Biennale Arte di Venezia: i padiglioni da non perdere alle 59esima Esposizione Internazionale d’Arte

Esposizione Internazionale d’Arte

Esposizione Internazionale d’Arte

La 59esima Esposizione Internazionale d’Arte “Il latte dei sogni”, curata da Cecilia Alemani, ha aperto le sue porte al pubblico il 23 aprile con molti percorsi espositivi e un totale di 80 partecipazioni nazionali.

Tra le partecipazioni solo una è stata la vincitrice del Leone d’Oro: stiamo parlando della Gran Bretagna con la mostra Feeling her way di Sonia Boyce a cura di Emma Ridgway.

L’artista afro-caraibica espone immagini, carte da parati, strutture geometriche. Sonia Boyce immerge il pubblico nel suono attraverso le voci di cinque musiciste nere. L’interazione e l’amalgamarsi di suoni ed etnie crea un gioco di collaborazione che infonde nel visitatore valori di libertà e vulnerabilità.

Oltre alla vincitrice indiscussa ci sono stati altri due premi con le menzioni speciali: la Francia con Les rêves n’ont pas de titre e l’Uganda per la prima volta alla Biennale con They dream In Time.

Ma volendo scegliere altri tre padiglioni quali consigliamo?

Una scelta difficile ma, a nostro avviso, non dovete assolutamente perdere queste tre partecipazioni nazionali alla 59esima Esposizione Internazionale d’Arte: Stati Uniti, Polonia e Italia.

Tutti e tre hanno l’intento comune di volore mostrare qualcosa che la società solitamente nasconde perché troppo scomodo o difficile da raccontare.

Iniziando dal primo. Presso la sede Giardini noterete sicuramente il padiglione degli Stati Uniti poiché la struttura palladiana è stata ricoperta da un tetto di paglia al cui centro campeggia la gigante scultura in bronzo dai grandi seni Satellite.

La ricerca artistica di tutto il padiglione è curata dall’artista afroamericana Simone Leigh, vincitrice del Leone d’oro per la migliore partecipazione.

Dal titolo Sovereignity, in italiano Sovranità, è un’esposizione a denuncia della storia coloniale narrata dall’Occidente e sottolinea le mancanze presenti nella memoria collettiva.

Continuando la visita presso i Giardini si nota in lontananza il padiglione Polonia grazie agli interventi esterni che ricoprono di colori e figure la facciata.

Affidato dall’artista di origine rom Malgorzata Mirga-Tas, dal titolo Re-enchanting the World, l’installazione crea una narrazione sugli usi e costumi della più grande minoranza d’Europa attraverso dodici maxi tele dall’effetto patchwork.

L’opera è ispirata al ciclo di affreschi del Salone dei Mesi di Palazzo Schifanoia di Ferrara. Attraverso i simboli, i segni zodiacali, le allegorie e i decani potrete avere una totale immersione nelle scene di vita quotidiana dai colori cangianti.

Infine il terzo padiglione è quello dell’Italia, che si trova nella sede Arsenale, dal titolo Storia della Notte e Destino delle Comete a cura di Eugenio Viola, con l’opera del solo artista Gian Maria Tosatti.

Un ‘esperienza da vivere in solitaria e in assoluto silenzio che vi porterà ad attraversare la prima sala cullati dalla musica di Senza Fine di Gino Paoli, circordati da un mondo meccanico con un gigantesco montacarichi.

I macchinari, con la loro grandezza, diventano i compagni di un viaggio nel padiglione. Questo, nonostante la musica leggera, racconta la mole di un lavoro meccanico e alienante.

Un progetto espositivo coraggioso che, alle volte, lascia il visitatore isolato e perso sul da farsi fino a giungere all’acme nell’ultima sala, un mare notturno inquietante che irrompe sulle pareti.

A chiudere questa visita che sembra teatrale ma è fin troppo vivida non poteva mancare la frase finale dell’articolo “Il vuoto del potere in Italia” pubblicato da Pier Paolo Pasolini sul Corriere della Sera il primo febbraio 1975.

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