Il piacere del testo, libera estrapolazione da Roland Barthes
Ci sono vari modi per entrare in un testo.
Il piacere del testo. C’è una lettura…
che riduce Il piacere del testo.
… che va direttamente alle articolazioni del testo: ignora i giochi di lingua.
L’avidità stessa della conoscenza ci induce a sorvolare certi passi (presentiti “noiosi”) per ritrovare al più presto i luoghi scottanti dell’aneddoto (che sono sempre le sue articolazioni: quanto fa avanzare lo svelamento dell’enigma o del destino)”.
La tensione‚ spinta tutta verso l’epilogo, a divorare lo scritto, approssimandone la morte.
E c’è l’altra lettura…
che non fa passare niente; pesa, aderisce al testo. Amplifica il piacere del testo.
“Coglie in ogni punto del testo l’asindeto che tagli i linguaggi e non l’aneddoto: non‚ l’estensione logica ad avvincerla, ma lo sfogliato della significanza…”
“Come nel gioco della mano sopra l’altra, l’eccitazione non deriva da una fretta litigiosa, ma da una sorta di baldoria verticale, nel momento in cui ogni mano salta sopra l’altra si produce il buco e trascina il soggetto del gioco – il soggetto del testo”.
In questa lettura-incontro del secondo tipo rintraccio il piacere del testo; è in quella crepa tra i due bordi che intravvedo il godimento, la perdita: e l’uno e l’altra li trovo soltanto nel susseguirsi dei linguaggi e non in quello degli enunciati.
Il piacere del testo: differenze, chiaroscuri.
La differenza tra i due modi di leggere un testo rimanda alla questione del “testo senz’ombra” (cui aspira il lettore del primo tipo): “ma un testo siffatto è un testo sterile.
Nota:
Variazione sul tema, afferente al piacere del testo