Il calcio: tra passione e violenza!

Quello che è accaduto, qualche settimana fa, a Roma, dove una parte degli “ultrà” laziali ha manifestato il loro odio nei confronti della tifoseria romanista, esibendo delle “figurine” di Anna Frank con la maglia giallorossa, è l’ennesimo esempio di come questo sport di massa stia diventando sempre più una competizione tra tifoserie, dove la posta in gioco sul piano simbolico è talmente elevata che la mercificazione di immagini, di ideali, di cultura, è sempre più al centro della scena.

Durante le partite di calcio, gli spettatori dei vari settori, gli addetti ai lavori, i giornalisti e tutti i soggetti interessati, nonostante stiano fisicamente nello stesso posto, non stanno godendo dello stesso spettacolo. Per esempio, un padre di famiglia che ha accompagnato il proprio figlio a partecipare ad una manifestazione sportiva è poco interessato a “comunicare” con la tifoseria rivale, ma sicuramente sarà intento a spiegare al figlio le regole del gioco. Diverso è il ruolo degli “ultrà” posti nei diversi settori dello stadio, dove intraprendono uno “conversazione a distanza”, basata sull’insulto rituale e sulla provocazione, lasciando poco spazio alle fasi di gioco e al sostegno della propria squadra.

Come è accaduto nel corso degli anni, spesso la barriera comunicativa viene rotta, provocando un vero e proprio scontro fisico tra i due gruppi avversari, che può sfociare in tragedie. È il caso della strage di Bruxelles del 1985, in cui gli hooligans inglesi entrarono in contatto con dei tifosi italiani e, in assenza di vie di fuga, 39 spettatori morirono per schiacciamento e asfissia. Dieci anni dopo un altro dramma colpì il modo del calcio, dove Vincenzo Spagnolo, un giovane tifoso genoano, fu accoltellato da un’ultrà milanista.

Come la storia recente ci insegna, il calcio è sempre più un “fatto sociale totale”, ossia un “fenomeno che mette in moto in certi casi la totalità della società e delle sue istituzioni”. Sul luogo delle partite, sono infatti presenti ampi gruppi di forze dell’ordine, pronti ad intervenire nel caso ci fosse bisogno. Nel calcio convergono molteplici elementi: è uno sport organizzato, un evento di massa, uno spettacolo, un rituale collettivo, un’industria (quasi) sempre verde; ma è anche oggetto di scontro quotidiano, un fattore politico e istituzionale, un terreno fertile per la criminalità e le attività illegali.

Non è più un semplice gioco per intrattenere il pubblico, non è più uno svago domenicale, una passione che coinvolge gruppi di persone, o almeno non è solo questo.

Isabella Insolia

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