è semplice perché semplice è la conoscenza. Dove ognuno puo’ fare cio’ che è giusto senza sforzo perché riconosce l’evidenza. In qualche altro mondo probabilmente è diverso. Meglio di così. Esisteranno chiare alternative fra bene e male. Non queste oscure commistioni, queste mescolanze, senza gli strumenti adeguati per distinguerne le componenti…” cit. Martha Himmler

Recensione

Uno spettacolo diverso, lento e carico di significato.

La compagnia riporta sulla scena la Germania nazista, composta da un potere totalizzante ed assoluto.

Il Fuhrer non è più Hitler ma un suo successore, altrettanto solo e diffidente; la paura di perdere il posto ottenuto gli fa uccidere anche le persone a lui più vicine.

Al regime si oppongono i ribelli, che auspicano di svelare alla popolazione gli inganni e le menzogne che da sempre contraddistinguono la loro vita.

Lo spettacolo racchiude in sé diversi messaggi, in primis la lotta per la libertà e per l’eliminazione del potere totalizzante e fine solo ai suoi interessi.

Purtroppo durante la visione del video, la presenza dell’attrice che interpreta Martha Himmler davanti al proiettore impedisce di visionare in modo approfondito le immagini, in quanto la veduta è ostacolata  dalla sua figura, soprattutto per gli spettatori che siedono immediatamente dietro.

La messa in scena, a mio avviso, è estremamente lunga: gli attori vivono il palco per quasi due ore e gli accadimenti sono pochi rispetto alla durata.

La lentezza è derivata anche dal cambio di scena, fatto ogni volta attraverso l’ausilio della musica.

Un ritmo più serrato, sicuramente avrebbe agevolato la sua riuscita.

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