Nuovo stop allo Ius soli in Senato. Nasce un corridoio umanitario “legale”.

Attesa senza fine per l’approvazione del disegno di legge sullo ius soli. Non sono bastati né lo sciopero della fame a staffetta di alcuni politici e volti dello spettacolo e della cultura, che ha preso il via questa estate, né le promesse del presidente dei senatori PD, Luigi Zanda, e del Premier Paolo Gentiloni.

Nonostante in questi mesi la maggioranza abbia ripetuto con insistenza la necessità e l’importanza che il disegno di legge sullo ius soli venga approvato entro la fine della legislatura, restano poche carte sul tavolo per il Governo, stretto tra l’urgenza di approvare definitivamente la Manovra e proposte di calendarizzazione parlamentare che penalizzano di fatto lo ius soli.

Non ultima, la richiesta avanzata dai grillini al Presidente del Senato, Piero Grasso, di discussione sui vitalizi dei parlamentari. MoVimento 5 Stelle più propenso a bypassare la discussione in aula del disegno di legge e, dunque, affiatato con la Lega di Salvini che della cittadinanza agli stranieri, nati o cresciuti in Italia, non ne vuole proprio sapere.

Il Governo e il Pd sondano comunque il terreno per poter approvare in extremis la legge con la fiducia. Incide la scissione di Alternativa popolare – che però lo scorso autunno aveva già annunciato il “no” allo ius soli – e la voglia forse dei verdiniani di esserci, dopo aver siglato la “strana alleanza” con il Partito democratico di Matteo Renzi.

Eppure, i numeri non ci sono per l’approvazione del disegno di legge, il cui approdo al Senato per la discussione è appeso perciò ad un filo. Il presidente del Consiglio ha preso un impegno dinanzi al senatore Luigi Manconi, che ha iniziato lo sciopero della fame. Una dichiarazione d’intenti del primo, un tentativo del secondo, perché si possa approvare lo ius soli prima della fine della legislatura. I democratici cercano dunque di convincere i moderati, che si oppongono al “si” sul disegno di legge, utilizzando le carte dei collegi da attribuire e delle liste, sulla base di un nuovo accordo elettorale, rivolgendosi proprio a quella parte di Ap rimasta nella maggioranza, dopo la spaccatura interna.

Così Piero Fassino, uno dei principali sostenitori della legge sulla cittadinanza si auspica che, riaprendo il dialogo con i moderati, che non hanno scelto il centro-destra, si riesca a raggiungere i numeri necessari per porre la fiducia in Senato sul provvedimento.

La realtà, nonostante l’ottimismo di Piero Fassino, è però un’altra. La parte dei moderati di Ap che hanno scelto di allearsi con Berlusconi hanno impoverito le fila di un partito, quello di Angelino Alfano, che soffre già da tempo una crisi di consenso elettorale. E l’ombra di una presa di distanza dei pochi di Ap che sono rimasti con il Governo è sempre più concreta. Antonio Gentile, neosegretario del partito, ha dichiarato che ci sono stati contatti informali con i Dem, ma non ha nascosto la propria perplessità.

L’approvazione dello ius soli non gioverebbe alla Lega di Matteo Salvini alle prossime elezioni. Perché la campagna elettorale è aperta e la posta in gioco per tutti i partiti è alta.

È stato perciò bloccato l’esame del disegno di legge sullo Ius soli al Senato, prima delle vacanze natalizie. Dopo l’approvazione della Legge di Bilancio, la discussione in aula sul ddl è stato interrotto dal Presidente Piero Grasso, su richiesta del senatore della Lega, Roberto Calderoli, per mancanza del numero legale dei presenti.

Un colpo di scena prevedibile che ha fatto slittare, ancora una volta, i lavori in aula sul disegno di legge al 9 gennaio 2018. Stessa sorte per la proposta di abolizione dei vitalizi, il cui esame è stato rinviato su decisione del Consiglio di presidenza del Senato.

Nel frattempo, dopo le denunce delle ONG e della UNHCR sulle condizioni inumane e degradanti dei migranti nei centri di detenzione in Libia, sono sbarcati in Italia 162 immigrati – per lo più donne e bambini – grazie alla creazione di un corridoio umanitario “legale”. Il progetto è il frutto di un accordo tra Italia, governo libico, ONU e CEI. I migranti che, attraverso un volo di Stato, sono stati trasferiti in Italia, sono stati individuati dall’UNHCR, come soggetti in condizioni di fragilità.

L’impegno di alcune diocesi – Arezzo, Benevento, Treviso, Varese, Milano e Reggio Calabria – sembra aver reso possibile una prima forma di accoglienza davvero inclusiva e legale, permettendo di sottrarre ai trafficanti uomini, donne e bambini che, ogni giorno, tentano la traversata del Mediterraneo per raggiungere l’Europa. Il Presidente della CEI, Gualtiero Bassetti, e il ministro degli Interni, Marco Minniti, hanno dichiarato la loro soddisfazione per la riuscita dell’iniziativa, che, grazie alla preziosa collaborazione dell’UNCHR, sembra poter essere una soluzione efficace per sconfiggere la tratta di esseri umani.

Un inizio che sembra poter essere risolutivo. Ma in Europa ancora tutto tace. Senza la collaborazione degli altri Stati membri, l’Italia quanto potrà davvero, da sola, continuare ad operare in questa direzione? E quanto allora potrà essere risolutivo questo progetto, se i Paesi europei continuano a rifiutarsi di aprire le frontiere e ad accettare le proprie quote di migranti, approdati o fatti approdare legalmente in Europa? C’è il rischio, dunque, nonostante il successo di questo intervento, di una nuova crisi sulla questione dell’accoglienza. Perché i muri di filo spinato, voluti per respingere i profughi, restano lì dove sono nell’Est Europa e, ad eccezione dei complimenti sullo sforzo dell’Italia, non sembra che altri Paesi abbiano, per ora, l’interesse e il coraggio politico di rimboccarsi le maniche.

E suona paradossale l’entusiasmo di Marco Minniti, a conclusione dell’operazione. Perché, intanto, l’Italia e il suo Governo non sono ancora riusciti ad incassare il disegno di legge sullo ius soli.

Chiara Colangelo

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