“ER NASO DE GOGOLLE” al Teatro della Cometa fino al 20 gennaio.

8 | 20 GENNAIO 2019

Francesco Acquaroli in

ER NASO DE GOGOLLE

testo e regia Pierpaolo Palladino

da Nicolaj Gogol

musiche originali Pino Cangialosi

suonate dal vivo da Flavio Cangialosi tastiere, chitarra e percussioni

e Livia Cangialosi voce e fiati

disegno luci Alessia Sambrini

Sarà in scena al Teatro della Cometa dall’ 8 al 20 gennaio 2019, Francesco Acquaroli in ER NASO DE GOGOLLE, testo e regia Pierpaolo Palladino, da Nicolaj Gogol; musiche originali Pino Cangialosi suonate dal vivo da Flavio Cangialosi tastiere, chitarra e percussioni e Livia Cangialosi voce e fiati.

Francesco Acquaroli, dopo il boss Samurai di Suburra e Samuele, l’amico fuorilegge del vice questore Rocco Schiavone, decide di “rovinarsi” la reputazione di duro della mala romana interpretando un personaggio farsesco e paradossale che si ispira al famoso racconto di Nicolaj Gogol. In questo divertente spettacolo il protagonista si risveglia all’improvviso senza naso, ma la sua unica preoccupazione è di aver perso anche la rispettabilità nella buona società che frequenta. “Un uomo senza naso che omo è?”. Con vittimismo fantozziano si lancia dunque all’inseguimento del suo Naso che fugge in città vestito da cardinale, ma è inseguito a sua volta dal suo stesso pregiudizio sociale, perché “a un omo timorato nun glié capitano ‘ste cose!”.

A inseguire le sue gesta in scena due giovani polistrumentisti con sonorità pop-rock (synth, chitarra elettrica, voce, percussioni), che accompagnano l’intera vicenda grazie alle musiche di Pino Cangialosi. Una riscrittura in romanesco colto di un classico gogoliano con cui l’autore Pierpaolo Palladino narra le ansie dell’abate Corvallone, alter ego del Kovalèv gogoliano, nella Roma del Papa Re, specchio di un mondo analogo al nostro, in cui la forma e il buon nome in società sono l’essenza stessa dell’uomo.

“Nicolaj Gogol fu amante e conoscitore di Roma, dove abitò nel 1836, conobbe il Belli e scrisse buona parte del suo “Le anime Morte”. L’ambientazione romana e in un romanesco colto ben si presta a raccontare le ansie dell’abate Corvallone, alter ego del Kovalèv gogoliano, che si agita alla ricerca del suo naso fuggito all’improvviso per girare libero in città. Le musiche eseguite dal vivo accompagnano narrativamente e musicalmente le gesta dell’abate. La curia vaticana sostituisce infine l’analoga burocrazia zarista, in un mondo in cui la forma e il buon nome in società sono l’essenza stessa dell’uomo. Aggiungo infine che questo spettacolo si inserisce in una personale ricerca nel solco di una drammaturgia contemporanea dialettale (come altri autori di ogni regione italiana che dagli anni ottanta sono stati protagonisti del rinnovamento drammaturgico nazionale) che segue i miei precedenti testi “Il Pellegrino”, “L’albergo Rosso”, “La battaglia di Roma” ed “Il Cappello del Papa”.

Pierpaolo Palladino

“La scelta condivisa con Palladino di affidare l’interpretazione musicale a due polistrumentisti in scena, permette una narrazione sonora ricca di elementi colti e popolari. Strumenti come il corno, il contrabbasso, la chitarra, già in uso all’epoca di Gogol, convivono in questo allestimento con sonorità pop-rock (synth, chitarra elettrica, voce, percussioni). Le musiche di scena di “Er Naso”, in analogia alle musiche de “Il Pellegrino” e “La Battaglia di Roma” di Pierpaolo Palladino, sono dunque concepite in forma di melologo, genere musicale che unisce la musica con il parlato”.

Pino Cangialosi

Recensione

Un racconto, uno spettacolo e a tratti una favola. Sono molti gli ingredienti che rendono “Er naso de Gogolle” uno spettacolo gradevole e vincente.

Francesco Acquaroli accompagnato da Flavio Cangialosi (tastiere, chitarra e percussioni) e Livia Cangialosi (voce e fiati) intrattiene per un’ora lo spettatore, incuriosito dalla strana vicenda della perdita del naso da parte dell’abate Corvallone.

Sul palcoscenico l’unico linguaggio utilizzato è il romanesco colto, facile da comprendere anche per chi non è di Roma.

La vicenda è ambientata nel 1836 e l’abate Corvallone è un abate laico, in grado di “servire non solo la chiesa ma anche le sottane”. Un mattino si sveglia ed il suo naso è sparito. Come è avvenuto? Chi è il responsabile? Potrebbe essere Oreste, il barbiere, che si ritrova il naso dell’abate nel pane o Donna Ersilia che vuole dargli in sposa la figlia?

Lo spettacolo, intervallato dalle musiche, incuriosisce e appassiona. L’enigma è avvincente e la domanda imperante: il naso tornerà dal suo legittimo proprietario o le sue velleità e aspirazioni lo condurranno lontano dall’abate Corvallone?

Se dovessi trovare una pecca sarebbe la poca durata dello spettacolo ma questo semplicemente perché la bravura di Acquaroli fa venire voglia di sentire un’altra storia e di prolungare la piacevole serata a teatro!

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