Federer come esperienza religiosa.

Fragole e panna, Thelma e Louise, caffè e sigaretta, Ranieri di Monaco e Grace Kelly. Alcune cose sono semplicemente fatte per stare insieme. Così è anche per Roger Federer e il torneo di Wimbledon.

Il Divino Roger è nato per essere vestito di bianco e calpestare con grazia l’erba verde di Wimbledon, alzando e sommessamente baciando il trofeo più importante del tennis. Quasi quasi l’unica cosa che stona è che non abbia una racchetta in legno tra le mani, ma una più prosaica ultraleggera e studiata per lui in laboratorio.

Federer e Wimbledon sono storia, tradizione, atmosfera, classe ed eleganza. Viaggiano a braccetto come due vecchi amici. Ogni anno tiro un sospiro di sollievo quando in qualche occasione Roger pronuncia il fatidico: “Ci vediamo l’anno prossimo”. Fiu, grazie Roger di continuare ad illuminare questo bellissimo sport con la tua classe innata.

Non è un caso che uno scrittore cult come David Foster Wallace, grande appassionato di tennis, su di lui abbia scritto un testo intitolato “Federer come esperienza religiosa”. Di lui si ama la facilità con cui compie gesti che, per chi abbia preso anche solo una volta una racchetta in mano, sono impossibili come camminare sulle acque e moltiplicare pani e pesci. Il tennis a dispetto di quanto i Nadal e gli altri muscolari come lui possano suggerire, non è affatto uno sport di potenza. Richiede coordinazione innanzitutto, sentire il timing sulla palla, equilibrare tutto il corpo su una racchetta che andrà a colpire una pallina. Ma più di tutto è una guerra continua di nervi con l’altro ma soprattutto con te stesso, sentire continuamente i tuoi pensieri e avvertire quelli dell’altro.
E Federer in tutto questo è di un altro pianeta.

Eppure aldilà del suo talento puro, quello che di lui più si tende ad amare è la sua persona. Lo vedi lì, che si commuove quando vede la compagna di una vita, Mirka, e le sue due coppie di gemelli. Lo si ama perché, paradossale dirlo, è un uomo straordinario nella sua normalità, di valori tradizionali, di amore per la famiglia e per una donna che diciamolo senza critica ma con grande ammirazione, non è di certo una di quelle bellone che ti ritrovi sulle riviste patinate. È, invece, una donna forte, di carattere, di un innato spirito manageriale e arguzia, che ha sedato in un attimo quello che forse pochi ricordano essere uno spirito ribelle del giovane Roger, che spaccava racchette e imprecava contro gli arbitri. Si sono conosciuti alle Olimpiadi di Sidney del 2000, non si sono mai lasciati e Federer è diventato uomo ed ha fatto esplodere non solo il talento donato, ma il campione destinato a vincere che è in lui. E l’uomo generoso, simbolo di correttezza in campo, di onestà e di rispetto per l’avversario nella buona come nella cattiva sorte che è sempre stato in lui.

Chi segue lo sport ama l’immagine di Mirka e dei gemellini, ma anche il sorriso buono del padre di Roger, identico al figlio, e la classe semplice della madre. Probabile che lo svizzero tra tornei, ricchi sponsor e solo per il suo stesso nome, fatturi più del Pil di molti stati africani. Eppure la ricchezza non l’ha cambiato, anzi. Le sue iniziative filantropiche sono tante e molto mirate; anche In questo ci vedo la mano salda di Mirka, donna spesso vittima di facili umorismi e di dubbi superficiali e cinici sul perché Roger non si sia trovato una donna più bella, più giovane, più in forma, più conosciuta. Tutti dimenticano che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, in questo caso Miroslava Vavrinec, tennista dai risultati mediocri, moglie madre compagna dai risultati inestimabili.

La bellezza dell’immagine di una famiglia come tante, con i gemellini che crescono, con un uomo che matura, crescendo insieme a noi e continuando ad onorare il tennis, lo sport come spazio di bellezza, i tifosi e un torneo intriso di storia come Wimbledon, è di certo l’immagine più emozionante di tutte. E si personalmente ci ho pensato che con due coppie di gemelli, una di maschietti e una di femminucce, ci si potrebbe fare quattro singolaristi, due doppi maschile e femminile, e due doppi misti. Sarebbe una storia bellissima e magari vedere papà Roger e mamma Mirka in tribuna ad allenarli ed incitarli. Alle gemelline pare, però, che il tennis poco piaccia… vi prego qualcuno segua le orme di papà che purtroppo la formula dell’eterna giovinezza non l’hanno ancora inventata. Grazie Roger, perché ti ricordo ragazzino e io bambina in un torneo Atp, mi sembra di Stoccarda, con il codino e l’aria spavalda, e pian piano siamo cresciuti assieme io, ormai, donna e tu lo sportivo e l’uomo che sei.

Lascerai un grande vuoto, ma per il momento ci diamo, ancora, appuntamento all’anno prossimo, da buoni amici di vecchia data. Vittorie e sconfitte non contano realmente. God bless you.

Annarita Lardaro

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