Anche gli zar piangono. Lo zar Nicola II tra Perestroika e Putin

È accaduto a Mosca.

In una chiesa, lo zar Nicola II ha pianto lacrime di mirra.

Sembra che la chiesa ortodossa sia intervenuta per capire l’origine del fenomeno che, se risultasse inspiegabile secondo parametri razionali, verrà definito come mistero di fede e potrà valere come buona ragione per la causa di canonizzazione dell’ultima famiglia imperiale russa.

Nicola II è stato l’ultimo zar di tutte le Russie e la rivoluzione del ’17 decretò la fine della famiglia Romanov. L’icona dello zar fu regalata da un fedele ad una chiesa moscovita proprio in occasione del recente anniversario della rivoluzione bolscevica.

Un’immagine e il suo potere di memoria dovrebbero dare da pensare all’attuale establishment pericolante di una Russia piena di guai che pensa allo zar come simbolo di un passato carico di nostalgia e difensore della religione, venerandolo come martire della Santa madre Russia.

Il popolo russo ha una profonda e sentita religiosità ed una prepotente volontà di professare la sua fede.

Post Perestroika.

Ricordo la sensazione di misticismo rarefatto nell’aria, quando la religione cominciava cautamente ad uscire, in tempi di perestrojka, dalle catacombe in cui era rifluita, bandita dal comunismo di Stalin e successori, guadagnandosi la luce del sole.

L’odore quasi nauseante del sego delle migliaia di candele accese davanti alle icone; la partecipazione implorante ed umile dei fedeli durante le liturgie, quasi nenia a richiamare il senso profondo della divinità su una società che era in fila dignitosamente silenziosa, per ogni bene di consumo essenziale, davanti ai grandi magazzini Gum (Glavny Universalny Magazin) limitrofi alla Piazza Rossa, peraltro vuoti di beni necessari.

Litanie ortodosse in antica lingua greca a ritmare le vite di frotte di ragazzini che, come a Napoli, in epoca di mercato nero, ti offrivano, assillanti, beni di lusso, adatti al tuo gusto europeo: caviale del Volga e collane di ambra gialla o nera, orologi, pur di vedersi sventolare sotto il naso profumati dollari americani.

I tempi allora erano duri, ma una speranza, quella dell’effetto mercato, trainava un’economia in riconversione. Ma la legge del mercato non ha pagato per niente e le intemperanze di una classe politica, fortemente burocrate, hanno dato la stura alla nostalgia di tempi passati, in cui gli occhi cercano di vedere quello che forse non si sarebbero mai sognati di vederci.

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