“Birra ghiacciata”: versi di David Taglieri

Canti, ritmi, controcanti al ritmomusica di tempeste in mare che suggellavano una giornata di sole, di raggi, di insalate di riso che scendevano dalle tavole e saziavan le papille gustative di Oscar; un cane pregiato di pelo bianco e di virtù rara che si trastullava giocando con il gatto norvegese Pluto, smilzo, furbo, ma buono e saggio. Per loro agosto era un trionfo di caldo e talvolta di noia, ma per non restar soli chiusi nella soffitta di Pirandello, eran disposti a sopportare tutto quel carnaio presso lo stabilimento. Poi i libri, seppur con altre prospettive, li avevan letti tutti, il felino selvatico addirittura ci aveva riposato trasferendo sulla carta la sua verve onirica.

Mese strano, fu la riflessione della piccola tigre – e poi con tutto questo pelo addosso mi vien la voglia di entrare in acqua. Per canto e conto suo il canone era stato in apnea tutta la mattinata, era andato a trovare i suoi amici pesci che non ci pensavano affatto ad invitare il norvegese. Imbranato con gli animali subacquei ma pur sempre pericoloso. Pirandello intanto stava progettando con la progettualità di un economista e con i progetti ed i sogni dell’ultimo artista romantico, la rappresentazione psicologica della crisi di governo attualizzandola nel contesto veloce della globalità, condannando le anomalie del progresso dei tweet e delle grullate delle videodichiarazioni politicanti. Intanto si immaginava il futuro e le prove, e le mosse nella sua testa osservando distrattamente i suoi animali che gli davan grandi compagnie di zuffe, giochi, risate e ispirazioni. Franco il regista fiorentino aveva letto tutta la bozza per ora deprivata delle scene e delle coreografie alle quali avrebbe pensato lui. Lo chiamò – senti tu mi devi dire quanto vuoi che sia politico lo spettacolo e quanto invece vuoi entrare nella psiche dell’uomo… e lui – mi piacerebbe un plot antropologico, per dimostrare che la storia passa ma l’uomo non cambia mai.

E lui – ah benone ci siamo intesi anche io sono di questa idea. Ho già pensato al protagonista delirante.

Pirandello annuì, si prese, due secondi e trionfalmente tuonò in maniera positiva – verrebbe?

E Franco – io credo proprio di si, andiamo a cena a settembre all’Archetto e lì ci darà la conferma.

Pirandello sanzionò: colpaccio. E interruppe la chiamata. Era soddisfatto e decise di metter da parte il lavoro per rincorrere il gatto ed il cane su quel lungomare che osservandolo dall’orizzonte riconsegnava passati faticosi, illuminava presenti sorprendenti e si illuminava di futuro interrogativo. Carpe diem, in quel momento il suo unico obiettivo era quello di dedicarsi ai suoi amici quadrupedi, con un pallone in mano, la sigaretta accesa nell’altra ed una birra ghiacciata davanti allo specchio delle sue aspettative.

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