“I maneggi per maritare una figlia” con Tullio Solenghi al Teatro Quirino: la recensione

I maneggi per maritare una figlia
Uno spettacolo divertente e leggero e il cui scopo ultimo è la sua fruizione: in scena fino al 14 aprile al Teatro Quirino “I maneggi per maritare una figlia”.
La commedia, scritta da Niccolò Bacigalupo in dialetto genovese, fu portata in scena da due storici protagonisti: Gilberto Govi e sua moglie Rina Gaioni.
Oggi rivive nell’interpretazione e nella regia di Tullio Solenghi che riveste il ruolo del capo famiglia Stefano con al suo fianco Elisabetta Pozzi in quello della moglie Luigia, detta Giggia.
La Pozzi abbonda le grandi figure drammatiche femminili che l’hanno resa celebre per calarsi in un ruolo totalmente comico.
Tullio Solenghi da sempre conosciuto nel suo ruolo di attore, comico e imitatore, qui riveste i panni di un’autentica maschera della commedia.
Come affermato dallo stesso interprete “mi lascerò docilmente calare nei panni e nella mimica di Gilberto Govi assimilandone ogni frammento, ogni sillaba, ogni atomo. Non esiterei a definirla una sorta di stimolante “archeologia teatrale” che permetta al pubblico odierno, in una sorta di viaggio nel tempo, di rivivere coi Maneggi uno dei momenti più esaltanti della più grande personalità teatrale genovese del secolo scorso».
Completa il cast una compagnia di giovani attori, selezionati dallo stesso Solenghi: Stefania Pepe (Cumba), Laura Repetto (Matilde), Isabella Loi (Carlotta), Federico Pasquali (Cesare), Pier Luigi Pasino (Pippo), Riccardo Livermore (Riccardo), Roberto Alinghieri (Venanzio).
“I maneggi per maritare una figlia” porta in scena una famiglia, quella composta da Stefano, Giggia e Matilde. Quest’ultima è una giovane donna in età da marito. È da subito evidente che Stefano pur essendo il capo famiglia non abbia autorità all’interno del nucleo familiare, fintanto che la stessa “serva” Cumba sembra avere nei suoi confronti un atteggiamento alla pari.
Il citofono che suona, Cumba che si muove con estrema lentezza ed ecco apparire sulla scena Tullio Solenghi: un plauso al trucco e parrucco di Bruna Calvaresi che trasforma il regista e attore in Govi.
Ha fame Stefano ma moglie e figlia tardano ad arrivare. Al sopraggiungere delle due donne il pubblico gode del battibecco tra moglie e marito: le braghe sono in pessime condizioni, le faccende domestiche sono troppe e la figlia non fa nulla in casa. Figlia, Matilde, che trascorre il suo tempo a passeggiare con la madre e a guardare fuori dalla finestra.
Arrivano all’improvviso due giovanotti: Pippo e Riccardo. Matilde vuole fare bella impressione davanti a Riccardo, bello e signorile e con un padre senatore a Roma e la madre ancora di più per accrescere la sua posizione sociale.
Le due donne tendono a dimenticarsi il cugino Cesarino a cui Matilde l’anno prima ha dichiarato sentimenti amorosi: oramai c’è Riccardo, innamoratosi della fanciulla e pronto a sposarsi.
C’è, tuttavia, una cugina di troppo: Carlotta. Stefano tra tutti è colui che incita alla pazienza e alla riflessione e sembra comprendere che la situazione non è così chiara. E se…?
“I maneggi per maritare una figlia” è un’opera dal testo semplice ma efficace. È soprattutto l’interpretazione di tutti i componenti del cast a renderla ben riuscita.
Tullio Solenghi ed Elisabetta Pozzi si confermano grandi interpreti: anche solo la loro presenza merita il biglietto!
Ad impreziosire l’allestimento, le scene e i costumi di Davide Livermore, che ha voluto rendere omaggio al bianco e nero delle commedie goviane riprese dalla RAI.