“I due cialtroni” di Pier Francesco Pingitore al Teatro Sala Umberto: la recensione

I due cialtroni

I due cialtroni

In scena fino al 12 maggio al Teatro Sala Umberto “I due cialtroni”, regia di Pier Francesco Pingitore con protagonisti Maurizio Martufello e Marco Simeoli.

I due, affiancati da Fanny Cadeo, Elena Ferrantini e Lucrezia Gallo, si cimentano in una commedia che auspica di essere leggera e divertente: il primo intento si concretizza mentre per il secondo, a mio parere, rimangono dei dubbi sulla realizzazione.

La storia è molto semplice: due attori, uno drammatico (Marco Simeoli) e uno comico (Maurizio Martufello) si trovano loro malgrado nella stessa baita in montagna. I due non si sopportano e trascorrono tutto il tempo tra battute e screzi, ancora di più che una frana li costringe in una convivenza forzata.

Martufello fa Martufello: battute semplicistiche, pernacchie e impostatura della voce e movenze tipiche del Bagaglino.

Marco Simeoli, pur emergendo per dialettica, è limitato nell’interpretazione da una regia e da un testo che non ha un vero sviluppo narrativo.

Accade poco sulla scena in attesa delle fatidiche telefonate: Massimo, tra chiamate con la giovanissima fidanzata Alessandra che deve giungere in baia ma sembra non arrivare mai e la presidenza dello Stabile, e Mattia (Martufello) che è in lizza per una serie televisiva sulla Rai dal titolo profetico “Ciao nonno”. Accanto a loro, come una maestra che deve costantemente evitare l’esplodere degli screzi, la proprietaria della baita (Fanny Cadeo). Infine anche la vicina di casa (Lucrezia Gallo), rimembranza di una donna del passato di Mattia, almeno per il fondoschiena.

L’intento dell’opera è probabilmente di evidenziare vizi e vezzi del mondo artistico e il confine labile tra realtà e finzione che rende gli attori “cialtroni” ma solo sulle assi di un teatro o lo schermo di un televisore. Quanto è, tuttavia, sostenibile uno spettacolo che basa la sua storia tra luoghi comuni, battute trite e ritrite e poco sviluppo narrativo? Poco, probabilmente.

“Il giorno in cui potremo dire tutta la verità ce la saremo dimenticata”.

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