Il Papa Bergoglio ed il Presidente Mattarella: due uomini che appartengono ad una comunità che deve tornare ad essere grande

Da quanto tempo non sentivamo pronunciare la parola comunità, da quanto tempo sembrava che ad unirci fosse soltanto la partita della nazionale e purtroppo soltanto quella di calcio, da quanti anni piegavamo il capo a livello sociale e politico ai dettami europei.

Ed invece in questi giorni in una Roma che è da sempre intrisa di storia, permeata di eternità e spartiacque di baccano e di gente, si respira una sensazione indescrivibilmente strana. Vuota come mai ci era capitato di vederla, percepirla, viverla, piena di speranza, di angoscia, di malinconia e di dolore.

In una Piazza San Pietro deserta Papa Bergoglio ha accompagnato, rispettandolo, e trascinato, quasi a staccarsi dalla terra per rivolgersi all’Alto, il suo vestito bianco e le scarpe che lo ancorano ad un terreno ed a un territorio martoriato da una guerra invisibile, che sta annichilendo le vite sociali e relazionali, modificando abitudini di vita e, molto più, cancellando esistenze da un secondo all’altro, da un minuto all’altro.

La benedizione urbi et orbi fa il paio con la preghiera al Cristo miracoloso di giorni fa a San Marcello al Corso dove sempre il vicario di Cristo passeggiava distratto dalla terra e senza l’afflato dei fedeli intorno verso la Chiesa in una Via del Corso lontana dalla vita commerciale e sociale, solitaria, anonima, comunque bella ma addolorata.

Il Santo Padre ieri ha lasciato alle sue spalle una piazza spettrale, in preghiera sotto i riflettori del mondo malato e quasi connessa spiritualmente con tutto il pianeta. E forse ci ha mostrato quanto abbiamo dimenticato nella frenesia di tutti i giorni: l’esistenza di un mondo interiore in tutti noi. Esiste un silenzio, esiste una fede, a prescindere dal credo che abbiamo, che va al di là della sfera materiale di tutti i giorni.

Dobbiamo allo stesso modo ringraziare il Presidente Sergio Mattarella che con nettezza e determinazione ha chiesto coraggio nel suo messaggio alla Nazione dopo il nulla di fatto dell’Eurobond. Ci ha ricordato che nei momenti di maggiore difficoltà tiriamo fuori il meglio di noi, in quelli di tensione siamo addirittura in grado di ricostruire sulla distruzione con la nostra creatività ed il nostro talento e che al momento giusto, ma in generale sempre, dobbiamo sfoderare l’orgoglio di essere italiani.

Due uomini con grandi responsabilità, due uomini che appartengono ad una Comunità che deve tornare ad essere grande.

Speriamo di parlare presto di questo come di un momento passato, ma non nascondiamo il fatto che temiamo, visti i numeri nefasti, che il periodo non sia breve.

Di certo, sulla scorta delle lezioni del presidente e del papa, abbiamo aumentato ancor di più la convinzione che ad un certo punto della nostra esistenza, visti i comfort ed il relativo benessere, ci siamo sentiti tutti onnipotenti.

Ci è sembrato tanto umano il presidente con il ciuffo fuori posto che non può andare dal barbiere, tanto umano il papa che a tratti pare guardare nel vuoto, profondamente preoccupato.

Ci appaiono umani ed eroici tutti coloro che lottano negli ospedali per salvare vite, gli addetti ai supermercati, i farmacisti, e tutti coloro che escono di casa, in qualsiasi settore lavorino, con un batticuore accelerato e tanti pensieri in testa.

Forse quando il futuro arriverà non dimenticheremo il significato di questa parola, umanità, che sembrava sparita dal vocabolario delle nostre frenesie.

Immagine: Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

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