Violenza di serie A o di serie B? Le dichiarazioni di Debora Seracchiani

Debora Serracchiani genera una bufera politica con il suo commento a un episodio di stupro.

L’episodio in questione è avvenuto la sera del 9 maggio, da parte di un iracheno richiedente asilo, in una stazione di Trieste ai danni di una minorenne del luogo.

In una nota ufficiale della Regione, il vice segretario del Pd e presidente del Friuli Venezia Giulia ha commentato: «La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile, quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese».

Questa sua affermazione ha scatenato molte critiche e varie ribattute, il primo a prendere posizione pubblicamente è stato Roberto Saviano che attraverso un post su Twitter si rivolge a Salvini dicendo «Saluta l’ingresso di Serracchiani nella Lega. Spero la candidi lui: se lo fa ancora il Pd, vuol dire che il Pd è diventato la Lega».

Commenta anche Maria Cecilia Guerra, capogruppo di Articolo 1: «La violenza sessuale è un atto odioso e ripugnante sempre, È sbalorditivo dunque che la Presidente Debora Serracchiani abbia bisogno di cercare aggravanti ulteriori ad un fatto che, per sua stessa natura, non può averne alcuna. Che il presunto colpevole sia italiano o straniero non fa e non deve fare alcuna differenza».

Forti le parole di Nicola Fratoianni, Sinistra italiana «non esistono stupri di serie A e stupri di serie B. Semmai esistono politici di serie A e politici di serie B, evidentemente la governatrice del Friuli Venezia Giulia appartiene alla seconda categoria».

Alle tante critiche la Serracchiani replica, non rinnegando la sua affermazione precedente: «Ho detto una cosa di buon senso anche se scomoda, Al di là del caso specifico, in cui le responsabilità saranno accertate dalle autorità, credo di aver detto una cosa evidente alla stragrande maggioranza dei nostri concittadini. Non rendersene conto significa fare il gioco di quelli che razzisti lo sono veramente».

 Il vice segretario del Pd giustifica la sua affermazione, sostenendo che un richiedente asilo chiede un “atto di solidarietà” alla società che lo accoglie e pertanto instaura con essa un rapporto di fiducia, proprio in virtù della fiducia accordatagli, l’atto, che compie, si rivela più grave dello stesso compiuto da un italiano.

Incalza ancora la Serracchiani <<Sono convinta che l’obbligo dell’accoglienza umanitaria non possa essere disgiunto da un altrettanto obbligatorio senso di giustizia, da esercitare contro chi rompe un patto di accoglienza. Per quanto mi riguarda, gesti come questo devono prevedere l’espulsione dal nostro Paese, ovviamente dopo assolta la pena. Se c’è un problema di legislazione carente in merito bisogna rimediare>>.

Ma può esistere una discriminatoria della violenza?

 

 

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