Emergenza migranti: continua l’empasse dell’Europa, mentre le richieste dell’Italia restano inascoltate

Resta l’emergenza migranti nel nostro paese, ma la questione degli sbarchi già non occupa più le prime pagine dei giornali o dei notiziari. Dall’inizio dell’emergenza si sono susseguiti numerosi vertici, durante i quali i capi di Stato e di Governo europei si sono ripetutamente confrontati faccia a faccia sulla gestione dell’incessante ed imponente flusso di migranti provenienti dai porti libici.

IL TRILATERALE MACRON, MERKEL, GENTILONI. A margine del Vertice dei Balcani occidentali, il tête-à-tête tra Macron, la Merkel e Gentiloni è però servito a confermare l’empasse dell’Europa rispetto alle richieste avanzate dal Governo italiano. Da una parte, infatti, la Cancelliera Angela Merkel si è limitata a manifestare solidarietà rispetto al lavoro fino ad ora svolto dall’Italia, dall’altro, nessuna novità dal Presidente francese Macron, il quale ha ribadito la necessità di arginare l’arrivo dei migranti economici. I paesi europei continuano a tessere le lodi dell’Italia nell’affrontare l’emergenza, mentre, di fatto, la voce del Premier Gentiloni resta sostanzialmente inascoltata.

IN BILICO LA TENUTA DELL’EUROPA. Ad oggi l’Europa non è ancora capace di agire, di assumersi la responsabilità, in modo politicamente coeso ed unito, di decisioni concrete, in grado di dare un segnale forte all’opinione pubblica che, “insieme” l’Europa può gestire nel modo migliore l’emergenza. Restano invece le divisioni, le divergenze e le politiche di chiusura dei paesi europei. Ben presto le istituzioni europee, delegittimate dagli imperanti nazionalismi, dovranno scegliere se lasciare a briglie sciolte gli Stati europei o intervenire, in modo politicamente attivo. Dinanzi agli interessi dei singoli stati, il Parlamento e la Commissione europea che poteri hanno? Nessuno. L’emergenza migranti degli ultimi anni è il banco di prova della tenuta dell’Europa, che ha delle falle profonde nelle questioni politiche più cruciali. L’Unione europea, oramai tale solo più di nome che di fatto, è ancora lontana dal rendere le frontiere degli Stati membri reciprocamente aperte e “solidari”.

I PAESI DELL’EST E LA POLITICA DEI RESPINGIMENTI. Soltanto pochi giorni fa, il premier nazional conservatore ungherese Vikctor Orbàn, commentando la lettera inviata dai quattro paesi dell’Est del Gruppo Visègard – Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Ungheria – al Premier italiano, ha dichiarato la necessità di chiudere i porti italiani e di concentrare gli sforzi dei paesi europei per respingere ed arginare il flusso dei migranti. La netta chiusura dei paesi dell’Est e gli avvertimenti di Vienna all’Italia sono altri gravi sintomi della crisi che attraversa l’Europa. La mancanza di una linea politica coesa è infatti la principale causa della perdita di credibilità e di fiducia nell’Europa. L’opinione pubblica preferisce piuttosto sostenere i leader politici dei propri paesi, sempre più spesso ottusi e pericolosi. I deboli segnali di apertura al Vertice di Varsavia appaiono ora fumo negli occhi, probabilmente per prendere altro tempo e lasciare che l’Italia continui ad affrontare da sola l’emergenza degli sbarchi e a gestire l’accoglienza. L’Europa, forse con le dita incrociate, spera che così facendo l’Italia non possa che accettare, con il tempo, il proprio “destino”.

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Chiara Colangelo

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