Cosa ci lascia il Concerto del Primo Maggio di Roma?

Ambra Angiolini e Stefano Fresi

Straordinarietà e consapevolezza: l’arrivo alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica per il concerto del Primo Maggio è un evento quasi surreale, pregnante di speranza e attesa nonché di buoni auspici per un ritorno alla normalità.

La musica, da sempre portatrice di unione, diviene anche in questo caso collante tra le persone presenti, poche, tra ospiti e addetti ai lavori. La sensazione è che nell’aria sia viva la voglia di trasformare un giorno “non – normale” in un ricordo in grado di farci dire “ce l’abbiamo fatta”.

L’evento, organizzato e prodotto da iCompany, promosso da CGIL, CISL e UIL, trasmesso in diretta su Rai3 e Rai Radio2, è stato condotto da Stefano Fresi e Ambra Angiolini con la partecipazione di Lillo Petrolo.

L’Orchestraccia da Piazza San Giovanni ha dato il suo saluto agli spettatori, simboleggiando dal luogo dell’esibizione la necessaria speranza di un ritorno.

“I problemi vanno risolti e per farlo vanno messi sul tavolo. Questo è il nostro tavolo”: con queste affermazioni i conduttori hanno dato inizio a una giornata di musica e parole.

Alex Britti & Flavio Boltro, Modena City Ramblers, Y–not (vincitore del contest Anas), Cargo, Marte Marasco e Neno (i 3 finalisti del contest 1MNext), Balthazar, Margherita Vicario con l’Orchestra Multietnica di Arezzo (l’artista ha ricordato l’importanza della parità di genere attraverso la figura di Marie Curie), Ginevra, Folcast, Vasco Brondi, Wrongonyou, Gaia, Nayt, Après La Classe, Sud Sound System, Chadia Rodriguez ft Federica Carta, Fasma e Gigi, The Zen Circus, Bugo, Gio Evan, Il tre, Tre Allegri Ragazzi Morti, Gaudiano e Motta si sono susseguiti sul palcoscenico nel pomeriggio.

La prima parte dell’evento, terminata alle ore 19.00, oltre alle esibizioni degli artisti si è contraddistinta per le testimonianze di chi, in questo periodo di emergenza, è divenuto suo malgrado uno degli attori principali: infermieri, maestri, rider, operatori sindacali.

Alle ore 20.00 il palcoscenico accoglie i bauli su cui i presentatori e Lillo battono per ribadire l’importanza della cultura in Italia e la necessità di un intervento da parte delle autorità per porre fine ai giorni di assenza.

Piero Pelù accoglie il pubblico con un’energica esibizione, affermando la voglia viva di ripartenza: “siamo al punto zero, ricominciamo subito.”

A seguire le esibizioni di La Rappresentante di Lista, Come_cose, Antonello Venditti, Ermal Meta, Madame, Claudio Capéo, Gianna Nannini (l’artista ha ricevuto il premo Siae consegnato da Mogol), Colapesce e Di Martino, Fedez, Francesca Michielin, Noel Gallagher, Max Gazzè & the Magical Mystery Band e Daniele Silvestri (insieme a Piero Pelù e a Finaz hanno, anche, omaggiato Erriquez – Enrico Greppi, componente della Bandabardò scomparso da poco), Edoardo Bennato, Mara Sattei, Lp, Fabrizio Moro, Noemi, Enrico Ruggeri, Francesco Renga, Fast Animals and Slow Kids e Willy Peyote, Ghemon, Michele Bravi e Extraliscio.

Nel corso della serata è avvenuta anche l’incursione degli artisti Vinicio Marchioni e Giacomo Ferrara che hanno ribadito l’importanza e la bellezza del lavoro dell’attore e la necessità di resistere al complicato e difficile periodo. Ma sono stati due gli interventi in grado realmente di scuotere le coscienze e di creare riflessione: Fedez e Michele Bravi, pur se con modi e parole differenti, hanno saputo esplicare l’importanza dei vocaboli, dell’educazione e della legge.

Fedez, nello specifico, ha lasciato e lanciato sul palcoscenico della Cavea un messaggio non solo musicale ma anche e soprattutto sociale, chiamando in causa due problematiche: l’intervento del governo nei confronti dei lavoratori dello spettacolo e la necessità di approvazione del Ddl Zan.

Il Ddl Zan, ovvero “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità” prevede l’istituzione di nuovi reati con pene severe nei confronti di chi istiga o compie atti di discriminazione, la nascita di una giornata nazionale contro le discriminazioni (il 17 maggio) e lo stanziamento di quattro milioni di euro all’anno per iniziative di contrasto al fenomeno. Nonostante l’ovvia urgenza, il Ddl Zan non è stato ancora approvato, a causa dell’ostruzionismo di alcuni partiti di destra che ritengono la legge non necessaria. Nelle affermazioni riportate da Fedez e pronunciate da alcuni componenti degli stessi partiti che osteggiano la legge, tuttavia, è evidente l’importanza della stessa.

-“Se avessi un figlio gay, lo brucerei nel forno” Giovanni De Paoli consigliere regionale Lega Liguria

-“I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali” Alessandro Rinaldi consigliere per la Lega Reggio Emilia

– “Gay vittime di aberrazioni della natura” Luca Lepore e Massimiliano Bastoni consiglieri comunali leghisti

-“I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie” Alberto Zelger consigliere comunale della Lega Nord a Verona

-“Il matrimonio gay porta all’estinzione della razza“ Stella Khorosheva candidata leghista

– “Fanno iniezioni ai bambini per farli diventare gay” candidata della Lega Giuliana Livigni

L’artista ha denunciato, inoltre, l’intromissione dei vertici Rai, sostenendo che hanno tentato di dissuaderlo dal pronunciare nomi e cognomi sul palcoscenico del Primo Maggio, in quanto ritenuto “inappropriato”.

Un tentativo di censura, nonostante l’emittente sostenga che la stessa non sia stata presente?

Michele Bravi, al contempo, ha ribadito l’importanza delle parole e non solo delle intenzioni.

L’artista si è riferito in modo implicito, nel suo intervento, al discorso tenuto dal duo comico Pio e Amedeo: i due, infatti, nel corso del programma “Felicissima sera”, hanno sostenenuto che le parole, anche quelle più “infelici”, quando non hanno in sé l’intento di offendere possono essere pronunciate.

Michele Bravi, al contrario, ha affermato l’importanza e il peso delle parole, anche di quelle più leggere.

“Le parole sono importanti, tanto quanto l’intenzione.

Le parole scrivono la storia.

Le parole, anche quelle più leggere, possono avere un peso da sostenere enorme…

Io ci ho messo tanto, tanti anni a trovare le parole giuste per raccontare il mio amore per un ragazzo.”

Cosa ci lascia il Primo Maggio? La sensazione che nonostante la bellezza dell’evento la strada del ritorno alla normalità sia ancora lontana e l’amaro in bocca per il disagio in cui versa una parte dell’Italia: se le parole, quelle giuste, infatti, ancora oggi diventano dibattito il giorno dopo, quando in realtà dovrebbero essere accettate da tutti e rappresentare la normalità del pensiero, è evidente che la strada da percorrere è ancora tanto lunga. I diritti sono un diritto per tutti ma molti, spesso e intenzionalmente, se ne dimenticano!

Fotografie: credito Roberto Panucci. Immagini fornite dall’ufficio stampa Parole & Dintorni

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