Giovanni Conelli: “la musica vive in me nel quotidiano” – Intervista

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Giovanni Conelli

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“I segreti delle radici dei ghiacciai” è il nuovo singolo dell’elettro-cantautore napoletano Giovanni Conelli, disponibile su tutte le piattaforme digitali e in radio dal 13 dicembre. Nel brano, prodotto insieme a The Niro, l’elettronica incontra i sentimenti più umani e si schiude nel turbinio di emozioni tormentate.

Scrivere canzoni per Giovanni Conelli è una missione di bellezza, un istinto antico e inevitabile. Il cantautorato di scuola italiana con la sua vocazione letteraria si contamina con l’elettronica e la sperimentazione, dando luce a canzoni intime e testi urgenti. 

  • “I segreti delle radici dei ghiacciai” è il tuo nuovo singolo, disponibile dal 13 Un brano intenso e delicato, dal testo poetico. Ci racconti la sua genesi?

È nato qualche anno fa in un giardino napoletano, con il computer e l’urgenza di esprimere l’intensità di un amore che ancora oggi mi accompagna. L’ho poi portata in studio, collaborando per la sua produzione con il cantautore romano The Niro ed è finito per essere quello che io considero il mio brano più potente in circa quindici anni di attività cantautorale.

  • Anche il visual del singolo è molto particolare…

Mi avvalgo sempre della collaborazione di artisti per cui l’estetica è importante. Le immagini sono state girate dal fotografo Giovanni Vanacore che spesso lavora con la moda. Riuscire a dare un’immagine artistica alle proprie canzoni è una parte del lavoro di musicista che amo moltissimo perché implica una contaminazione tra arti.

  • Il brano è un viaggio d’amore “sommerso e di accettazione profonda che porta a scavare fino alle radici dell’invalicabile”: hai amato così tanto da travalicare l’impossibile?

Non credo di essere l’unico al mondo, ognuno di noi, amando, si trova a vivere le luci e le ombre del proprio partner. La luce è facile da amare, l’ombra si deve invece affrontare con un necessario processo di accettazione reciproca.

Giovanni Conelli
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  • Un brano dalle melodie inizialmente intime che si incontrano sul finale con l’elettronica: un unione a tratti anche disturbante. Come convivono in te le due anime?

Amo molto gli artisti che con l’elettronica esprimono nuovi mondi. Basinski, Bjork, Eno, Sakamoto, Autreche, Aphex Twin sono solo alcuni dei nomi più emblematici. L’Italia dovrebbe imparare, o forse lentamente sta imparando a farlo, a nutrirsi di nuovi linguaggi musicali. I sintetizzatori, il computer, la manipolazione sonora sono un mondo incredibile per chi vuole esprimere la propria intimità.

  • L’amore per la musica vive in te da sempre? Quali sono gli artisti con cui sei cresciuto?

A 4 anni ho dichiarato a delle amiche di mia madre di voler fare il cantautore da grande. Penso di esserci riuscito, la musica vive in me nel quotidiano. Nel suono di un treno, nelle voci delle persone per strada, ma soprattutto dentro quell’arnese che qualcuno ha conficcato nel mio cranio chiamato cervello.

  • C’è in progetto un album?

Al momento no, è molto difficile per un artista indipendente pubblicare un disco intero nell’era della frammentazione digitale. Il mercato richiede opere musicali di circa quindici secondi, forse dovremmo tutti ritornare a imporci sulle lunghe durate ed educare i nostri ascoltatori a fermarsi. È un gesto politico ormai, necessario alla sopravvivenza della canzone d’autore.

  • Domanda di rito: dovessi scegliere un’opera d’arte che più ti rappresenta chi saresti e perché?

Sceglierei i White Paintings di Robert Rauschenberg. Tela bianca totale, a disegnarne le ombre è la luce.

https://www.instagram.com/giovanniconelli/

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