I pentiti della globalizzazione. A Seattle nel 1999. Prolegomeni dell’attualità
antiglobalizzazione: una via praticabilissima, al di là delle leggi del puro mercato, magari attraverso la tassazione dei capitali
Sono tempi lontani dall’oggi eppur forieri di tempeste regolarmente abbattutesi sul nostro capo e sul nostro pianeta.
Global, No Global; Davos, Altra Davos!
Davos è sempre stata il luogo dei meetings, da più di 30 anni a questa parte, in cui si attenuavano i conflitti economico-politici.
Dalla chiusura dei tempi della guerra fredda, è stata una sorta di valvola di sfogo delle tensioni internazionali dei mercati, dove imperava ogni sforzo per santificare il dio-mercato e il Denaro.
Successivamente è diventata una sfilata di potenti e ricchi, che spiegano per poi richiudersi nelle loro torri eburnee.
I globocrati possono pentirsi?
Gli stessi fondatori Klaus Schwab e Claude Smadja avevano fatto un atto di contrizione sull’Herald Tribune, ripreso dal New York Times del 1996, nel quale riconoscevano che le lobbies finanziarie umiliavano i governi, riducendo il potere dei sindacati e della società civile, <<creando un senso di estrema vulnerabilità per l’individuo>>.
Ma l’atto più coraggioso è certamente quello di alcuni intellettuali che hanno messo in campo un anti-Davos, o un’altra Davos, che ha raccolto la voce di tutti quelli che si oppongono all’impero del dio-mercato.
Porto Alegre: il Forum sociale mondiale.
Nel convegno sponsorizzato da “Le Monde diplomatique” non si è dichiarata guerra alla tecnologia.
Grazie ad essa, infatti, è stato possibile raggiungere online chi pensava che ci fosse altro modo per riequilibrare le sorti, al di là delle leggi del puro mercato, magari attraverso la tassazione dei capitali.
Una via praticabilissima, a detta di Riccardo Petrella, avanguardista nella sua battaglia contro lo strapotere del mercato, che ha insegnato all’università cattolica di Lovanio, in Belgio.
Provate ad immaginare, riferiva Petrella: <<Immaginate se la nostra memoria, quella contenuta negli album fotografici di ciascuno, fosse incamerata dalla multinazionale Microsoft settore fotografico e per vedere le nostre foto di famiglia noi dovessimo pagare le royalties?>>.
Non sentite un odore di premonizione in una dichiarazione datata fine anni ‘90?
Nell’Altra Davos, contro i soldi di cui si è fatto un gran parlare nella Davos dei ricchi, si è parlato di cifre da capogiro, sì, ma che dicevano della miseria in cui versano alcuni miliardi di persone.
Curzio Maltese, Il movimento No Global
Porto Alegre: il forum sociale mondiale di Claudio Jampaglia e Thomas Bendinelli
I disastri dell’uomo bianco di William Easterly
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