“Falstaff a Windsor” con Alessandro Benvenuti al Teatro Quirino: la recensione

alstaff-a-Windsor-nella-foto-Alessandro-Benvenuti.-Foto-Serena-Pea

alstaff-a-Windsor-nella-foto-Alessandro-Benvenuti.-Foto-Serena-Pea

“Si torna in scena. Sono resuscitato”.

Falstaff si sveglia, un sonno quasi primordiale sembra quello vissuto dal protagonista che su un palcoscenico scarno rivela allo spettatore un uomo dall’aspetto farsesco, un personaggio di cui avere quasi pena per i suoi modi poco eleganti e il suo aspetto poco cavalleresco.

Il regista Ugo Chiti con “Falstaff a Windsor”, liberamente tratto da Le allegre comari di Windsor, porta al Teatro Quirino uno dei grandi personaggi di William Shakespeare.

In questo adattamento l’uomo “resuscita” a Windsor: Alessandro Benvenuti interpreta un Falstaff dall’accento toscano, sempre con la battuta pronta e dal portamento grezzo. È un gentiluomo caduto in disgrazia dopo l’allontanamento dalla corte da parte del principe Enrico V divenuto re.

Amante del vino e delle donne è accompagnato da due servi che fanno dei loschi “lavoretti” al suo servizio: con mano lesta si dedicano a rubare per poter sopravvivere.

Falstaff ha un nuovo piano per rialzarsi dalla vita grama in cui è capitato: sedurre due gentil donne sposate, non più giovanissime, e farsi “ricoprire” dei soldi del consorte. È fermamente convinto di riuscire nell’intento: si barcamena senza alcun senso del reale, ma quasi patetico nel suo incedere.

Ad assecondarlo il paggio Semola: un ragazzo a cui basta solo una scodella di semolino per essere contento. Sarà lui a consegnare le lettere d’amore alle due donne, tra loro amiche: Alice e Caterina.

Le signore, appoggiate dalla dama di compagnia Mary, decideranno di farsi beffa di Falstaff e all’insaputa dei mariti lo attireranno in una trappola. L’intento? Ridere di quell’uomo che ha creduto possibile sedurle.

Personaggi secondari i due mariti: se uno è geloso della moglie, l’altro sembra non provare alcun interesse.

Falstaff, ripetutamente coperto di ridicolo, continua imperterrito a credere che il suo piano possa funzionare. Patetico nel suo nascondersi alla realtà, crede di meritare ancora il rispetto del passato.

“Falstaff a Windsor” è uno spettacolo gradevole ma nulla più. A tratti privo di ritmo, nonostante il cast sia di assoluto rispetto: quasi come il personaggio principale appare una copia sbiadita di ciò che fu o avrebbe potuto essere.

Sul finale l’opera tenta di evolvere in una dimensione più onirica in cui realtà e finzione sfumano e diventano incubo e verità; tuttavia, questo non basta per far assurgere lo spettacolo ad altro.

Alessandro Benvenuti, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti,

Lucia Socci, Paolo Cioni, Paolo Ciotti, Elisa Proietti

scene Sergio Mariotti

adattamento e regia UGO CHITI

Iscriviti alla newsletter settimanale per rimanere aggiornato su tutti i nostri articoli!