“Cuori in prigione” di Yamila Abraham: coercizione e amore possono co – esistere insieme?

Cuori in prigione

di Yamila Abraham

Sinossi

Condannato a venticinque anni per spaccio di cocaina, e rinchiuso in un carcere federale, Ryan Burgess deve adattarsi alla vita della prigione che per lui inizia con l’isolamento. Il giorno in cui assiste all’omicidio a sangue freddo di uno dei detenuti, per un regolamento di conti tra blocchi, decide che ha bisogno di protezione, anche se questo vuol dire affidarsi a Harrison e diventare la sua puttana.
Harrison è rinchiuso in carcere da ben ventiquattro anni. Il suo traffico di droga, all’interno dell’istituto, prospera grazie a guardie corrotte, scambi di favori e soprattutto grazie alla regola numero uno: in prigione ognuno pensa a se stesso.
Quando Ryan gli chiede protezione, specificando che non sarà la sua cagna, Harrison lo asseconda perché, da quando quel ragazzo così giovane è arrivato, ha capito che forse, dopotutto, anche in prigione si può trovare un angolo di felicità.
E quella felicità è il cuore di Ryan.

Recensione

È un romanzo a cui inizialmente avevo dato una chance: il suo essere ambientato in prigione lo rendeva differente e originale. La chance data, purtroppo, non serviva.

Nel libro viene raccontata la vicenda di Ryan, diciottenne benestante, finito in prigione per spaccio di cocaina. Ryan è un giovane di costituzione esile, consapevole che la prigione rappresenti per lui un pericolo costante. Questa consapevolezza lo porta a cercare una protezione ed a legarsi a Harrison, spacciatore di droga e uomo maturo.

Harrison stringe un patto con Ryan: non cercherà di prendere il suo corpo per i prossimi 3 anni; trascorso  questo periodo Ryan potrebbe ottenere la libertà vigilata; in caso contrario i termini dell’accordo verranno rinegoziati. Ryan dovrà in questi 3 anni ascoltare le direttive di Harrison e stargli accanto.

Entrambi si professano eterosessuali, soprattutto Ryan, che sembra disgustato e terrorizzato dalla possibilità di avere un rapporto sessuale con un uomo ma che con lo scorrere del tempo e l’accrescimento del legame sempre più stretto con Harrison, comincerà a cambiare idea.

Ciò che ho trovato stridente con la vicenda non è tanto la differenza di età tra i due bensì la coercizione a cui Harrison sottopone un inconsapevole Ryan; coercizione che si manifesta anche quando Harrison chiederà a Ryan di chiamarlo “papà” in momenti che di paterno non hanno veramente nulla.

Il libro non lascia nessuna emozione nel lettore e si manifesta in tutta la sua mediocrità.

VOTO: 5 / 10

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