A sangue freddo: la grande illusione di Jean-Claude Romand

La prima bugia risale ai tempi dell’università, quando comunica a genitori e conoscenti di aver superato l’esame del secondo anno di medicina. In seguito, confessa a un suo caro amico di avere una rara forma di linfoma. Infine, annuncia di essere stato assunto come ricercatore all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Seguono altre bugie, manipolazioni e truffe che vanno a creare una vita parallela ‘perfetta’, condotta all’insaputa di tutti per quasi vent’anni. Le conseguenze di tali azioni, inevitabilmente, saranno terribili.

Il protagonista di questa vicenda è Jean-Claude Romand, un uomo apparentemente normale che fino al 9 gennaio 1993 sembrava condurre un’esistenza altrettanto ordinaria. Tutti quelli che lo conoscono lo descrivono sempre con le stesse parole: una persona discreta e affabile, medico brillante, marito e padre affettuoso. Nato a Lons-le-Saunier l’11 febbraio 1954, figlio unico di Aimé e Anne-Marie Romand, cresce nel borgo di Clairvaux-les-Lacs, poco lontano dal confine svizzero. Sin dall’infanzia è molto timido ma gentile, educato e diligente. I genitori stravedono da sempre per lui e lo considerano a tutti gli effetti un ragazzo e uno studente modello.
Eppure, nonostante il tranquillo ambiente familiare, la sua inclinazione a mentire è già presente; piuttosto che dare un dispiacere o una preoccupazione ai suoi cari, il piccolo Romand preferisce il silenzio e la solitudine, isolandosi dal mondo esterno e trascorrendo la maggior parte delle giornate con il suo cane, l’unico essere vivente a cui è affezionato. Come concludono i tre psicologi che lo hanno esaminato durante il processo, il suo bisogno di distorcere la realtà è dovuto alla paura del giudizio sociale e al timore di apparire debole agli occhi degli altri. In particolare, un altro sentimento a cui l’uomo aspira da sempre è l’ammirazione, la stima e la compassione altrui così da poter accrescere ulteriormente la propria autostima. Insomma, Romand manifesta sin dall’infanzia i sintomi della cosiddetta pseudologia fantastica, meglio conosciuta come mitomania: non può fare a meno a mentire.

In questo contesto si giunge alla prima menzogna; siamo negli anni Settanta e il ragazzo frequenta la facoltà di medicina all’università di Lione insieme a Florence Cloret, una lontana cugina della quale è innamorato ma non ricambiato. Il giorno dell’esame di ammissione al secondo anno il giovane, inspiegabilmente, non si presenta. Quando i genitori gli telefonano per sapere come è andata, Romand non ha esitazioni: l’esame è andato molto bene. Non racconta la verità a nessuno e nessun compagno di corso smentisce la sua affermazione. Oltre a ciò, ha dell’incredibile il fatto che, tra il 1975 e il 1986, l’uomo riesce ad iscriversi ben dodici volte allo stesso anno. Non conseguirà mai la laurea.
La seconda bugia risale al suo presunto terzo anno di università; mentre genitori e conoscenti sono felici per il suo ‘successo’, Romand si rinchiude nel suo appartamento lionese in preda alla depressione. Ci resta per tutto il primo trimestre fino a quando il suo amico Luc Ladmiral , preoccupato per la sua assenza, non si reca da lui. Messo alle strette, l’uomo decide di ricorrere a un’ulteriore menzogna per giustificare il suo stato. In questo senso, il linfoma di Hodgkin, una forma di tumore rara di cui è impossibile prevedere l’insorgenza, sembra rappresentare la ‘soluzione’ ideale. Tale inganno, oltre ad eludere qualsiasi domanda scomoda, contribuisce ad avvicinare Florence a Romand. I due finiscono per fidanzarsi e, nel 1980, si sposano. Dalle nozze nascono due figli, Caroline (1985) e Antoine (1987). Nel frattempo, la donna ha abbandonato gli studi di medicina per laurearsi in farmacia e l’uomo, all’insaputa di tutti, continua ad attingere soldi dal conto corrente dei genitori.
Con una famiglia da mantenere, Romand architetta ulteriori inganni per far sì che la verità non venga a galla. Innanzitutto, deve inventarsi un impiego adatto per mascherare le sue bugie e aprire uno studio medico, per via delle necessarie procedure burocratiche, non è affatto una buona idea. Dichiara quindi ai familiari di essere stato assunto prima all’Inserm di Lione, poi all’OMS di Ginevra come responsabile di un gruppo di ricerca contro l’arteriosclerosi. Oltre a ciò, l’uomo racconta altre storie per mantenere intatta l’ammirazione di tutti: afferma di aver lavorato come tirocinante alla Publique Assistance-Hôpitaux de Paris, di avere una cattedra alla facoltà di medicina di Digione, di conoscere Bernard Kouchner e altre personalità di rilievo.
La fantomatica posizione all’OMS, per via dei continui spostamenti tra Francia e Svizzera, gli permette di occupare sufficientemente il suo tempo e di giustificare i suoi vagabondaggi senza meta. Tale espediente viene inoltre usato per chiedere cospicui prestiti che contribuiscano alle sue ‘ricerche’ e per trasferire ingenti somme di denaro di amici e conoscenti nelle banche svizzere con la scusa di ricavarne vantaggiosi investimenti. Anche i familiari dell’uomo accettano di buon grado la sua offerta, senza sospettare di nulla. Nel 1987 Pierre Cloret, padre di Florence, chiede se è possibile disinvestire una parte dei 400.000 franchi affidati a Romand per acquistare un automobile. Finisce per cadere dalle scale di casa, il 23 ottobre 1988, e muore senza riprendere mai conoscenza. Quel giorno era in compagnia del genero. Successivamente, Romand propone alla sorella di Pierre Crolet un farmaco sperimentale per curare il marito malato di cancro. La donna, inizialmente reticente, accetta e gli affida 150.000 franchi. L’anno seguente il marito muore ma il falso ricercatore ha già pronta la sua giustificazione: essendo in fase sperimentale, la cura non garantiva risultati certi. La sua fortuna, però, non può durare per sempre.

Il castello di bugie costruito da Romand comincia a scricchiolare quando incontra una dentista di Parigi, Corinne. È il 1991 e l’uomo, anche se sposato, inizia una relazione clandestina con la donna, portandola negli alberghi più lussuosi e riempiendola di costosi regali. Nonostante abbia tentato di lasciarla, su consiglio dell’amico di sempre Luc, Romand non è in grado di staccarsi da lei né tantomeno dalla moglie. Nel frattempo, i debiti dovuti alle ingenti somme di denaro spese per garantirsi una vita da luminare cominciano ad aumentare e il timore di essere scoperto comincia a farsi largo nella mente dell’uomo. Come se non bastasse, un amico scopre che il suo nome non figura come membro dell’OMS e Florence comincia a sospettare dell’eccessiva discrezione del marito: in sette anni di matrimonio non le ha mai permesso di andare a trovarlo all’OMS, può contattarlo solamente tramite il cerca persone e non ha alcuna idea della natura esatta dei suoi ‘viaggi di lavoro’. Infine, nel 1992, Corinne chiede la restituzione dei 900.000 franchi che gli aveva affidato qualche tempo prima.
A quel punto, consapevole della fine imminente della sua illusione, l’uomo prende una decisione atroce: poiché non ha il coraggio di confessare le sue malefatte alla moglie e ai genitori, tutti loro devono morire con lui, rimanendo così all’oscuro della sua doppia vita. Il 9 gennaio 1993 la strage si compie: Romand uccide prima la moglie con un corpo contundente poi utilizza un fucile comprato il giorno precedente per sparare ai figli e ai genitori. Tenta quindi di strangolare l’amante, che aveva invitato a cena dall”amico’ Bernard Kouchner nella foresta di Fontainebleu, ma desiste di fronte alle suppliche della donna. La notte del 10 gennaio cosparge di benzina il suo appartamento e, dopo aver preso dei barbiturici, appicca il fuoco. Non muore: verso le quattro del mattino, i netturbini di servizio in zona danno l’allarme e il soccorso dei vigili del fuoco è immediato. Un altro elemento salva (involontariamente o meno) la vita dell’uomo: i sedativi ingeriti erano scaduti.

La scoperta dell’intera vicenda lascia parenti, amici e conoscenti interdetti: come è stato possibile un inganno simile, durato quasi vent’anni? Come è possibile che nessuno abbia sospettato nulla? E soprattutto, perché non raccontare la verità invece di concludere così orribilmente quel circolo di bugie e macchinazioni? Tutte queste domande vengono poste dal giudice Yvette Vilvert il 25 giugno 1996, quando il processo contro Romand ha ufficialmente inizio. Alla fine, la perizia psichiatrica dà un senso all’inclinazione menzognera dell’uomo. Lui stesso sembra confessarlo durante gli interrogatori e tale affermazione sarà essenziale per condannarlo all’ergastolo il 5 luglio dello stesso anno: «Quando non posso aggirare un ostacolo, lo elimino». Eppure, come dare un senso a questa storia, culminata con la morte di cinque persone? Intanto, il 5 settembre 2018, Romand fa richiesta per ottenere la libertà condizionale. L’udienza, inizialmente prevista per il 18, viene spostata al 20 novembre. In carcere, l’uomo viene descritto come un detenuto modello, dal comportamento esemplare e dal temperamento mite e discreto. La solitudine, come sempre, accompagna le sue giornate. È l’inizio di una nuova grande illusione?

Elisa Ceccon

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