“B/RIDE”, spettacolo vincitore del premio #inplatea al Teatro Trastevere
LO SPETTACOLO VINCITORE DELLA
Prima edizione del Concorso teatrale #inplatea
B/RIDE
SCRITTO E DIRETTO DA:
Giacomo Sette
IDEA E CONTRIBUTI AL TESTO:
Martina Giusti
CON: Martina Giusti, Azzurra Lochi e Simone Caporossi
MUSICHE: Luca Theos Boari Ortolani
e un brano inedito di Alice Giorgi
AIUTO REGIA: Azzurra Lochi
Una collaborazione “Anonima Sette” & Martina Giusti
Sinossi
“Se una ragazza si sente realizzata nell’idea perfetta di una coppia da cerimonia, cosa le rimane quando questa crolla? E cosa resta del suo compagno?”
“B/RIDE” è un racconto teatrale ispirato al cortometraggio “Finché morte non ci separi”, di Damian Szifron. Una vera e propria parabola in cui una sposa, davanti all’evidenza di un tradimento, deciderà di distruggere tutto ciò che aveva progettato mettendo in discussione convenzioni, famiglia, “bon ton”. Farà a pezzi l’immagine della “sposa modello” per scoprire una nuova sé e trascinerà in questo vortice anche il suo uomo. Il tutto nel tempo di un ricevimento di nozze. Aperta la crepa del dubbio, del sospetto, dell’infedeltà e spogliati di macchine d’epoca e fotografie patinate, restano la donna e l’uomo – in tutta la loro imperfezione. La nostra sposa si scoprirà prima adultera, poi violenta, rissosa, vendicativa, e una volta svuotata, pronta per amare. Amare quello sposo adultero, violento, rissoso, vendicativo, svuotato che sarà, di riflesso, pronto per amarla. Un processo di catarsi, di liberazione da tutto ciò che è preteso come “coppia” per ritrovarsi uno davanti l’altra, non più sposi ma amanti, finalmente sinceri. Liberati da ogni inibizione, mandando all’aria “ciò che si conviene”, i due finalmente si scopriranno. Con gli abiti stropicciati, il trucco colato, il respiro affannato, si guarderanno e si conosceranno. Per la prima volta. Quello sguardo sarà l’inizio di una nuova storia. “B/RIDE” racconta la distruzione, il brivido di demolire e la meraviglia di rinascere dalle macerie.
Sulla scena Martina Giusti, voce narrante e “burattinaia” della storia, è accompagnata dai “D.Um.Mi.Es.” – Doppi Umani Mitologici Esperimenti – Azzurra Lochi e Simone Caporossi, nei ruoli dei due sposi B. e Pier. La forma del monologo viene dunque messa in discussione dalla presenza di tre attori: un essere parlante e due “fantocci umani”, materie vive con cui interagire.
“Una coppia immobile, dentro.
Un rapporto che non va da nessuna parte.
Un uomo e una donna ridotti ad essere l’ombra di sé stessi. Davanti a questa banale e comune crisi esistenziale e di rapporto, i due rispondono con il matrimonio ma non sembra essere la reazione adeguata. Simone Caporossi e Azzurra Lochi, lo sposo e la sposa, sono semplici pupazzi nelle mani di Martina Giusti, deus ex machina del dramma. Unica voce e corpo attivo dell’intero spettacolo, è ora i pensieri nascosti della sposa, ora quelli dello sposo, ora un’amante, ora un aitante bagnino, ora un padre, ora una madre – in definitiva il racconto.
Raccontare, per cercare qualcosa che si cela dentro e si crede perduto. I nostri due pupazzi non sono però completamente disumanizzati. Dentro hanno ancora qualcosa che preme per uscire.
Il loro corpo vive, reagisce, in modo impercettibile.
Quella che vogliamo creare è una mappa, appena percettibile per l’occhio, della complessità e vastità delle emozioni. Microscopica, infinitesimale, cavalcata e condizionata dal Fool narrante, l’emozione si muove per frammenti nella scena. Gli attori sono disposti geometricamente nello spazio, senza scenografia – uno spazio per le sole immagini stimolate dalla parola, dall’interpretazione e per le microazioni dei pupazzi. La scelta delle musiche composte da Luca Theos Boari Ortolani e del solo di Alice Giorgi seguono questa linea – la necessità di pulizia e chiarezza per far emergere ciò che di più profondo si muove dentro di noi. Questa pulizia non sempre è elegante: il suono può essere duro, ferito, aggressivo. Ma il tentativo è proprio questo: creare qualcosa che è così come si vede, complesso e nitido come la vita. Un’immagine dentro cui occhio ed emozione possono perdersi- pur nell’apparente stasi- fino alla catarsi finale, lasciata alla libera interpretazione degli attori entro i limiti della storia che portano.” Cit Giacomo Sette
Recensione
B/Ride è uno spettacolo originale, inconsueto e intimista.
Sul palco tre personaggi, ma ad emettere suono è solamente Martina Giusti, voce narrante e “burattinaia” della storia. Muove con maestria le altre due figure sul palco, l’uomo e la donna, marito e moglie.
Pier, lo sposo, commette adulterio il giorno del suo matrimonio e B, la sposa, scoprirà non solo la vera natura di colui che ha sposato ma anche la propria.
La disperazione condurrà ad ulteriore dolore, fisico e spirituale.
Sul palco le due figure, apparentemente inanimate, si scopriranno dotate di una forza capace di sottrarsi all’epilogo scelto dalla “burattaia”, lasciando un finale insoluto e aperto ad ogni possibilità.
Gli attori riescono con straordinaria capacità ad impersonare bene i ruoli ricoperti sul palco: lo spettatore si lascia ammaliare dalla storia e si interroga sul suo epilogo. I sentimenti appaiono a tratti distruttivi e a tratti labili.
Lo spettacolo ha ottenuto l’acclamazione del pubblico che ha confermato la decisione di attribuirgli il premio #inplatea; questo consentirà una migliore sponsorizzazione di esso e di conseguenza la possibilità maggiore di vederlo nuovamente in scena.
Ciao, PiumeDiCarta ti ha nominato per il Blogger Recognition Award
http://www.piumedicarta.it/2017/12/blogger-recognition-award.html