I primi 40 anni senza Aldo Moro

A quarant’anni dalla morte di Aldo Moro, il suo pensiero democratico, la sua onestà intellettuale, la sua intelligenza politica aleggiano ancora nelle menti dei rappresentati istituzionali più moderati.

Uno degli uomini più significativi della storia della Repubblica Italiana, protagonista sulla scena politica, un vero attivista nel voler tenere unita la Democrazia Cristiana negli anni più bui. Persecutore del centro-sinistra, “il Professore” si batté per realizzare il “governo di solidarietà nazionale”, dove voleva vedere la “sua” DC al Governo insieme al Partito Comunista Italiano di Berlinguer. La sua morte, che ha pesato e pesa sulla coscienza di molti, rimane un enigma che nessuno è riuscito a spiegare. Tante ancora le domande da sciogliere. La responsabilità è da attribuire interamente alle Brigate Rosse oppure ci sono questioni interne ed internazionali tuttora insabbiate?

Era una giornata grigia a Roma quel 9 maggio 1978, era il giorno in cui Aldo Moro fu ritrovato adagiato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, assassinato, colpito nel petto da 10 proiettili sparati dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigionia. Aveva lo stesso vestito a righe e la stessa cravatta che indossava il giorno del suo rapimento, il 16 marzo in via Fani, dove cinque uomini della sua scorta morirono. Quel giorno era la fine di un incubo che aveva invaso l’Italia per quasi due mesi, ma un evento che influenzò, e influenzerà, la storia italiana per molti anni. Il suo ultimo viaggio terminò in Via Caetani, in un angolo a metà strada tra Piazza Gesù, dove si trovava la sede della Democrazia Cristiana, e Via delle Botteghe Oscure, dov’era il quartier generale del Partito Comunista Italiano. La DC e il PCI erano i due partiti protagonisti del “Compromesso Storico”, nato da un’intuizione di Enrico Berlinguer e appoggiata dall’ala più a sinistra dei democristiani, tra questi lo stesso Moro. Un “compromesso” che fu da subito osteggiato ed ostacolato dai brigatisti che decisero di combatterlo con una propaganda armata, seminando terrore e panico.

“Concludiamo la battaglia, eseguendo la sentenza a cui Moro è stato condannato”era questo l’agghiacciante comunicato che le Brigate Rosse inviarono tre giorni prima l’omicidio, il 6 maggio. Una morte annunciata quella del Presidente della DC, soprattutto dopo la linea della fermezza adottata dai due partiti di governo, DC e PCI, una linea non condivisa da molti e discussa in seguito. Lo Stato non si era piegato alla volontà dei brigatisti, non aveva accolto il richiamo d’aiuto di Moro. Una morte che lasciò nello sconforto chi voleva trattare con i rapitori, tra tutti il Vaticano e in particolar modo Papa Paolo VI, che morì un mese dopo, amico ed estimatore di Moro, non si perdonò mai quella fine brutale del leader democristiano, forse perché anche lui poteva fare di più. Una fine che poteva essere evitata, ma che molti (forse) non volevano evitarla. Il motivo rimane uno dei più grandi misteri della storia repubblicana.

Aldo Moro: le ultime lettere

Rinchiuso per 55 giorni nella “prigione del popolo”, Aldo Moro scrisse moltissime lettere. Le sue ultime parole furono riservate ai familiari, in primis alla moglie Noretta, per rassicurarla delle sue condizioni fisiche. Le seguenti furono recapitate ai colleghi di partito, Cossiga e Zaccagnini, ed anche a Craxi, leader del Partito Socialista Italiano, favorevole ad una trattativa con i terroristi insieme a Paolo VI, anche quest’ultimo ricevette una lettera. Alcuni sostennero che quelle parole, troppo lucide e razionali per un uomo che stava per morire, non furono frutto della mente politica di Moro, ma un escamotage architettato dai rapinatori, per influenzare il potere politico. Ma questo pensiero fu immediatamente smentito dagli esami calligrafici e dalla famiglia stessa che confermò la grafia dello statista.

Durante la sua disperata battaglia per la vita, Aldo Moro chiese più volte di trattare con i suoi sequestratori, una richiesta che non fu accolta dai partiti di Governo, nonostante in una delle lettere rivolte ai leader della DC scrisse: “Il mio sangue ricadrà su di voi”. Si preferì sacrificare la vita di un umile politico per il bene del Paese, non cadere alla mercé dei brigatisti. Una scelta che fece non poco discutere l’opinione pubblica, una scelta che provocò la rottura definitiva tra la famiglia di Moro e gli uomini che ricoprivano incarichi istituzionali. Infatti, la moglie ed i figli rifiutarono i funerali di Stato e seppellirono Aldo Moro in forma privata nel cimitero di Torrita Tiberina. Tuttavia, lo Stato volle una celebrazione solenne, celebrata da Paolo VI davanti una bara vuota di fronte l’altare.

Isabella Insolia

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