Apparenze nell’era 2.0: quando la bellezza è un’illusione

In un articolo su El Pais del 26 maggio 2016 Rosario Gomez si occupa del social network Facebook e degli eccessi della taglia 54, un numero che esprime la fissazione indotta dalla società della perfezione estetica pronta a spingere molte donne a puntare ad un fisico da modelle.

La domanda di fondo è: fa più colpo la rete sociale quando proibisce la campagna pubblicitaria di una modella obesa o quando ritratta?

Il giornalista della testata spagnola si occupa del potere delle reti sociali nell’era della connessione: una interattività ma allo stesso tempo una passività che non sembrano davvero incontrare alcun tipo di limite.

Egli lo definisce il quinto potere, dando per assodato che la stampa invece sia il quarto. Si può occupare con la stessa leggerezza o con un maggior grado di approfondimento di politica estera come la primavera araba o le strategie di Putin, o di dimensione domestica.

In ogni ambito sia esso macro o micro, questi strumenti comunicativi vengono quasi rappresentati come gli arbitri in grado di decidere cosa sia bene e cosa invece sia male.

L’industria di Zuckerberg Facebook ha eliminato definitivamente la foto della modella di taglia xxl Tess Holliday, chiarendo che le fotografie mettevano in evidenza parti del corpo con modalità non piacevoli.

La Holiday era funzionale alla campagna lanciata dalla organizzazione australiana – cherchez la femme-  con il titolo ‘Femminismo è grasso’.

Facebook ha deciso di censurare queste istantanee perché violavano le direttive salutari e incentrate sul benessere che il grande fratello globale veicola come nuova religione civile.

Mettiamoci d’accordo sul fatto che l’obesità può essere un fattore derivante da più situazioni: costituzione fisica, ingordigia, malattie psicologiche.

Sicuramente il segreto è nel giusto mezzo.

Le industrie delle pillole dimagranti, della sociologia dell’estetica e di miscele del benessere bombardano gli utenti sulla rete di proposte di dimagrimento bollando corpi lievemente rotondi o amanti della buona cucina e condannandoli alla ghettizzazione ed alla discriminazione.

I media presentano come normali i fisici di modelli e modelle propinandoci una realtà che nella vita concreta non esiste a parte rare eccezioni.

Quindi gli uomini vogliono assomigliare ai calciatori, mentre la donna assumono atteggiamenti da fotomodelle; anche lo sport è esaltato, e questo ci fa piacere essendo una nobile disciplina. Tuttavia non vengono enfatizzati gli elementi portanti legati all’attività fisica dell’eroismo e del sacrificio, ma sono celebrati invece gli aspetti connessi alla bellezza fisica ed alla prestanza.

Anche questo segna il passaggio al mondo esteriore da quello interiore: è premiata come vincente l’attività sorridente del mangiar sano, del correre e dell’andare in palestra; mentre l’attività intellettuale ed il godimento dei beni gastronomici nella giusta misura vengono ritenuti passatempi quasi nocivi.

Diciamo che l’uomo è un essere totale, che con il sano equilibrio è in grado di vivere realmente con le giuste soddisfazioni.

Gomez mette in evidenza come la decisione del potente mezzo interattivo ha subito (secondo quanto dice lui testualmente) ‘un’inondazione di reclami’ contro una politica salutarmente corretta.

Ad un certo punto l’industria di Zuckerberg è dovuta tornare sui suoi passi, spiegando di non aver potuto controllare fra i milioni di annunci quel messaggio così scivoloso. È  ovvio che fosse una scusa, per non inimicarsi la liberaldemocrazia conformista della rete, dato che Facebook vive sugli umori e sulla pancia dei suoi utenti.

Il messaggio di rettifica è stato questo- ci scusiamo per l’errore e ci sentiamo di approvare la pubblicità.

9 anni fa un caso analogo ma di estetica differente, Isabelle Caro fu protagonista di un annuncio di Benetton; il marchio voleva rendere consapevoli le persone dell’orrore dell’anoressia.

In Italia l’immagine fu censurata perché violava gli articoli del codice della lealtà pubblicitaria e della dignità della persona.

Sta di fatto che il mito del corpo bello e perfetto oggi è il dogma; questo produce una comparazione continua con i vip della rete e della tv e induce ad una costante depressione di uomini e donne che non si sentono in grado di reggere il confronto.

Buona parte delle persone vuole apparire come in realtà non è; la società dei bisogni indotti ha ottenuto il suo scopo per vendere tutto ciò che entra in relazione con il concetto di immagine.

La persona in senso totale vale più di mille like, allora recuperiamo un equilibrio fra corpo ed anima per essere persone vere e non manichini delle diete esagerate e della società che impone concetti di bellezza inesistenti nell’estetica della vera Bellezza.

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