“Changanika”: la mostra fotografica di Silvia Sciarra a Casa Scalabrini 634 di Roma inaugura il 24 febbraio 2023

Silvia Sciarra
Changanika
dallo swahili misto, mischiarsi, mescolarsi.
La mostra – che è un estratto di un’opera più grande – si presenta come un mosaico di ritratti e immagini di vita quotidiana, una riproduzione intensa e intima, delicata e potente, capace di testimoniare in maniera realistica e sofisticata una realtà complessa, eterogenea, risultato essa stessa di un incessante processo di mescolanze: quella di Casa Scalabrini 634, sede di ASCS a Roma in via Casilina 634.
Il lavoro si articola in due momenti separati: la prima parte, realizzata nelle mura della struttura nel 2019, documentando attimi e attività nella stessa, cattura la natura profonda di una realtà in cui anche il più semplice dei momenti di vita quotidiana sa essere un’inesauribile fonte di preziosi scambi culturali, sociali e, ancor prima, umani.
La seconda parte, invece, testimonia la vita dopo Casa Scalabrini 634. Le foto, realizzate nella casa degli – ormai – ex inquilini della struttura, Shahid, Hashim, Farhan e Shukrullah li seguono in una tarda mattinata di dicembre 2020 nel loro nuovo appartamento romano.
La struttura bifasica dell’opera guida l’osservatore verso una graduale immersione, non solo nel processo di integrazione dei protagonisti delle fotografie, ma anche nella costruzione di un rapporto intimo e personale con gli stessi, che passa attraverso l’obiettivo della fotografa e restituisce la profondità del legame che a loro la unisce. Quello che il progetto, nel suo complesso, dunque, trasmette è una sensazione di progressiva conoscenza delle persone ritratte, che culmina con l’ospitalità nella loro nuova casa durante un momento tanto quotidiano quanto familiare come quello del pranzo.
Le due parti si intrecciano tra loro senza alcuna evidente soluzione di continuità. Ciò che le attraversa, e attraversandole le lega indissolubilmente, è infatti un invisibile – ma allo stesso tempo chiarissimo – fil rouge: lo scambio personale e culturale che un incontro di questo tipo sottende.
L’artista, testimoniando silenziosamente questo percorso, ne diviene parte attiva, trascinando con sé l’osservatore; il melting-pot che ne deriva è simbolo di un viaggio più ampio e antico, personale e universale insieme, specchio nel quale riflettersi per imparare qualcosa in più sull’altro, ma in primis su sé stessi. Questo emerge in modo evidente dal libro d’artista che affianca l’esposizione, testimoniando concretamente le radici profonde alla base dell’ideazione del progetto e riflettendo chiaramente la natura introspettiva del viaggio che Changanika vuole raccontare.
L’opera, in un crescente e silenzioso climax di intensità, raggiunge il suo apice con la foto che chiude la raccolta, in cui Shahid e Farhan stringono tra le mani una fotografia che ritrae uno di loro all’interno di Casa Scalabrini 634 (contenuta nella prima parte della raccolta).
La circolarità che così si delinea non è affatto casuale. Essa, piuttosto, simboleggia il risultato del processo di integrazione che l’intero reportage si propone di testimoniare.
Un processo, quest’ultimo, iniziato in luoghi e tempi ben lontani dalle fotografie di cui l’opera si compone, che l’occhio attento e sensibile dell’artista è riuscito a raccontare in tutta la sua profondità, come risultato necessario e contestualmente incredibile di una peculiare mescolanza.
Testo a cura di Maria Vittoria Izzi
INFO
Casa Scalabrini 634 – Via Casilina 634 Roma
La mostra rimarrà in esposizione presso Casa Scalabrini 634 e sarà visitabile su appuntamento.
Prenota la visita tramite WhatsApp – 3201678407