Ultima missione spaziale per la sonda Cassini

Oggi 26 aprile 2017, la sonda Cassini, così chiamata in onore dell’astronomo Gian Domenico Cassini, uno tra i più famosi studiosi di Saturno nel corso del Seicento, è pronta per intraprendere il suo ultimo viaggio.

Un “iter” durato circa vent’anni; tredici dei quali essa ha orbitato intorno a Saturno, sesto pianeta del Sistema Solare in ordine di distanza dal Sole e secondo per grandezza solo dopo Giove.

Il suo primo lancio è stato effettuato dalla NASA nell’ottobre del 1970 e, dopo aver percorso l’immensità spaziale per anni, ha raggiunto finalmente Saturno nel 2004.

Grazie al suo minuzioso lavoro, gli scienziati hanno potuto osservare e studiare più da vicino il pianeta tramite le immagini nitide scattate dalla sonda, oltre ad analizzare la polvere interstellare e a fare un’ultima grande scoperta: nella parte inferiore della sesta luna di Saturno, denominata Encelado, è presente un oceano, che avrebbe quasi certamente condizioni favorevoli per ospitare forme di vita, in quanto l’area del polo sud della luna apparirebbe sensibilmente più calda del previsto.

Pertanto, l’obiettivo finale preposto è quello di far compiere alla sonda circa 22 passaggi ravvicinati negli anelli di Saturno, affinché si possano registrare ulteriori dati fondamentali riguardanti in modo particolare la concentrazione atmosferica del pianeta.

Detto ciò, come ogni viaggio che si intraprende, bisogna essere consapevoli del fatto che ad una partenza corrisponde inevitabilmente un ritorno, così come ad un inizio corrisponde sempre una fine.

Per tale ragione, anche la sonda Cassini, tra pochi mesi, sarà destinata alla sua: svanirà dissolvendosi attratta dall’orbita dello stesso pianeta, lasciando dietro di sé una lunga scia di immagini spettacolari, di infinite ore di lavoro, di enormi soddisfazioni e la consapevolezza di essere partecipi di un qualcosa di meravigliosamente immenso e ancora, per gran parte, sorprendentemente inimmaginabile.

Benedetta Marchese